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Dolore cronico: 1 paziente su 4 è curato con le terapie sbagliate

Dei 16 milioni di italiani che ne soffrono, circa 4 milioni non sono curati nel modo adeguato. Nuove cure esistono, il problema rimane l'accessibilità

Un terzo delle persone che soffre di dolore cronico sopporta il male. Un quarto, invece, dopo le prime cure continua a soffrire perché non sa più a cosa appellarsi per lenire il dolore. Questo il quadro del dolore cronico in Italia, dove dei 16 milioni di pazienti che ne soffrono, circa 4 milioni non sono trattati adeguatamente. Per approfondire, scopri cos’è la terapia del dolore.

Le malattie che diventano croniche

Il dolore cronico nasce da patologie comuni, che colpiscono trasversalmente e possono cronicizzarsi già in giovane età. Come il mal di schiena, che riguarda più della metà dei casi di dolore cronico mal curati, la cefalea, la nevralgia post fuoco di Sant’Antonio, la nevralgia del trigemino, l’artrosi. Chi soffre per questi disturbi è per la maggior parte rassegnato: la sensazione è che non ci siano altre strade percorribili dopo i classici antidolorifici e che la medicina non possa fare nulla.

Gruppo San Donato

L’abuso degli antinfiammatori

In Italia nel 68% dei casi il dolore cronico viene trattato con i Fans, gli antinfiammatori non steroidei (sono circa 43 milioni di confezioni ogni anno). Una percentuale molto più alta di quella media europea, che si attesta al 44 per cento. Il costo annuale è di 4.556 euro a paziente (sono i costi indiretti imputabili alle assenze dal lavoro) e di 1.400 euro come costi diretti a carico del Sistema sanitario nazionale.

Chi è il paziente tipo?

Una donna fra i 35 e i 50 anni, con mal di testa e dolori diffusi, un reddito familiare medio tra 20 e 40 mila euro l’anno, stressata e con un’educazione medio-bassa.

Le nuove frontiere: la neurostimolazione

«In realtà le soluzioni esistono e risolvono o migliorano la maggioranza dei casi, grazie alle nuove tecnologie che permettono approcci mini-invasivi, duraturi e non farmacologici» spiega Giuliano De Carolis, Presidente Federdolore-SICD (Società Italiana dei Clinici del Dolore), Anestesista dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa, che abbiamo incontrato in occasione del 5° International Theras Day di Milano.

Le nuove frontiere non riguardano i farmaci, ma la neurostimolazione, che in Italia non è ancora molto diffusa e praticata. «Parliamo di trattamenti ben consolidati e utilizzati a livello globale da oltre 30 anni, in cui gli impulsi elettrici calmano i nervi e riducono i segnali di dolore al cervello» continua De Carolis. «Gli strumenti a disposizione offrono la possibilità di intervenire in modo efficace, rapido, duraturo e il livello di invasività è ridotto».

La legge 38

Il problema italiano rimane l’accessibilità a queste terapie che, essendo il Sistema sanitario organizzato a livello regionale, oggi è più o meno efficace in base alle Regioni. Esiste infatti la legge 38, che dal 2010 garantisce l’accesso alla terapia del dolore per tutti i pazienti cronici. Di questo diritto, però, ne sono consapevoli in pochi (neanche il 20% degli italiani è al corrente della normativa) e spesso i medici di base non indirizzano i pazienti alle giuste cure.

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