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Dopo un tumore al seno, un braccio gonfio di liquidi

Tutto è iniziato con un dolore al braccio sinistro. Fitte fastidiose, che mi venivano mentre ero al lavoro. Sono fisioterapista, muovere tanto le braccia per me è normale. Così all' inizio non ho fatto caso ai doloretti. Ma, proprio per la mia professione, sono abituata ad ascoltare il mio corpo.

Un braccio gonfio di liquidi dopo un’operazione per me è terribile. Sono fisioterapista. Così all’ inizio non ho fatto caso ai doloretti. Ma, proprio per la mia professione, sono abituata ad ascoltare il mio corpo. I sintomi del tumore al seno.

La visita dalla senologa

E dunque ho deciso di andare dalla senologa, l’esperta dei problemi della mammella: braccia, spalla, seno… Io so che tutto è collegato. Mi ha fatto la palpazione e mi ha detto di stare tranquilla: non c’era niente di strano. Il suo suggerimento? Un’ecografia di controllo dopo cinque-sei mesi.

Gruppo San Donato

La visita dal chirurgo

Ma l’ho detto, a me piace andare a fondo. Perciò l’esame l’ho fatto subito e l’ecografista ha visto qualcosa nel mio seno. «Sembra una formazione senza contorni, non a stella. Non dovrebbe essere qualcosa di maligno». Il chirurgo, guardando l’esito dell’esame, non pareva convinto. C’era la possibilità che quella macchia nel mio seno fosse una stella, dunque un tumore.

Con il cuore pieno di terrore, sono andata a Pisa a fare un’altra ecografia. Il risultato mi ha fatto saltare dalla felicità. Solo una cisti, là ne erano certi. Un’innocua cisti! Meglio toglierla, meglio non correre rischi. Viene fissato l’intervento. L’ho affrontato tranquilla, perché mi avevano spiegato che non c’era nulla di cui preoccuparsi.

Me ne sono rimasta lì, nel mio letto di ospedale, ad aspettare di tornare alla vita normale. I miei guai dovuti allo svuotamento ascellare. La mattina dopo mi sono alzata, ancora con la flebo e tutto, e sono andata verso il bagno. L’occhio mi è caduto sulla mia cartella clinica. Sopra c’era scritto: «Sospetto carcinoma alla mammella».

La diagnosi era sbagliata

Il pavimento mi si è aperto sotto i piedi. Ma come? Mi avevano detto che era solo una cisti… Ho scoperto solo dopo che il chirurgo, operando, si era accorto del tumore e che l’aveva asportato. Poi ha dato la notizia a mio marito, non a me. Era il 1998 e io avevo 44 anni. Allora non si conoscevano bene i linfonodi sentinella, che permettono di togliere pochissimo tessuto quando il tumore è all’inizio. A me hanno fatto lo svuotamento ascellare. Dopo ho avuto un braccio gonfio di liquidi.

Braccio gonfio di liquidi: il linfedema 

E questa tecnica ha una possibile conseguenza: il linfedema. Si tratta di una patologia che si manifesta con il gonfiore dovuto all’accumulo di linfa nei tessuti. Può interessare un braccio come in questo caso dopo la chirurgia per tumore della mammella con interessamento dell’ascella) o una gamba. In questo caso si avrà un braccio gonfio di liquidi, o una gamba nello stesso stato. Talvolta può colpire anche altre parti del corpo se i linfonodi sono stati asportati chirurgicamente o sottoposti alla radioterapia, oppure sono ostruiti dal tumore.

Io manco sapevo cosa fosse, ma una cosa l’ho capita subito. Non potevo più consentirmi certi movimenti con il braccio. Dovevo rinunciare a fare la fisioterapista. Dopo questo colpo alla mia vita, ho smesso di leggere, di sentire musica, di mangiare. Sono venuta a Milano e ho incontrato Umberto Veronesi: avevo bisogno di rendermi conto di cosa era successo.

L’idrochinesiterapia

All’inizio ci sono rimasta male, mi sembrava che non mi ascoltasse. In realtà prendeva appunti. Dopo la visita mi ha rassicurata: «Signora, il suo chirurgo ha fatto un lavoro perfetto». Sono andata all’Università di Genova, dove Corradino Campisi si occupa di linfedema, e ho seguito due master sull’argomento. In un’altra università, a Firenze, mi sono specializzata in idrochinesiterapia, che si fa in acqua ed è utile proprio per il linfedema, cioè il ristagno di liquidi negli arti.

Ora lavoro alla Fondazione Don Gnocchi di Marina di Massa, il mio paese, dove metto in pratica questa terapia. Per aiutare le donne che, come me, sono passate da un tumore al seno. E hanno avuto paura.

Rosalba Manfredi, 56 anni, Marina di Massa (Massa)
(testimonianza raccolta da Federica Maccotta)

FONTE: Airc

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