Tra gli effetti indiretti del Coronavirus c’è anche il calo dei sintomi delle allergie di primavera, che in media colpiscono 1 italiano su 4. Il periodo in cui si manifesta l’allergia dipende dalla sensibilizzazione verso uno o più pollini di specifiche famiglie di erbe, fiori e alberi, presenti in diversi periodo dell’anno. «Le graminacee, per esempio, iniziano a fiorire proprio nel mese di marzo» interviene Gianenrico Senna, Presidente della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC). «Per questa stagione, però, prevediamo che si verifichino meno crisi allergiche».
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In calo i sintomi delle allergie primaverili: come mai?
Come spiega il professor Senna, si assisterà dunque a una riduzione delle riniti allergiche. Ciò avviene per diversi motivi. Innanzitutto le misure restrittive varate da Palazzo Chigi giocano un ruolo fondamentale. L’imposizione di rimanere nelle proprie case, infatti, espone molte meno persone ai pollini. L’uso delle mascherine, anche quelle chirurgiche, contribuisce a evitare che gli allergeni, di dimensioni nettamente superiori a quelle dei virus, possano raggiungere le vie aeree. Anche la riduzione dell’inquinamento atmosferico, che di solito tende ad aggravare le patologie respiratorie come riniti e asma, incide positivamente sul calo delle allergie. Leggi anche: congiuntivite da smog
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Bisogna continuare le terapie con antistaminici e cortisonici
La diminuzione dei sintomi delle allergie, continua il Presidente, non deve però indurre a trascurare le terapie farmacologiche. In questo periodo non bisogna assolutamente sospendere le terapie a base di antistaminici e cortisonici prescritte dallo specialista. Tra l’altro, a differenza di quanto emerso da alcune notizie comparse in Rete, gli inalatori a base di cortisone non espongono l’individuo a un maggior rischio di complicazioni da Covid-19. Per gli allergici l’aderenza terapeutica è fondamentale anche per evitare crisi asmatiche che possano comportare l’accesso al Pronto Soccorso.
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