Focus di Pietro Panei, responsabile scientifico del Registro nazionale Adhd dell’Istituto superiore di sanità
La discalculia è un disturbo specifico del calcolo che compare in età evolutiva, caratterizzato da una capacità di calcolo inferiore a quella attesa in base all’età del bambino e al corrispondente grado di istruzione. In Italia, nella scuola primaria, circa cinque studenti per classe vengono segnalati dagli insegnanti per difficoltà di calcolo. Perciò, il 20% dei bambini avrebbe difficoltà significative nel comprendere il sistema dei numeri e operare con esso. Tuttavia, i casi che presentano un disturbo specifico dell’apprendimento del calcolo (discalculia evolutiva) sono solo lo 0,5-1% della popolazione scolastica.
Sintomi
Difficoltà nell’apprendimento del concetto di numero, nelle abilità logico-operatorie e di calcolo, nonché nel ragionamento aritmetico. La persona con difficoltà di calcolo, così come il bambino dislessico, ha un’intelligenza nella norma: memoria, percezione, attenzione e concentrazione sono adeguate all’età. Tuttavia, manifesta scarsa autostima: quando sbaglia si sente incapace, umiliato, frustrato e demotivato.
Cause
La definizione di discalculia che compare nella classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi comportamentali, redatta dall’Organizzazione mondiale della sanità, è «disturbo specifico dell’apprendimento a prognosi organica, geneticamente determinato, espressione di disfunzione cerebrale». Si tratta, verosimilmente, di un disturbo a genesi multifattoriale cui concorrono fattori genetici, organici (modifiche cerebrali a livello del lobo parietale) e ambientali.
Diagnosi
La Consensus Conference del 2009 (che prevede l’accordo dei rappresentanti delle principali organizzazioni italiane di professionisti che si occupano di disturbi dell’apprendimento) dell’Istituto superiore di sanità sulla discalculia raccomanda un’analisi qualitativa degli errori, oltre la valutazione quantitativa di discrepanza rispetto alla propria fascia scolastica. La diagnosi dev’essere opera di un team multidisciplinare composto da psicologo, neuropsichiatra infantile, pediatra, logopedista.
Esistono strumenti diagnostici che permettono di valutare le competenze delle principali componenti di elaborazione cognitiva del sistema dei numeri e del calcolo:
• un test di primo livello, detto AC-MT, verifica le abilità di lettura, scrittura e calcolo;
• un test di secondo livello, detto ABCA, più specifico per la discalculia, comprende prove per bambini di terza, quarta e quinta elementare, utili per indagare le abilità di calcolo aritmetico.
Scuola
L’età critica per l’insorgenza del disturbo è tra i quattro anni e mezzo e i cinque anni e mezzo. Si rilevano difficoltà in ambito matematico a scuola, quando il bambino rimane indietro rispetto ai compagni della sua età. Sarebbe opportuno intervenire tempestivamente, già in prima elementare, onde evitare un rafforzamento degli errori che mette in atto il bambino. Gli insegnanti o i genitori, a volte, si accorgono tardi del problema, anche perché il bambino applica una varietà di strategie sostitutive per ottenere una pseudo-soluzione alle sue difficoltà. Perciò, ai primi segni di difficoltà nel calcolo o nella comprensione dei numeri è necessario consultare lo specialista.
Terapia
L’intervento terapeutico permette un recupero delle abilità matematiche. Deve essere graduale. La soluzione di un compito (per esempio, un’addizione), deve essere scomposta in unità elementari (incolonnamento, regola del riporto eccetera). Ogni unità elementare rappresenta un’attività su cui esercitarsi fino alla sua acquisizione, prima di essere associata ad altre. Estremamente importante, inoltre, lavorare con il bambino sulla sua autostima e sulla motivazione (approccio metacognitivo). La riabilitazione deve essere attuata in stretta collaborazione con la scuola e con la famiglia.
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