L’esofago di Barrett interessa almeno un paziente su dieci colpito da reflusso gastroesofageo. Ecco perché è particolarmente importante non sottovalutare questo disturbo. Spesso chi ne soffre si limita a rivolgersi al farmacista per assumere farmaci sintomatici per alleviare il disturbo. Nel migliore dei casi, il paziente cerca di seguire una dieta che eviti i cibi acidi, le spezie o gli alimenti eccitanti come quelli che contengono la caffeina. È invece importante andare a fondo al problema e capire perché si soffra di reflusso.
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Esofago di Barrett: l’organo si riveste di una mucosa simile a quella dello stomaco
L’esofago è un viscere tappezzato da una mucosa squamosa, nata per accettare contenuti di pH neutro. Se ciò che transita in questo canale, invece, è troppo acido o basico, insorge un’infiammazione. In questi casi il tessuto di rivestimento viene sostituito con un epitelio simile a quello che ricopre le pareti di stomaco e duodeno. Questa nuova mucosa, quindi, è generata spontaneamente dall’esofago per resistere ai continui attacchi acidi tipici del reflusso gastroesofageo. Questa condizione viene definita esofago di Barrett.
Ho il reflusso: mi verrà anche l’esofago di Barrett?
La causa principale dell’esofago di Barrett è, dunque, il reflusso, che può essere:
- di natura acida, se l’acido cloridrico normalmente prodotto dallo stomaco risale nell’esofago attraverso un malfunzionamento della valvola cardias,
- o alcalina, se la bile risale nel duodeno, nello stomaco e nei casi più gravi nell’esofago.
Ovviamente non tutte le persone che hanno il reflusso sviluppano poi la patologia di Barrett: solo il 15-20%, infatti, va incontro a questa trasformazione epiteliale.
I sintomi sono gli stessi?
I sintomi del reflusso sono il bruciore dietro allo sterno, senso di costrizione toracica, rigurgito acido, dolore addominale e difficoltà a deglutire il cibo.
Chi sviluppa l’esofago di Barrett può presentare gli stessi disturbi, anche se spesso (e paradossalmente) la patologia rimane asintomatica. «Può capitare, infatti, che un paziente con una storia di reflusso alle spalle noti dei miglioramenti nella sintomatologia e, dunque, decida di non sottoporsi più ai controlli endoscopici. È in questi quadri clinici, però, che si instaura l’esofago di Barrett» interviene Riccardo Rosati, Primario dell’Unità di Chirurgia Gastroenterologica e dell’Unità Week Surgery dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, che nella nostra videointervista spiega nel dettaglio cause e sintomi della malattia.
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