Un disturbo imbarazzante. A volte impedisce perfino di sedersi, a volte di camminare. E non è facile giustificarsi… Sono le emorroidi, che si stima colpiscano un adulto su quattro. Per fortuna c’è intervento che sta conquistando sempre più specialisti. Si chiama dearterializzazione doppler guidata. Permette di guarire senza dolore e in day hospital, con un decorso post operatorio più rapido rispetto alla chirurgia tradizionale. Di solito già dal giorno successivo all’intervento è possibile evacuare e stare seduti senza problemi e senza dover ricorrere a tamponi.
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Dearterializzazione doppler guidata: quali sono gli effetti?
Le risoluzioni? Altissime: tra il 75 e l’80% dei casi di sanguinamento e di protrusione di gavoccioli, i rigonfiamenti che si formano se si ingrossano e si infiammano, i cuscinetti vascolari situati sotto la mucosa del canale anale. Ma ecco come funziona.
«Il doppler, una sorta di ecografo a ultrasuoni, consente di individuare i vasi arteriosi che forniscono sangue alle emorroidi», spiega il proctologo Maurizio Gentile. «Questi vasi sono poi chiusi dal chirurgo con punti di sutura che restano in superficie, nello spessore della mucosa. Non arrivando più sangue, i gavoccioli si sgonfiano e scompaiono le perdite, il prurito e il dolore».
Dearterializzazione doppler guidata: in cosa consiste l’intervento
L’operazione richiede 30-45 minuti, in anestesia locale, e rientra nei costi di intervento alle emorroidi rimborsati dal Servizio sanitario nazionale.
Alla dearterializzazione doppler guidata si ricorre per le emorroidi di secondo e di terzo grado, quelle che fuoriescono e rientrano. Per quelle di primo grado, le meno gravi perché presenti solo all’interno del canale anale, sono sufficienti l’uso di pomate o farmaci vasoprotettivi in compresse e una correzione del regime alimentare, evitando cibi che irritano il colon (come caffè, tè, pietanze ricche di grassi) e favorendo diete con molte fibre.
«Ci sono delle esperienze iniziali anche per le emorroidi di quarto grado, dove le emorroidi fuoriescono e non sono più riposizionabili», spiega Gentile. «Ma, oltre alla legatura dei vasi sanguigni, è necessaria una plicatura (o emorroidopessi) riposizionando in tal modo la mucosa anorettale nella sua sede naturale. Infatti da sola la dearterializzazione doppler guidata, come l’intervento di Longo, non ha efficacia sui noduli esterni».
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