L’extrasistole, nella forma semplice, non è pericolosa, ma di cosa si tratta esattamente? E perché viene? Abbiamo approfondito l’argomento con il professor Annibale Sandro Montenero, che nell’intervista ci spiegha sintomi, cause e cure delle aritmie cardiache. È primario dell’unità funzionale di elettrofisiologia all’istituto MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano) e Senior Consultant per l’Aritmologia presso l’Ospedale Israelitico di Roma.
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Extrasistole: di che cosa si tratta?
L’extrasistole è un battito cardiaco anticipato. In realtà quello che si avverte a livello del torace non è l’extrasistole, ma il vuoto prodotto appunto dal battito anticipato. Le extrasistoli sono delle forme di aritmia semplice che possono verificarsi a qualsiasi età, anche nei bambini soprattutto nella fase di formazione. I genitori ne sono allarmati, ma spesso è un semplice indicatore di crescita.
Di per sé non costituiscono nessuna gravità. Sai quali sono le principali aritmie e quando dobbiamo preoccuparci? L’extrasistolia è un po’ come il serbatoio della benzina: quando è pieno funziona bene, quando invece comincia a vuotarsi, il motore (cioè il cuore) perde dei colpi. Attenzione alle aritmie ventricolari.
Ci sono tre diverse tipologie di extrasistoli, determinate dal loro posizionamento anatomico: nell’atrio, nel ventricolo, nella giunzione e a seconda della loro genesi (atriale, giunzionale e ventricolare) possono provocare un danno più o meno grave. Sei sportivo e hai un’aritmia? Nel 75% dei casi puoi continuare ad allenarti.
Da che cosa sono causate?
Le extrasistoli atriali sono di per sé abbastanza semplici e spesso sono indicatori di pericolosità di altre patologie come il mal funzionamento della tiroide, del surrene, l’ipertensione arteriosa, le malattie delle coronarie, il diabete, la gastrite e la malattia dilatativa del cuore. Soprattutto la pressione alta può manifestarsi anche con palpitazioni e quindi con extrasistolie. Quindi, occhio alla pressione!
Nei casi più frequenti l’extrasistolia benigna compare soprattutto dopo mangiato, non è un sintomo cardiaco ma è derivato da altre patologie come la gastrite o l’elicobacter o l’ernia iatale. Dopo mangiato il sacco gastrico si gonfia e può dare fastidio al cuore, provocando appunto extrasistoli.
Quali sono i sintomi e come si arriva alla diagnosi?
Il più delle volte l’extrasistole viene “raccontata” dal paziente. La sintomatologia tipica della extrasistole più comune, cioè quella atriale singola, è una sensazione di colpo al petto, con una fase di vuoto immediatamente dopo. È importante condurre l’anamnesi con dovere di analisi, chiedendo al paziente di descrivere al meglio le caratteristiche del tonfo al centro del petto, con dovizia di particolari. Approfondire questa parte è fondamentale perché consente di capirne la frequenza e l’origine. Da questo punto di vista l’anamnesi è il punto chiave per una corretta diagnosi.
Esistono comunque degli esami importanti quali l’elettrocardiogramma, per definire la presenza o l’assenza di altre patologie cardiache. L’elettrocardiogramma è un grafico che riproduce le variazioni elettriche che si verificano durante la contrazione cardiaca.
La prova da sforzo, che determina la benignità o la malignità dell’extrasistolie, e gli esami di laboratorio (sodio e magnesio ed esami della tiroide). Prolungare la registrazione dell’elettrocardiogramma, fino a 72 ore, può essere determinante per individuare anche una singola extrasistole. Più si prolunga la registrazione e più si ha la possibilità di identificare il tipo di extrasistole.
Nei giovani è anche importante cercare di capire se l’extrasistole è causata da abuso di droga, in particolare di cocaina.
Quando è il caso di preoccuparsi?
La maggior parte delle extrasistoli sono “benigne” e non è il caso di allarmarsi, ma è comunque importante tenerle sempre sotto controllo. Più serio è il caso di quando si verificano una serie di extrasistoli atriali o ventricolari in successione. Se l’extrasistole atriale diventa continuativa può preludere all’insorgenza di una fibrillazione atriale che di per sé è una patologia molto più complessa e più grave. Altrettanto avviene per l’extrasistole ventricolari. Se le extrasistolie diventano maligne è bene approfondire con esami più importanti come la coronarografia.
Qual è la terapia adeguata?
Spesso l’extrasistole benigna si associa a una carenza di magnesio e potassio, infatti il cardine della terapia semplice in questo tipo di extrasistolia è la somministrazione di questi due sali minerali. Nei casi più complessi si deve approfondire la gravità di extrasistolia. Perché può rappresentare un utile marker in patologie cardiache più importanti. Per esempio nei casi di cardiopatia ischemica, l’extrasistolia può rappresentare un peggioramento della patologia e quindi anche il cammino terapeutico sarà differente, con l’assunzione di farmaci antiaritmici e l’utilizzo del defibrillatore impiantabile.
Eliana Canova
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