Tra gli effetti collaterali del coronavirus c’è anche il rischio di contrarre la legionella. La dismissione temporanea degli impianti idrici, causata dalla chiusura forzata di luoghi di lavoro, scuole, alberghi, ristoranti e centri sportivi durante la pandemia, può favorire la proliferazione del batterio responsabile dell’infezione.
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Legionella: dove può trovarsi e quando crea problemi
La legionella è un’infezione causata dal batterio legionella pneumophila. Questo microorganismo può essere presente in acque sorgive (comprese quelle termali), fiumi, stagni, laghi, fanghi. Da questi ambienti può raggiungere le condotte cittadine e gli impianti idrici degli edifici. Qui il batterio prolifera a concentrazioni che possono provocare infezioni quando la temperatura dell’acqua è compresa tra 20 e 50°C, il flusso d’acqua è scarso o assente, il calcare, le incrostazioni e la ruggine intasano le tubature e l’acqua in ingresso è di bassa qualità. Inoltre, il rischio di diffusione di legionella aumenta in presenza di sistemi che diffondono goccioline inalabili (aerosol), come docce, vasche idromassaggio e fontane decorative. Anche i rubinetti senza rompigetto o con rompigetto incrostati possono contribuire alla trasmissione del batterio.
Legionella: tutto quello che c’è da sapere
Quali disturbi provoca la legionella
Ma se l’uomo entra in contatto con questo batterio, quali rischi corre? La legionella può causare una forma grave di polmonite interstiziale, chiamata “malattia dei legionari” o “legionellosi”. Questa patologia, che colpisce soprattutto gli over 50, i fumatori, gli alcolisti e chi ha patologie che determinano un indebolimento del sistema immunitario, si manifesta con disturbi respiratori, tosse, febbre, mal di testa, dolori muscolari, perdita d’appetito, problemi renali e diarrea. Il microorganismo può anche colpire l’uomo in maniera più lieve, con una sindrome simil-influenzale detta “febbre di Pontiac”. Questa si presenta con febbre, brividi, mal di testa e malessere generale.
Come prevenire l’infezione
Per evitare che si verifichino casi di legionella alla riapertura degli edifici, l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato una guida. Nel caso in cui la struttura in questione sia rimasta chiuso per più di un mese, bisogna applicare le seguenti misure:
- Verificare la corretta circolazione dell’acqua calda in tutte le parti del sistema idrico. La temperatura all’interno dell’accumulo o del boiler non deve essere inferiore a 60°C mentre quella misurata in corrispondenza del ritorno dagli anelli di ricircolo non deve scendere sotto ai 50°C.
- Verificare che la temperatura dell’acqua calda, erogata da ciascun terminale di uscita, raggiunga un valore non inferiore a 50°C entro 1 minuto dall’apertura del terminale (evitando schizzi) e che la temperatura dell’acqua fredda non superi i 20°C dopo un flussaggio di 1 minuto.
- Pulire, disincrostare e, all’occorrenza, sostituire tutti i terminali (docce e rubinetti) di acqua calda e fredda. Disinfettare periodicamente con cloro le cassette di scarico per
WC, gli orinatoi, ecc. - Assicurarsi che i serbatoi di stoccaggio dell’acqua potabile contengano cloro residuo libero (valore consigliato: 0,2 mg/l). Concentrazioni di disinfettante più elevati (1-3 mg/l) sono efficaci nel controllo della proliferazione di legionella, ma alterano le caratteristiche di potabilità dell’acqua.
- Monitorare le temperature e i livelli di biocida per almeno 48 ore apportando, se necessario, opportune regolazioni. Prelevare campioni d’acqua per la ricerca di legionella dai terminali sentinella. Se questi risultano negativi, i sistemi di acqua calda e fredda sono da considerarsi sotto controllo e l’edificio può essere riaperto.
Disinfettare anche gli altri impianti a rischio
Oltre ai controlli sugli impianti idrici è necessario effettuare un check-up di altri sistemi che potrebbero comportare un rischio di contaminazione da legionella. Tra questi, ad esempio, le unità di trattamento dell’aria (impianti di condizionamento) e le vasche idromassaggio. Per i dispositivi sottoposti a uno stato temporaneo di fermo bisogna provvedere alla pulizia completa delle apparecchiature e delle reti associate.
Legionella: come si cura
Solitamente la febbre di Pontiac ha un’evoluzione benigna anche in assenza di un trattamento farmacologico. Per debellare la malattia dei legionari, a prescindere dalla sua entità, è necessaria una terapia antibiotica. Gli antibiotici più utilizzati in tal senso sono i chinoloni, i macrolidi e, con minor efficienza, le tetracicline. Al contrario, le betalattamine, i carbapenemi, gli aminoglicosidi ed il cloramfenicolo sono inutili perché non raggiungono concentrazioni intracellulari in grado di esplicare un effetto antibatterico.
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