Focus di Marco Lanzetta, direttore dell’Istituto italiano di chirurgia della mano di Monza e professore aggiunto di ortopedia all’University of Canberra (Australia).
Cosa succede in caso di lesione nervosa, cioè quando un trauma recide un nervo causandone la rottura? Se il nervo è sensitivo, si ha una perdita totale della sensibilità della cute. Se il nervo è motorio, allora si ha una interruzione di segnale tra il cervello e i muscoli. In seguito a una frattura dell’omero, per esempio, può essere reciso il nervo radiale, un nervo misto, sia sensitivo che motorio, con mancanza di sensibilità fino a parte dell’avambraccio e una grave paralisi muscolare: il polso rimane «cadente» e le dita non si possono distendere.
L’INTERVENTO. La ricostruzione di un nervo periferico va effettuata usando il microscopio operatore e con strumenti chirurgici molto delicati, in grado di ricucire con aghi e fili quasi invisibili a occhio nudo. Si tratta di una tecnica che viene imparata in laboratorio e viene perfezionata con ore e ore di allenamento. Ma se trascorre troppo tempo dalla lesione del nervo, la ricostruzione nervosa diretta, cioè al microscopio, diventa impossibile, sia perché i monconi sono difficilmente riconoscibili, sia perché i muscoli paralizzati si sono del tutto atrofizzati. In questi casi si può scegliere di intervenire con una tecnica che prevede di trapiantare dei muscoli perfettamente funzionanti da un lato all’altro dell’avambraccio, in modo da sopperire al deficit. In pratica si selezionano dei muscoli sani, dei quali si può fare a meno perché altri muscoli vicini possono benissimo fare anche il loro lavoro, e si trasferiscono dall’altra parte dell’avambraccio, agganciandoli ai tendini paralizzati, in modo che la loro azione rianimi il movimento perso. All’Istituto italiano di chirurgia della mano di Monza abbiamo perfezionato questa tecnica e l’abbiamo utilizzata in più di 100 casi, con ottimi risultati.
RIABILITAZIONE. La riabilitazione va fatta presso un centro specializzato. È possibile recuperare del tutto la funzionalità del nervo rotto.
Marco Lanzetta, direttore dell’Istituto italiano di chirurgia della mano di Monza
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