I neurologi avevano già messo in guardia sugli effetti di Covid-19 sul cervello. Ora si è capito che un paziente su venti una volta guarito ha strascichi importanti sulle proprie capacità mentali, tanto da spingere gli esperti a parlare di nebbia cognitiva. In genere questo effetto a lungo termine colpisce i pazienti più giovani, con un picco nell’età compresa tra i 18 e i 49 anni. Insomma si tratta di quella fascia di età in cui spesso si pensa che Covid-19 non sia eccessivamente pericolosa se non in casi molto limitati.
Si chiama nebbia cognitiva o nebbia della mente, perché è come se il nostro cervello fosse addensato da una nebbia che non gli consenta di lavorare come in genere fa e faceva.
In questo articolo
Cosa sono le abilità cognitive?
Le abilità cognitive non sono altro che tutti i processi grazie ai quali siamo in grado di svolgere le attività di tutti i giorni. Si va dalla capacità di attenzione e riconoscimento, alla memoria, passando per il linguaggio, la percezione, le abilità motorie, fino alla capacità di pianificare e realizzare comportamenti complessi. In pratica sono tutte quelle abilità per cui utilizziamo il cervello.
Quali sono i sintomi della nebbia cognitiva?
I sintomi della nebbia cognitiva dipendono da caso a caso. In genere i più diffusi sono:
- la difficoltà di concentrarsi,
- la perdita di memoria,
- il senso di stanchezza psicologica.
Anche l’intensità di questi sintomi varia a seconda del paziente. La letteratura scientifica e l’esperienza clinica raccontano di persone che non sono ancora in grado di poter svolgere il loro abituale lavoro anche a settimane di distanza dalla loro guarigione. Oppure alcune persone si sentono più rallentate. Per fare un esempio, se prima di ammalarmi di Covid impiegavo un’ora a svolgere una determinata attività, ora che sono guarito ci impiego quattro ore. Altri ex pazienti raccontano di non ricordare fatti che sono successi solo qualche mese fa, fino a chi addirittura dimentica quale sia la propria autovettura.
Questa situazione porta a un vero e proprio circolo vizioso, facendo comparire altri sintomi come la frustrazione, la paura, l’ansia, fino a stati depressivi.
Quali sono le cause?
Esattamente ancora il mondo scientifico non è in grado di spiegare questo fenomeno. La si fa rientrare nell’elenco dei sintomi di quella che viene chiamata sindrome post Covid. Con questa definizione si intende un insieme di problemi che possono anche durare mesi dopo che si sia stati dichiarati guariti.
In sostanza si sa che la causa è Covid, ma non si è ancora capito come il SARS-CoV-2 colpisca le cellule nervose. Gli esperti al momento hanno solo fatto delle ipotesi. Le più condivise sono due:
- questo virus continua a scatenare una risposta immunitaria anche quando si è negativi,
- permangono alti livelli di infiammazione nei vasi sanguigni che portano il sangue e le sostanze nutritive al cervello.
La nebbia cognitiva colpirebbe chi ha avuto sintomi lievi o moderati
Ribadiamo ancora una volta che la nebbia avvolge anche gli studi su questo argomento al momento. Ovviamente è normale visto che stiamo parlando di una malattia che è apparsa un anno fa. Tutte le conseguenze, specie quelle a medio o lungo termine, devono quindi essere ancora indagate. I punti che sembrano avere in comune le persone che vengono colpite da questo problema cognitivo sono:
- ex pazienti che hanno avuto sintomi lievi o moderati;
- colpisce spesso i giovani. Quasi il 20% ha tra i 18 e i 34 anni. I dati sono dei Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti d’America.
Un importante studio canadese che ha visto coinvolti quasi 4.000 ex pazienti di Covid ha dimostrato che a mesi di distanza oltre la metà di loro ha ancora difficoltà di attenzione e concentrazione. Una ricerca francese svolta ad agosto su 120 ex pazienti aveva sottolineato che quasi 1 su 3 dopo la guarigione continuava ad avere problemi di memoria e di concentrazione dopo mesi dalla guarigione.