Il freddo fa male al cuore. A dirlo sono gli specialisti della Società Italiana di Cardiologia (SIC) che, riuniti al Congresso Nazionale a Roma, mettono in guardia sulla relazione “pericolosa” tra le basse temperature e il rischio di infarto.
La conferma arriva da uno studio svedese
Il gelo, in alcuni casi, può mandare in tilt l’apparato cardiovascolare e a confermarlo è uno studio svedese condotto su 274.000 individui con disturbi cardiaci, seguiti nell’arco di 16 anni. Dai dati raccolti è emerso che nelle giornate con una temperatura al di sotto di 0°C, per ogni calo di 8°C la probabilità di avere un infarto sale del 3%.
Il freddo è il vero colpevole
Il freddo provoca la vasocostrizione, cioè il restringimento dei vasi sanguigni, che potrebbe indurre una rottura della placca aterosclerotica, la formazione di un trombo e – di conseguenza – l’insorgenza di un attacco cardiaco. Ad aggravare la situazione ci pensa uno sforzo fisico eccessivo, come spalare la neve nel vialetto di casa: con questa attività (ma non solo) la pressione arteriosa aumenta notevolmente e il battito cardiaco inizia ad accelerare (superando, spesso, il 75% della frequenza cardiaca massima), accrescendo ulteriormente il pericolo di incorrere in un infarto. Si stima, infatti che la relazione tra basse temperature e fatica fisica possa innalzare del 34% il pericolo di un infarto.
Chi rischia di più
Il freddo e lo sforzo fisico incidono sulla salute cardiovascolare di chi presenta numerosi fattori di rischio, come il colesterolo alto, l’ipertensione o storia di pregressi attacchi di cuore. Tuttavia anche le infezioni respiratorie, caratteristiche della stagione invernale, possono contribuire ad aumentare il rischio di infarto: nei giorni successivi a tosse, raffreddore o influenza, infatti, la probabilità di un attacco cardiaco può aumentare fino a 6 volte, soprattutto nelle persone più deboli e compromesse.
Durante la Vigilia di Natale aumenta il rischio di infarto
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