Vivere con un rene solo. Dopo le notizie che hanno visto la cantante e presentatrice Francesca Michielin e la conduttrice tv Paola Perego parlare dei loro problemi di salute, in molti si stanno chiedendo quale sia la qualità di vita delle persone che devono sottoporsi a un intervento di questo tipo.
Più nel dettaglio ci si chiede quale stile di vita debba adottare chi sia stato sottoposto a nefrectomia? Quali sono i valori da tenere sotto controllo? Abbiamo approfondito l’argomento con il nefrologo Carmine Zoccali, Coordinatore scientifico CNR-IFC Epidemiologia Clinica e Fisiopatologia delle Malattie Renali e dell’Ipertensione Arteriosa.
Sostanzialmente sono due i motivi per cui si applica un intervento di nefrectomia, cioè di asportazione del rene:
- per asportare reni malati (per cancro o anomalie congenite o acquisite severe),
- per donazione d’organo da donatore vivo.
In questo articolo
Vivere con un rene solo per donazione d’organo
Per quanto riguarda la nefrectomia effettuata per donazione d’organo, il rischio di perdere la funzione del rene superstite è basso, almeno in termini assoluti.
Diversi studi hanno permesso di stabilire che nel corso di tutto l’arco esistenziale, solo 90 donatori di rene su 10.000 perdono la funzione del rene superstite e hanno necessità di fare la dialisi. Questo basso numero è comunque circa sei volte più elevato rispetto a quello della popolazione generale con la stessa età e sesso (14 per 10.000 persone). Il motivo di questa differenza è evidente: la popolazione generale ha due reni e può quindi beneficiare a sua volta del rene superstite in caso di eventuale donazione.
Per malattia del rene
Nei pazienti in cui la nefrectomia è effettuata per malattie del rene, il rischio a lungo termine dipende da vari fattori. I principali sono:
- la disfunzione renale (misurabile con la Filtrazione Glomerulare calcolata in base alla creatininemia),
- i segni di danno renale prima della nefrectomia (presenza di proteine nelle urine e/o altre alterazioni urinarie come presenza di globuli rossi, globuli bianchi o cilindri).
Come nei donatori di rene, il rischio della nefrectomia effettuata per malattie del rene è basso nelle persone che hanno una buona funzione renale prima della nefrectomia e che non hanno segni di danno renale.
Vivere con un rene solo: il regime alimentare da seguire
Nelle persone che dopo la nefrectomia hanno una filtrazione renale superiore a 60 ml/min e che non hanno segni di danno renale, è raccomandabile una vita sana che prevenga il sovrappeso, l’obesità e l’ipertensione.
Per questo si raccomanda una dieta normo-calorica con un apporto di sale inferiore a 5 grammi al giorno. Non ci sono raccomandazioni particolari riguardo all’apporto idrico che deve essere adeguato all’attività fisica e alle stagioni.
Attività fisica da evitare
Sono da evitare gli sport ad alto impatto (ad esempio rugby o calcio americano) che possono esporre a traumi addominali e quindi al rischio di traumi al rene superstite.
La corsa, il nuoto, il trekking richiedono solo un’attenta idratazione per compensare le perdita di acqua con il sudore.
Vivere con un rene solo: quali sono i valori da tenere sotto controllo
- Basta controllare la pressione arteriosa con una certa frequenza (diciamo una volta al mese),
- periodicamente (una volta all’anno) l’esame delle urine e la creatinina.
Ovviamente i controlli dovranno essere più frequenti e personalizzati in chi ha segni di disfunzione o di danno renale.
In genere le persone sottoposte a nefrectomia sono più controllate della popolazione generale e in genere fanno una vita più sana dei loro coetanei. Per questo il loro rischio d’ipertensione è solo marginalmente più alto.
La dieta iposodica e la prevenzione del sovrappeso e dell’obesità sono le migliori misure per prevenire l’ipertensione nelle persone mono-rene.
Chi è nato con un rene solo
L’agenesia renale unilaterale, cioè nascere con un solo rene, ha una frequenza di 1 su 2.000 nascite. Di solito la scoperta è accidentale nel corso di ecografie effettuate prima della nascita o per infezioni delle vie urinarie in età pediatrica.
Nella maggioranza dei casi l’agenesia renale è asintomatica e non comporta rischi, in quanto l’altro rene va incontro a ipertrofia compensatoria, cioè si ingrandisce fino a compensare quasi totalmente la funzione del rene mancante.
Tuttavia in circa un terzo dei casi di agenesia renale si riscontrano simultanee alterazioni dell’apparato urinario come il reflusso vescico ureterale.
Quando aumenta il rischio
In questi casi c’è un concreto rischio di progressione verso l’insufficienza renale. A parte i casi con concomitante reflusso vescico-ureterale, i pazienti con agenesia renale a rischio di perdita di funzione renale sono quelli che presentano una riduzione più o meno marcata della filtrazione renale al momento della diagnosi e/o che hanno albumina nelle urine e/o pressione arteriosa alta.