Dopo il calo registrato durante le prime fasi della pandemia di Covid-19, i casi di emicrania nei bambini sono tornati a salire. I dati epidemiologici italiani parlano di un’incidenza del 10 per cento. Ciò significa che un bambino ogni 10 soffre di questa malattia, talvolta anche in maniera invalidante. Una recente meta analisi che ha analizzato i dati di quasi 5.500 studi sull’argomento sostiene che di mal di testa in generale – quindi non solo emicrania – ne soffre addirittura il 50 per cento. Agnese Onofri e Simona Sacco dell’Università dell’Aquila hanno coordinato lo studio. I risultati si possono leggere sulla rivista scientifica The Journal of Headache and Pain.
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Mal di testa nei bambini: le basi sono genetiche
«Comunemente si pensa che l’emicrania sia una problematica tipica degli adulti. In realtà può presentarsi in qualsiasi epoca della vita, anche nei bambini in età scolare e perfino in quelli più piccoli». Massimiliano Valeriani, neurologo, è responsabile dell’unità operativa complessa di neurologia dello sviluppo dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Del resto, è una patologia su base genetica, per cui la predisposizione ad ammalarsi è presente fin dalla nascita e rimane per tutta la vita. Poi si tradurrà effettivamente in malattia in momenti diversi in relazione alle singole situazioni. Ecco perché talvolta si ha un esordio precoce, mentre in altri casi più tardivo».
Dalla pubertà in poi le ragazze sono molto più colpite
La prevalenza nei due generi è variabile. Prima della pubertà i maschi sono leggermente più colpiti. Dopo la frequenza nelle femmine aumenta progressivamente, fino ad arrivare in età adulta a quattro donne colpite ogni uomo. La ragione è semplice. Le variazioni ormonali, cui il genere femminile è soggetto a partire dell’adolescenza, modificano il decorso dell’emicrania.
Emicrania nei bambini: i sintomi sono particolarmente difficile da comprendere
Come si manifesta negli adulti
L’emicrania è una delle forme più comuni di mal di testa, a tutte le età, ma non si manifesta sempre allo stesso modo. Nell’adulto è tipicamente caratterizzata da un dolore intenso, di natura pulsante, che viene descritto con la sensazione di «avere il cuore in testa». In genere coinvolge un solo lato, si intensifica con il movimento e si protrae per almeno quattro ore. Spesso si associa a sintomi di accompagnamento, come:
- il fastidio per la luce (fotofobia),
- quello per i rumori (fonofobia) e/o gli odori (osmofobia),
- la nausea,
- il vomito,
- i dolori addominali,
- il pallore.
Come si manifesta nei bambini
Nei bambini, invece, specie in quelli più piccoli, le caratteristiche sono meno peculiari e definite. Nella maggior parte dei casi il dolore coinvolge l’intera regione frontale, da destra a sinistra, ed è di tipo costrittivo, come fosse una morsa che stringe la testa. Durata e severità sono molto variabili. Gli attacchi possono durare da alcune ore a pochi minuti e possono essere più o meno intensi a seconda dei casi. Talvolta il bambino appare abbattuto e/o sonnolento al punto da interrompere le sue attività.
I suggerimenti per i genitori per comprendere i sintomi
«Anche nell’età infantile possono essere presenti i sintomi di accompagnamento. Il problema è che il bambino fa fatica a riconoscerli e descriverli. Ecco perché serve indagarli con più attenzione, spesso deducendoli sulla base dei comportamenti adottati. Per esempio, se chiede ai genitori di spegnere la tv e di sdraiarsi in una stanza buia e tranquilla potrebbe essere infastidito dalla luce. Se vuole uscire dalla classe potrebbe mal sopportare i rumori, anche laddove neghi di sentire queste sensazioni quando glielo si domanda in maniera diretta». Del resto, ogni bimbo ha un suo modo di vivere e riferire i malesseri avvertiti.
Emicrania nei bambini
Cosa succede prima degli attacchi
Talvolta gli attacchi di emicrania sono preannunciati, sia in età adulta sia in età infantile, da sintomi neurologici che si ripresentano con regolarità prima di ogni crisi (fino a un’ ora prima). Gli esempi più diffusi sono:
- offuscamento della vista,
- irritabilità,
- visione di luci,
- stanchezza,
- disturbo del linguaggio,
- formicolii e riduzione della sensibilità di un arto o di metà del corpo.
E cosa dopo gli attacchi
Tali sintomi costituiscono la cosiddetta aura emicranica. Una volta che la crisi si risolve, invece, il bambino può sperimentare una fase postdromica, caratterizzata da manifestazioni come stanchezza e sonnolenza o, al contrario:
- euforia,
- pallore,
- alterazioni dell’appetito (non ha fame o ne ha molta),
- nausea,
- dolore oculare,
- sete,
- difficoltà cognitive, per esempio di concentrazione o di linguaggio.
Inoltre, non bisogna dimenticare che molti bambini e adolescenti con emicrania presentano sintomi localizzati a livello del capo, come:
- senso di pienezza uditiva,
- lacrimazione,
- sudorazione e/o arrossamento della fronte e del viso,
- congestione nasale,
- sensazione di avere la sabbia negli occhi
Emicrania senza mal di testa
Sebbene possa sembrare paradossale, esiste anche un’emicrania infantile senza cefalea, ovvero senza dolore alla testa. Com’è possibile? In genere le crisi di mal di testa iniziano a comparire verso i sette-otto anni. L’emicrania è però una malattia genetica molto complessa, presente fin dalla nascita, che nei primi anni di vita può dare altri segni di sé, definiti come equivalenti emicranici.
Nei neonati il primo sintomo può essere le coliche gassose
«Fra le manifestazioni precoci più comuni ci sono le coliche gassose, caratterizzate dalla comparsa in un neonato in buona salute di crisi di pianto forte e inconsolabile, che dura più di tre ore al giorno, per tre o più giorni a settimana, per tre o più settimane. Le evidenze scientifiche suggeriscono che i lattanti che ne soffrono hanno un rischio più elevato di manifestare attacchi di cefalea una volta cresciuti».
Gli altri sintomi senza mal di testa
Altri equivalenti emicranici frequenti – anche nei bambini più grandicelli – sono:
- la cinetosi, ossia il mal di auto;
- il vomito ciclico che si ripete;
- il torcicollo parossistico benigno dell’infanzia, con episodi in cui la testa si inclina su entrambi i lati, con o senza una leggera rotazione;
- i mal di pancia ricorrenti;
- dolori agli arti inferiori,
- i cosiddetti dolori della crescita;
- le vertigini parossistiche benigne, caratterizzate da una sensazione di movimento rispetto all’ambiente (vertigini soggettive) o viceversa (vertigini oggettive) accompagnate o meno da nausea.
Attenzione quando il bambino piccolo non è vivace
Inoltre, soprattutto nei primi due anni di vita, l’emicrania infantile può manifestarsi con:
- uno stato di abbattimento, rendendo il piccolo sonnolento, privo di forze, poco attivo,
- uno stato di irritabilità, per cui il bebè appare capriccioso, agitato, nervoso, di cattivo umore.
- Attenzione anche al pianto. Il bimbo piccolo non riesce a spiegare cosa prova e la frustrazione di sentirsi «strano» senza poterlo comunicarlo ai genitori può portarlo a piangere spesso, apparentemente senza motivo.
Emicrania nei bambini: quali sono i fattori scatenanti?
L’origine dell’emicrania infantile non è ancora del tutto nota. Quel che è certo è che si tratta di una malattia multifattoriale, dovuta cioè a una serie di concause. Sicuramente esiste una predisposizione genetica di base molto complessa, confermata dal fatto che i bambini con famigliari emicranici sono più a rischio. A oggi, però, non si conoscono i geni responsabili. Comunque essere predisposti non significa necessariamente ammalarsi.
Solo nel momento in cui intervengono alcuni fattori scatenanti – definiti trigger – si innesca una serie di alterazioni, a diversi livelli (per esempio cerebrale e vascolare) che provocano i sintomi. Ecco perché le manifestazioni compaiono in età diverse e hanno una frequenza molto variabile da caso a caso.
Qual è il legame con l’alimentazione?
Fra gli elementi scatenanti, in grado di aumentare intensità e assiduità delle manifestazioni, ci sono i fattori alimentari. Non si tratta di allergie né intolleranze, come vogliono alcuni falsi miti, bensì il consumo di cibi verso cui il bambino è particolarmente sensibile. In questo caso i sintomi compaiono in maniera costante e tempestiva ogni volta che il piccolo mangia quegli alimenti.
«A differenza di quanto si crede comunemente non esiste una lista di prodotti incriminanti valida per tutti. Le reazioni a uno stesso ingrediente, infatti, cambiano da persona a persona. Per questo è importante non generalizzare, ma individuare per ogni individuo gli eventuali cibi mal tollerati, sempre che ce ne siano».
Il ruolo del riposo
Un ruolo altrettanto importante è giocato dalle alterazioni del ritmo sonno-veglia. Molte ricerche hanno dimostrato che sovente i bambini emicranici non hanno un sonno regolare. In questi casi rischia di instaurarsi un circolo vizioso poiché dormire male, poco o troppo, peggiora l’emicrania. Altri trigger significativi sono quelli relativi alle condizioni ambientali, come le variazioni repentine di temperatura, il caldo eccessivo o il troppo freddo, l’esposizione al vento, all’aria condizionata e/o all’umidità.
Emicrania nei bambini: l’influenza dello stress
In età infantile, forse ancor più che in quella adulta, sono molto importanti anche i fattori di natura emotiva. Purtroppo oggi molti bambini sperimentano tensioni, preoccupazioni, accumulando uno stress eccessivo che può favorire le crisi di mal di testa. Le situazioni stressogene nei bambini e negli adolescenti sono le più svariate e possono includere per esempio un clima familiare teso e conflittuale, un contesto socio-economico precario e difficile, un timore eccessivo delle interrogazioni e delle verifiche, situazioni scolastiche negative come bullismo, difficoltà relazionali, un sovraccarico di impegni.
Quali sono i segnali da non sottovalutare?
Diagnosticare l’emicrania infantile non è difficile, a patto di compiere un lavoro di squadra. Il primo passo spetta ai genitori, che devono essere attenti a non sottovalutare eventuali segnali di malessere presenti nel bambino. È importante che di fronte a uno o più sintomi o comportamenti anomali collegabili a questa malattia, apparentemente ingiustificati e che si ripetono più volte, si rivolgano al pediatra.
Il medico, dal conto suo, dovrebbe procedere con un’anamnesi accurata, ossia un colloquio molto approfondito con mamma e papà, per conoscere le manifestazioni presentate dal figlio e la storia clinica famigliare. In questo modo può scoprire per esempio se c’è una famigliarità per l’emicrania e/o se il piccolo paziente ha già avuto campanelli d’allarme sospetti.
Nei casi dubbi e complessi, con manifestazioni invalidanti, dovrebbe inviare la famiglia in un centro specializzato nella diagnosi e nella cura delle cefalee in età evolutiva.
Emicrania nei bambini: quali sono i farmaci a disposizione?
Il trattamento dell’emicrania infantile prevede due tipi di approcci: la terapia dell’attacco acuto e la terapia di profilassi. La prima ha l’obiettivo di alleviare il mal di testa quando compare, la seconda di prevenirlo.
La terapia dell’attacco acuto
La cura della crisi acuta è a base di farmaci antidolorifici e/o antinfiammatori.
- Il farmaco di prima scelta in età pediatrica è l’ibuprofene perché è quello che garantisce il miglior rapporto tra efficacia ed effetti collaterali.
- È indicato anche il paracetamolo.
- Se questi due non funzionano si possono impiegare i Fans, gli antinfiammatori non steroidei.
- Nei bambini più grandi che non rispondono a queste molecole o che hanno manifestazioni severe si può optare per i triptani, i farmaci specifici per il trattamento dell’emicrania: zolmitriptan o sumatriptan, entrambi in spray nasale, che sono approvati sopra i 12 anni.
I farmaci sono importanti per il benessere del bambino
«Molto genitori sono restii all’idea di dare medicinali contro l’emicrania. Invece occorre sapere che il dolore va trattato. L’uso precoce dei farmaci durante l’attacco, oltre a fare star meglio il bambino, previene la sensibilizzazione di alcuni centri nervosi del cervello che potrebbe favorire la cronicizzazione della malattia. Se il bambino riferisce di avere un dolore abbastanza forte che non si attenua nel giro di una quindicina di minuti, manifesta malessere, non riesce a svolgere le normali attività, dunque, è bene usare i farmaci».
Durante l’attacco può essere utile anche farlo riposare in una stanza buia e silenziosa. Attenzione però, perché anche l’uso eccessivo degli antidolorifici è nocivo e può favorire la cronicizzazione dell’emicrania: l’ideale è non superare le 15 dosi al mese.
La profilassi
Proprio allo scopo di evitare un abuso di antidolorifici, oltre che di migliorare la qualità della vita, se il bambino ha più di quattro-cinque attacchi mensili si consiglia di sottoporlo a una profilassi. Lo stesso se le crisi sono prolungate o invalidanti oppure se i bambini non rispondono o sono intolleranti ai trattamenti acuti.
La cura preventiva ha l’obiettivo di ridurre la frequenza e l’intensità dei sintomi e può essere di due tipi: farmacologica e non. Nel primo caso si usano varie classi di farmaci, come antiepilettici, betabloccanti, antidepressivi, calcioantagonisti, che hanno il vantaggio di funzionare, ma possono provocare alcuni effetti collaterali come diarrea, diminuzione del battito cardiaco, stanchezza.
La terapia senza farmaci veri e propri
La terapia non farmacologica consiste nell’uso di nutraceutici, prodotti a base di sostanze di origine vegetale e non solo (come magnesio, partenio, idrossitriptofano), che si trovano sotto diverse forme, quali compresse e gocce. «I nutraceutici hanno il vantaggio di provocare meno effetti collaterali, ma non è stato provato con certezza che funzionino. Potrebbero avere un’utilità, specie nei bimbi più piccoli e in quelli che mal sopportano i farmaci, come no. Anche per questo è sconsigliato il fai-da-te».
In alcuni centri si stanno conducendo dei test sulle infiltrazioni di tossina botulinica nei muscoli del collo e del cranio. I risultati sembrano buoni anche in età pediatrica, sebbene non si conoscano i meccanismi d’azione della metodica. Per quanto riguarda gli anticorpi monoclonali CGRP, usati da qualche tempo negli adulti con successo, bisognerà attendere ancora qualche anno per capire se e come impiegarli nei bambini.
Emicrania nei bambini: il ruolo degli stili di vita
La prevenzione degli attacchi emicranici si basa anche sull’adozione di alcune norme comportamentali. L’ideale è fare in modo che il bambino abbia una giornata il più regolare possibile, rispettando ogni giorno gli stessi orari per mangiare, andare a dormire, svegliarsi, svolgere le sue attività. I cambiamenti, infatti, possono essere rischiosi e agire da fattori scatenanti. Sì, poi, a non sovraccaricarlo di troppi impegni e richieste, altrimenti potrebbe accumulare uno stress eccessivo, altro trigger molto potente. È utile, inoltre, che abbia uno stile di vita attivo, segua una dieta sana e bilanciata, beva a sufficienza e non usi troppo a lungo i dispositivi elettronici, specie prima di andare a dormire.
Quando il mal di testa diventa cronico
Se in alcuni bambini gli episodi di emicrania sono ben tollerabili e non troppo ricorrenti, in altri possono diventare progressivamente più frequenti ed evolvere in una forma cronica, caratterizzata da attacchi periodici o addirittura quotidiani. L’emicrania cronica o comunque invalidante può avere un forte impatto sulla qualità della vita del bambino. Per questo va trattata in maniera specifica con l’aiuto degli esperti.
Il diario del mal di testa
Sia per favorire la diagnosi dell’emicrania sia per valutare l’efficacia dei trattamenti e l’andamento della malattia può essere utile che i genitori compilino il diario del mal di testa. Devono cioè annotare giorno per giorno cosa succede: come sta il bambino, se ha crisi di dolore o altri sintomi, che cosa ha mangiato, a che ora si è alzato e a che ora è andato a dormire, quali attività ha svolto, e così via. In questo modo si può avere un quadro più dettagliato della situazione e si possono individuare con più facilità i fattori scatenanti (anche alimentari).
Quando la cefalea è dovuta ad altre malattie
Il mal di testa dei bambini può essere dovuto anche ad altre cause, in primis alle infezioni delle prime vie aeree, come le sindromi influenzali, le faringiti, le riniti, eccetera. Specialmente dopo i sette-otto anni, la colpa potrebbe essere poi di una sinusite, ossia un’infiammazione dei seni paranasali. Molto più raramente, alla base ci sono malattie più serie, come traumi, encefaliti, meningiti e tumori.