C’è un legame tra la diffusione del Coronavirus e smog. L’aria contaminata provoca danni importanti ai polmoni e al cuore ed è responsabile di 8.000.000 di morti all’anno in tutto il mondo. Questo significa che gli effetti sui polmoni delle persone che vivono in zone particolarmente inquinate possono essere molto più seri. Del resto sono molte e gravi le malattie causate dall’inquinamento ambientale.
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Coronavirus e smog: con la quarantena la situazione è migliorata sia in Italia, sia in Cina
Le severe regole di contenimento della pandemia di Covid-19 prese in Cina e in Italia hanno fatto crollare i livelli di smog. Uno studio fatto da esperti americani ha calcolato che la migliore qualità dell’aria ottenuta con lo stop alle attività produttive e al traffico ha fatto risparmiare decine di migliaia di vittime in Cina.
Coronavirus e smog: abbassare il più possibile i livelli di inquinamento può aiutare le cure
I pazienti con danni cronici ai polmoni e al cuore causati da una lunga esposizione all’inquinamento atmosferico sono meno capaci di lottare contro le infezioni respiratorie e hanno quindi un rischio più alto di morire. A spiegarlo al giornale britannico The Guardian è stata Sara De Matteis dell’Università di Cagliari e membro della Commissione per la Salute Ambientale della European Respiratory Society. “Abbassando i livelli di smog – ha chiarito – possiamo aiutare i più vulnerabili a lottare contra questa e le future pandemie”.
Coronavirus e smog: legame dimostrato già dalle epidemie di Sars e MERS
Ci sono prove scientifiche che già durante le altre epidemie causate da un coronavirus, chi era esposto a aria inquinata era più a rischio di perdere vita. Gli scienziati hanno analizzato l’epidemia di Sars in Cina nel 2003. I risultati del loro lavoro ha dimostrato che chi viveva in zone più inquinate avevano il doppio delle probabilità di morire.
Anche le ricerche sulla MERS, altra malattia respiratoria causata da un coronavirus, hanno confermato questi risultati.
Particolato atmosferico veicolo di virus
Ma non ci sono solo i danni ai polmoni. È scientificamente provato che il particolato atmosferico è un vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus.
Un team di esperti ha messo sotto osservazione i dati pubblicati sui siti delle Agenzie regionali per la protezione ambientale in Italia. Le informazioni si riferivano a tutte le centraline di rilevamento attive nel nostro Paese. Veniva indicato il numero di casi di superamento dei limiti di legge di polveri sottili, che è di 50 microg/m3 di concentrazione media giornaliera. Contestualmente i ricercatori hanno analizzato i dati sui contagi da COVID-19, che sono invece segnalati dalla Protezione Civile.
Coronavirus e smog: il virus si è diffuso rapidamente nelle aree più inquinate di Italia
I risultati sembrerebbero non lasciare spazio a dubbi. C’è un legame tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo tra il 10 e il 29 febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 marzo. Non è un caso che l’epidemia si stia sviluppando proprio nella zona più produttiva del nostro Paese.
“Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura padana hanno prodotto un’accelerazione alla diffusione del COVID-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai”. Così spiega quello che è successo Leonardo Setti dell’Università di Bologna.
Pronto un position paper della SIMA per i decision maker
“In ogni caso la concentrazione di polveri sottili potrebbe essere considerata un possibile indicatore o ‘marker’ indiretto della virulenza dell’epidemia da COVID-19”, aggiunge Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA).
“Il Position Paper è frutto di un studio no-profit che vede insieme ricercatori ed esperti provenienti da diversi gruppi di ricerca italiani ed è indirizzato in particolar modo ai decisori”, conclude Grazia Perrone, docente di metodi di analisi chimiche della Statale di Milano.
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