Chi soffre di allergie stagionali lo sa bene: con l’arrivo della primavera non esplodono solo colori, profumi, temperature miti e fioriture, ma anche starnuti, congestione nasale, prurito in corrispondenza delle mucose e congiuntivite. «In particolare quest’ultimo disturbo è presente nel 40-60% dei pazienti allergici; è spesso associato al classico raffreddore da fieno ma può presentarsi anche come unica manifestazione», interviene Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico (CAMO) di Milano. «Si tratta di un processo infiammatorio a carico della congiuntiva, una sottile membrana mucosa e trasparente che riveste profondamente le palpebre e anteriormente il bulbo oculare, circoscrivendo una cavità, il sacco congiuntivale. La congiuntiva è una barriera molto importante per la difesa dell’occhio da infezioni e traumi, facilita lo scorrimento delle palpebre nelle fasi di ammiccamento e consente al bulbo oculare di muoversi senza attriti».
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Congiuntivite allergica
Nel caso della congiuntivite allergica l’infiammazione è scatenata da un’eccessiva sensibilizzazione dell’organismo verso alcuni allergeni, contro i quali i mastociti, che sono cellule del sistema immunitario localizzate soprattutto intorno ai vasi sanguigni e linfatici della congiuntiva, rilasciano istamina e altre sostanze che provocano la dilatazione dei vasi stessi e irritano le terminazioni nervose. In questo modo si innesca un processo infiammatorio, che si presenta sotto forma di gonfiore palpebrale, prurito congiuntivale e perioculare, lacrimazione.
Allergia stagionale
La forma stagionale si manifesta nel periodo in cui, nell’ambiente, sono presenti gli allergeni che causano la reazione allergica: se nelle regioni del Nord si hanno soprattutto i pollini prodotti dalle graminacee e dalla betulla, al Sud prevalgono quelli delle asteracee, come l’artemisia, l’arnica e l’achillea, e chenopodiacee, come la barbabietola da zucchero e l’amaranto, che fioriscono da aprile a settembre; si trova dappertutto, invece, la parietaria, un’erba presente sia in campagna sia in città, che fiorisce tra marzo e luglio.
Allergia perenne
In caso di allergeni senza una particolare stagionalità, come per esempio gli acari, gli epiteli animali o alcune muffe, si hanno invece forme occasionali di breve durata. Tuttavia, se le sensibilizzazioni sono plurime, la sintomatologia può essere ricorrente e cronicizzarsi: in questi casi si parla di congiuntivite perenne.
Come si cura
«Nelle forme lievi e moderate di congiuntivite allergica, la prima opzione terapeutica è rappresentata da farmaci topici con combinazione di inibitori dei mastociti e antagonisti recettoriali per l’istamina, come azelastina, epinastina, ketotifene, olopatadina», spiega lo specialista. «Si tratta di colliri che agiscono rapidamente e con maggiore efficacia rispetto ai farmaci di precedente generazione. Solitamente l’antistaminico sistemico viene utilizzato in presenza anche di altri sintomi extraoculari, cioè raffreddore, ostruzione nasale, prurito. Nei casi in cui la terapia di prima scelta non dovesse sortire alcun effetto si può optare per gli antinfiammatori non steroidei topici, che agiscono direttamente sui mediatori dell’infiammazione, o per quelli steroidei, da assumere solo per quattro-cinque giorni con almeno quattro somministrazioni quotidiane».
Congiuntivite batterica e virale
A infiammare la congiuntiva non sono solo le reazioni allergiche stagionali e perenni ma anche le infezioni batteriche e virali. Gli agenti patogeni più frequentemente responsabili di congiuntivite batterica nell’adulto sono lo stafilococco, lo streptococco e l’haemophilus influenzae, che si trasmettono all’occhio attraverso le vie respiratorie, lo pneumococco, che è spesso presente nel sacco congiuntivale, il meningococco, trasmesso per via aerea, e l’escherichia coli, la cui contaminazione avviene attraverso le mani.
Come si cura la congiuntivite batterica
«Se a scatenare il disturbo è, appunto, uno di questi batteri il paziente presenta secrezione purulenta appiccicosa, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, irritazione e bruciore, che suggeriscono all’oculista l’origine della congiuntivite», continua Buratto. «In questi casi lo specialista può prescrivere una terapia topica a base di colliri antibiotici, eventualmente abbinati a corticosteroidi, che esercitano una potente azione antinfiammatoria. Sempre nell’ambito delle infezioni batteriche, è possibile che alcune malattie sessualmente trasmesse, come la clamidia e la gonorrea, causate dagli agenti patogeni chlamydia trachomatis e gonococco, si diffondano anche all’occhio, provocando una congiuntivite batterica iperacuta. Questa, caratterizzata da un’abbondante secrezione purulenta, dolore oculare, abbassamento della vista e ingrossamento dei linfonodi, viene trattata con una terapia antibiotica sistemica».
Come si cura la congiuntivite virale
La congiuntivite infettiva più comune, però, è sicuramente quella virale. «Nel 90% dei casi a scatenare il disturbo è l’adenovirus, un virus che spesso colpisce le vie respiratorie, provocando anche altri sintomi come mal di gola, raffreddore, tosse e ingrossamento dei linfonodi», prosegue l’oculista. «A causare la congiuntivite possono essere anche l’herpes simplex, che si associa spesso all’herpes labiale, l’herpes zoster e il molluscum contagiosum. A prescindere dall’agente che l’ha scatenata, la sintomatologia può spaziare da gonfiore palpebrale a moderata secrezione, che non è quasi mai purulenta, fino alla formazione di ulcere. Sebbene non esista nessun trattamento mirato, l’uso di colliri antinfiammatori e antivirali può favorire la guarigione, migliorando sensibilmente i disturbi avvertiti dal paziente».
Congiuntivite da secchezza oculare
Oltre alle reazioni allergiche e alle infezioni batteriche e virali, la congiuntivite può manifestarsi anche in presenza di una riduzione della secrezione delle ghiandole lacrimali. «Lo strato intermedio del film lacrimale, cioè lo strato acquoso, è molto ridotto per cui diventa disomogeneo anche lo strato interno mucoso che ha la funzione di far aderire l’intero film lacrimale alla superficie corneale», spiega Buratto. «Questa tipologia di congiuntivite si stabilisce lentamente, con decorso cronico, e si presenta con arrossamento oculare, fotofobia e irritazione. In questi casi occorre innanzitutto capire la causa della disfunzione del film lacrimale, per poi intraprendere una terapia locale con lacrime artificiali in colliri o gel associate, laddove necessario, a colliri antibiotici, cortisonici o antinfiammatori non steroidei».
Congiuntivite gigantopapillare
Anche le lenti a contatto possono indurre una congiuntivite gigantopapillare, che è una ipersensibilità non allergica della superficie oculare. «Si tratta di una reazione indotta dal microtrauma ripetuto generato dal “corpo estraneo” presente sulla superficie oculare, al quale si associa una reazione immune simil-allergica probabilmente favorita da residui proteici depositati sulla lente», dice lo specialista. «I pazienti possono essere asintomatici o presentare un’aumentata secrezione mucosa con iniziale intolleranza, anche saltuaria, alle lenti a contatto, che possono sporcarsi facilmente e presentare una maggiore quantità di depositi. La sospensione di questi dispositivi determina la regressione della malattia».
Congiuntivite da inquinamento
Chi pensa che l’inquinamento cittadino sia una minaccia solo per i polmoni si sbaglia. Le polveri sottili, conosciute con le sigle PM (dall’inglese particulate matter, cioè particolato), riescono a penetrare facilmente nel nostro organismo e a intaccare le mucose, congiuntiva compresa. «Gli inquinanti al suolo agiscono un po’ come il talco: assorbono, cioè, i liquidi che costituiscono il film lacrimale, andando ad asciugare la lacrima», spiega Paolo Nucci, professore ordinario presso l’Università Statale e senior consultant della clinica oculistica dell’Ospedale San Giuseppe di Milano.
«L’occhio secco ha meno ossigeno e, di conseguenza, induce la produzione di citochine infiammatorie, responsabili di arrossamento, sensazione di corpo estraneo, ammiccamento continuo. È una congiuntivite da inquinamento vera e propria, che interessa prevalentemente i bambini che, camminando a 80-100 cm da terra, sono più esposti alle polveri sottili. Per fronteggiare il problema è possibile applicare colliri con lacrime artificiali prima di uscire, in modo che durante l’esposizione allo smog siano il più idratati possibile, e dopo essere rientrati a casa. Se il disturbo persiste anche con questi succedanei delle lacrime, da usare sempre su suggerimento medico, è meglio consultare lo specialista per verificare che non si tratti di una congiuntivite allergica o infettiva».
Le regole per contenere l’infezione
A prescindere dalla causa della congiuntivite, è bene mettere in atto alcuni semplici accorgimenti per evitare di irritare ulteriormente l’occhio già infiammato e ridurre, eventualmente, la diffusione dell’infezione. Le norme igieniche, ricorda Buratto, possono essere riassunte in dieci punti.
- Non toccarsi mai gli occhi con le mani, specialmente se non sono state preventivamente igienizzate.
- Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o, in assenza, con soluzioni idroalcoliche.
- Evitare di contaminare con le secrezioni lacrimali superfici e oggetti condivisi con altre persone.
- Cambiare ogni giorno gli asciugamani e la biancheria, che non vanno mai condivisi.
- Cambiare spesso le federe dei cuscini.
- Evitare l’utilizzo di prodotti cosmetici intorno all’occhio con la congiuntivite, fino a completa guarigione.
- Non condividere i cosmetici né gli oggetti per la cura personale.
- Non usare le lenti a contatto per l’intera durata della terapia della congiuntivite e buttare le vecchie lenti (se sono semirigide o rigide fare un trattamento disinfettante), il contenitore utilizzato e il relativo liquido di conservazione.
- Evitare che il beccuccio del collirio venga a contatto con una qualsiasi struttura dell’occhio per minimizzare il rischio di auto-contaminazione.
- Evitare il rientro all’asilo o a scuola del bambino affetto finché non inizia la terapia specifica o fino a quando la congiuntivite non è più contagiosa.
Congiuntivite e Covid-19
Il coronavirus Sars-CoV-2 responsabile del Covid-19 si trasmette attraverso le goccioline, chiamate droplets, prodotte dalla persona infetta attraverso respirazione, tosse, starnutazione e fonazione. Queste particelle di saliva si disperdono nell’aria sotto forma di aerosol e tendono a cadere al suolo a distanze variabili. «In assenza di distanziamento sociale, che dovrebbe essere di almeno un metro ma può aumentare fino a due a seconda dei contesti in cui si applica, le goccioline di saliva possono raggiungere altre persone e depositarsi anche sull’epitelio congiuntivale che, a causa della sua morfologia, rappresenta una delle vie preferenziali che il virus usa per accedere all’organismo», fa sapere l’oculista Lucio Buratto.
«Nonostante ciò, alcuni studi condotti dall’American Academy of Ophthalmology hanno dimostrato che il Sars-CoV-2 provoca una congiuntivite solo nell’1-3% dei casi. Di fatto il Covid-19 è una patologia non produttiva, cioè non innesca secrezioni o lacrimazione. Tuttavia, in presenza di sintomi oculari sospetti, è sempre bene consultare l’oculista».