Con la diagnosi precoce si può dimezzare il numero dei morti tra i pazienti ricoverati per Covid nelle Terapie Intensive. È questo in estrema sintesi il risultato di una ricerca italiana condotta al policlinico Sant’Orsola di Bologna. Da mesi ormai il rapporto tra Covid e danno polmonare è sotto la lente d’ingrandimento del mondo scientifico. Una recente ricerca ha dimostrato che per tre pazienti su dieci i danni polmonari saranno cronici.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Respiratory Medicine, è stato coordinato dal professor Marco Ranieri. La ricerca ha visto la partecipazione del professor Franco Locatelli dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Comitato Tecnico Scientifico, che sta affiancando il governo nella gestione dell’emergenza Covid.
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Covid e danno polmonare: con la diagnosi precoce risultati importanti
Occorre identificare nel modo più veloce possibile i pazienti che presentano un cosiddetto doppio danno polmonare. Si tratta di persone a cui il coronavirus ha danneggiato sia i capillari, sia gli alveoli presenti nei polmoni. Sei pazienti su dieci che manifestano questo doppio danno ai polmoni muore. Se però si riesce a fare una diagnosi precoce è possibile arrivare a far scendere anche del 50% il numero delle vittime. Quando invece il coronavirus colpisce o gli alveoli o i capillari, la mortalità scende al 20 per cento.
Molti gli ospedali coinvolti
I ricercatori del policlinico emiliano hanno analizzato i dati di 301 pazienti ricoverati in diversi ospedali italiani. Oltre a quelli del Sant’Orsola e del Bambino Gesù, i pazienti ricoverati al Policlinico di Modena, all’Ospedale Maggiore e all’Istituto Clinico Humanitas di Milano, all’Ospedale San Gerardo di Monza e al Policlinico Gemelli di Roma. Il team di esperti ha dimostrato che agendo nel più breve tempo possibile sul doppio danno polmonare si possono salvare molte vite.
Covid e danno polmonare: quali sono le conseguenze della ricerca
Per riconoscere il fenotipo del paziente, cioè il modo in cui si manifesta la malattia, è sufficiente eseguire due esami che misurino la funzionalità del polmone – la distendibilità del polmone minore di 40, invece del valore di 100 – e il parametro ematochimico.
Una volta identificato il doppio danno polmonare i medici potranno utilizzare le misure più innovative ed efficaci come la ventilazione meccanica. La ventilazione non invasiva invece potrà essere riservato a coloro che hanno un danno singolo, o agli alveoli o ai capillari, lasciando disponibili i macchinari per la ventilazione meccanica a chi ne ha assoluto bisogno.
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