Tra maggio e giugno è finita al centro delle cronache una delle spezie più celebrate degli ultimi anni: la curcuma, o meglio la curcumina, il principio attivo contenuto in questa radice dal forte colore arancione, ha proprietà antinfiammatorie, oltre a rafforzare il sistema immunitario.
Ma non si fermano qui i super poteri di questa spezia: aiuta a ridurre le complicanze cardiovascolari e i sintomi del colon irritabile. Sarebbe un prezioso aiuto anche per prevenire malattie neurodegenerative, grazie al benefico influsso sul cervello. Alcune ricerche si spingono a sostenere che aiuterebbe a prevenire anche la formazione di alcuni tipi di tumore. Se vuoi approfondire l’argomento puoi continuare a leggere qui.
In realtà è la curcumina ad avere poteri, contenuta in piccolissime quantità
Come si diceva è la curcumina e non la curcuma ad avere le proprietà più importanti. Questo principio attivo però è appena il 3% della curcuma. Per avere effetti benefici quindi, bisognerebbe mangiare quantità folli di questa spezia.
La curcumina è anche difficilmente assimilabile dal nostro organismo. In media appena il 25% della parte consumata.
Praticamente inutile il golden milk?
Gli esperti sottolineano quindi che aspettarsi benefici prodigiosi dal latte d’oro – o golden milk – non ha senso. Tra l’altro per essere al suo massimo, la spezia deve essere cotta a lungo, meglio se all’interno di una base di soffritto. L’olio o comunque un altro grasso la scioglie facilmente.
Il ruolo degli integratori
Ecco perché in molti si rivolgono agli integratori. Nel solo mese di maggio però si sono registrati 15 casi di epatite colestatica acuta. Si tratta di una forma di epatite non contagiosa.
Qual è il rischio?
Il rischio di danni al fegato da integratori a base di curcuma esiste – spiegano gli esperti della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva – soprattutto in seguito ad assunzione protratta e nelle donne anziane. Fondamentale avvertire sempre il proprio medico curante dell’assunzione di questi integratori.
La richiesta di maggiori controlli
Una parte della comunità scientifica (come la FEDAIISF – Federazione delle Associazioni Italiane degli Informatori Scientifici del Farmaco e del Parafarmaco) sta facendo pressione sul Ministero della Salute affinché aggiorni la normativa sugli integratori alimentari, prevedendo per legge l’obbligo di controlli indipendenti su ogni prodotto. Attualmente la normativa contempla l’autocontrollo da parte delle aziende produttrici e va detto che in Italia la stragrande maggioranza di queste aziende effettua controlli scrupolosi sulla qualità e la purezza degli ingredienti e su ogni fase del processo produttivo.
«Sia i prodotti naturali che alcuni farmaci possono essere benefici, ma anche potenzialmente epatotossici – avverte la professoressa Patrizia Burra, ordinario di Gastroenterologia, dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università degli Studi di Padova e vicepresidente della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva. – L’elenco dei farmaci potenzialmente epatotossici è molto lungo, come riportato nei registri e comprende almeno mille farmaci, tra cui anti-tumorali, analgesici, anti-infiammatori non steroidei, antidepressivi. Il danno epatico più comune è la necrosi degli epatociti, accompagnata dallo sviluppo di steatosi, e/o colestasi».
Non sono ancora del tutto chiare le ragioni dello sviluppo delle epatiti. Si è osservato che generalmente colpiscono le persone anziane, dopo che abbiano assunto l’integratore per un periodo abbastanza lungo, superiore al mese.
Qual è l’ipotesi?
La prima è che ci sia stata una contaminazione all’origine della curcuma che poi è stata utilizzata per produrre gli integratori alla curcumina. La curcuma è una radice e come tutte le radici può accumulare sostanze inquinanti trovate nel terreno. Se arrivano da aree del mondo dove i controlli sono scadenti, può accadere che alcune radici diventino pericolose per la salute.
In questo articolo
Leggi anche…
None found