Come cresce il tumore del pancreas? A questa domanda ha risposto uno studio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Gli esperti hanno scoperto che questo tipo di tumore sfrutta alcune cellule del sistema immunitario per alimentare il proprio sviluppo. In particolare utilizza i macrofagi IL-1β+, che sono un particolare tipo di cellule immunitarie. Si possono leggere i risultati dello studio sulla rivista scientifica Nature.
La scoperta potrebbe aprire una nuova strada per l’immunoterapia che soprattutto per l’adenocarcinoma duttale del pancreas, il tipo più diffuso di tumore del pancreas.
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Il tumore al pancreas è tra i più pericolosi
Il tumore al pancreas è considerato uno dei big killer tra i diversi tipi di cancro. È il quarto tumore nella classifica dei più mortali nella popolazione generale, insieme al tumore al fegato e quello al seno, che però è il numero uno tra le donne. Nelle fasi iniziali non ha praticamente sintomi, quindi viene troppo spesso identificato quando la situazione è già avanzata.
Come cresce il tumore del pancreas: il ruolo dei macrofagi
Il ruolo dei macrofagi è quello di eliminare microrganismi e cellule infette. Inoltre scatena l’infiammazione per cercare di combattere le minacce esterne rappresentate dagli agenti patogeni, come virus e batteri. Alcuni tumori però riescono ad utilizzare alcune cellule del sistema immunitario. I macrofagi sono tra queste.
Quando “circondano” la massa tumorale, invece di combatterla, la rendono più resistente ai vari trattamenti. La conseguenza è una minore sopravvivenza dei pazienti e un maggior rischio di metastasi.
La scoperta su come cresce il tumore del pancreas potrebbe indicare nuovi bersagli per l’immunoterapia
I risultati della ricerca sostengono quindi che bloccando la collaborazione tra macrofagi e cellule tumorali potrebbe dare vita a una terapia per abbassare il rischio di sviluppare un tumore al pancreas nelle persone a rischio, ma anche di potenziare le risposte all’immunoterapia in pazienti già colpiti da questo tipo di cancro.
Cosa succederà ora?
Al momento i ricercatori del San Raffaele hanno svolto la sperimentazione in vitro, quindi a livello cellulare. Interrompendo il crescendo infiammatorio a livello delle cellule i medici possono rallentare lo sviluppo delle cellule tumorali. Ora i prossimi lavori si concentreranno sulle applicazioni cliniche di questa scoperta. Allo studio hanno collaborato anche le Università di Torino e Verona, l’Istituto francese per la sanità e la ricerca medica (Inserm), il centro di ricerca Biopolis di Singapore e l’Università di Shanghai.