Il defibrillatore è un piccolo dispositivo salvavita capace di ripristinare il battito del cuore in una persona colpita da arresto cardiaco improvviso. Al suo interno c’è un computer che riesce a identificare le aritmie e autonomamente capisce se sia necessario o meno intervenire con una scarica elettrica. Insomma, fa tutto da solo.
In questo articolo
Quanti tipi di defibrillatore esistono?
Ne esistono di diversi tipi. I più diffusi sono quelli:
- manuali esterni, usati sulle ambulanze, ma anche all’interno degli ospedali,
- il semiautomatico e l’automatico esterno, che possono usare anche le persone comuni,
- il defibrillatore cardiaco impiantabile, che viene inserito sottopelle chirurgicamente.
Per utilizzarlo bisogna seguire con precisione i comandi vocali. In alcuni modelli ci sono anche istruzioni visive per far comprendere meglio come usarlo.
Come funziona?
- Dopo averlo acceso, si applicano gli elettrodi sul torace della persona in difficoltà.
- Passati pochi secondi, il dispositivo analizza il ritmo cardiaco, legge l’elettrocardiogramma e quindi dà la diagnosi.
- Se c’è una fibrillazione ventricolare, bisogna premere il pulsante shock. A questo punto arriva la scarica elettrica.
- Se invece il dispositivo è automatico, la scarica elettrica parte da sola. Quando c’è la scarica elettrica, il soccorritore non deve assolutamente stare vicino al paziente.
Dove è obbligatorio?
L’elenco dei luoghi dove è obbligatoria la sua presenza è previsto dalla legge n. 116/2021. Dove dev’esserci?
- Nelle amministrazioni pubbliche con almeno 15 dipendenti e che siano aperte al pubblico, quindi sicuramente nelle scuole, nelle Università, nelle sedi dei Comuni, delle Province e delle Regioni, nelle Camere di Commercio, negli ambulatori e negli ospedali del Servizio Sanitario Nazionale.
- Nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti, sui treni, sugli aerei, sui traghetti. Sui mezzi di trasporto sono obbligatori però quando effettuano tratte superiori alle due ore senza fermate intermedie. Ecco perché non è previsto sui mezzi pubblici cittadini, né sui treni regionali.
- Dev’essere presente anche in tutti gli impianti sportivi, tranne quelli in cui si praticano sport a “ridotto impegno cardiocircolatorio, come il tiro a segno, il tiro a volo, le bocce, il golf. Negli oratori non è obbligatorio, mentre lo è per le società sportive professionali e dilettantistiche e per le associazioni sportive dilettantistiche che devono averlo durante le competizioni sportive e gli allenamenti. Nei campi da gioco quindi è obbligatorio. Spesso è richiesta anche la presenza di un’ambulanza.
Chi può usarlo?
Le società sportive, che siano professionali o dilettantistiche, devono avere una persona di riferimento, che abbia seguito un corso di rianimazione, che si chiama corso BLSD-Basic Life Support – early Defibrillation. Se non dovesse esserci personale medico o personale formato, nei casi di emergenza, può usarlo chiunque, grazie alla presenza della guida vocale che fornisce le istruzioni su come comportarsi. Quando c’è l’emergenza il cittadino comune che tenta di prestare il primo soccorso non è perseguibile penalmente.
Quali sono le manovre salvavita?
Primo anello della catena: riconoscimento e allarme
Se vedete una persona cadere a terra priva di sensi, iniziate a chiamarla e a scuoterla delicatamente per le spalle. Se non risponde, non respira o respira in modo anormale, dovete intervenire. Per prima cosa chiamate il Numero di emergenza unico europeo (NUE) 112 (uno-uno-due): è il numero di telefono per chiamare i servizi di emergenza in tutti gli Stati dell’Unione Europea.
Attualmente il NUE è attivo in molte regioni ma non in tutte: qui si può verificarne la copertura territoriale. Se nel luogo in cui ci si trova non fosse attivo il Numero di emergenza unico europeo, il servizio è comunque garantito dalle Centrali operative dell’Arma dei Carabinieri.
Secondo anello: manovre di rianimazione cardiopolmonare
Mentre aspettate l’arrivo del soccorso e dell’ambulanza, e se non fosse subito disponibile il defibrillatore, iniziate le manovre di rianimazione cardiopolmonare, alternando il massaggio cardiaco esterno alla respirazione bocca a bocca. Il rapporto è di 30 compressioni toraciche ogni 2 ventilazioni. Se non sapete come procedere potete essere guidati telefonicamente dagli operatori della Centrale.
Terzo anello: defibrillazione rapida
Una volta disponibile il defibrillatore, apritelo e scoprite il torace del paziente. Se il petto non è abbastanza liscio e asciutto, eliminate il sudore con un panno e radete i peli quando sono abbondanti (troverete tutto il necessario all’interno del DAE). «Grazie al sistema vocale che si attiva in automatico, ogni defibrillatore è in grado di dare comandi semplici a chi lo utilizza permettendo un uso corretto e sicuro», sottolinea Villa.
«Dopo che avrete posizionato i due elettrodi (uno sotto la clavicola destra, l’altro sotto l’ascella sinistra), il dispositivo inizierà ad analizzare il ritmo cardiaco del paziente e, se riscontrerà una situazione di aritmia fatale, vi inviterà a premere il pulsante per l’erogazione della scarica elettrica. Durante l’analisi del ritmo cardiaco e l’eventuale defibrillazione è importante allontanare tutti dal paziente per evitare che la scarica colpisca qualcuno».
Dopo l’erogazione, è necessario effettuare ulteriori manovre di rianimazione cardiopolmonare per facilitare la ripresa del ritmo cardiaco. Se il DAE non riscontra la necessità di erogare la scarica vi indicherà di riprendere le manovre rianimatorie.
Quarto anello: soccorso avanzato
A questo punto della catena della sopravvivenza, si interrompono i vostri compiti. «Con l’arrivo dei soccorsi preposti il personale sanitario potrà intervenire con le misure necessarie, spesso anche invasive», spiega Villa.
Quinto anello: assistenza in ospedale
La persona colpita da arresto cardiaco sarà trasportata in ospedale dove potrà ricevere tutte le cure, gli interventi e le ulteriori terapie necessarie per tornare in salute.