Durante l’attività cardiaca, cioè la contrazione del ventricolo sinistro e il suo rilassamento, all’interno delle arterie viene esercitata una pressione del tutto fisiologica, che dipende dalla forza con cui il cuore pompa il sangue e dalle resistenze che questo incontra. E stando alle nuove linee guida, stilate dalla European Society of Cardiology (ESC) e all’European Society of Hypertension (ESH), la pressione massima dovrebbe stare sotto ai 140 mmHg e la minima al di sotto dei 90 mmHg.
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Perché i valori della pressione si modificano
I valori variano da persona a persona sulla base di alcuni fattori: lo stress, lo stato di salute, la posizione del corpo, il respiro, l’assunzione di farmaci e la dieta, infatti, possono influire sulla pressione arteriosa. Si parla di ipotensione quando il valore della pressione arteriosa massima (sistolica) è più basso di 90 mmHg e/o quello della pressione minima (diastolica) è inferiore a 60 mmHg, mentre per ipertensione si intende una pressione che, misurata più volte consecutivamente e in giorni differenti, risulta essere superiore ai parametri “normali” (140 mmHg e 90 mmHg).
Tenere bassa la pressione
Ma nel caso i livelli superassero gli standard suggeriti, quali interventi correttivi si possono mettere in atto per riportare la pressione a livelli ottimali? Risponde Marco Mettimano, Dirigente Medico di Medicina Interna e Angiologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma.
Chiara Caretoni
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