Gli esperti lo chiamano blocco vertebrale acuto, ma da tutti è conosciuto come colpo della strega, una violenta contrattura muscolare della parte bassa (lombare) della schiena. Un disturbo che provoca un dolore localizzato particolarmente intenso e trafittivo, che somiglia a una bastonata, e che colpisce una buona parte della popolazione, circa il 10%.
Quali sono le cause?
Se avviene occasionalmente e in persone giovani, il colpo della strega può essere causato da un movimento brusco e repentino, magari associato a torsione del busto, che irrita i plessi nervosi (nervetti di Luschka) attorno alle vertebre lombari, determinando un’intensa contrattura dei muscoli paravertebrali e il conseguente dolore. Se tende a ripetersi, il disturbo può invece essere correlato a difetti posturali, a patologie discali in fase iniziale (protrusioni o piccole ernie) o ad alcune condizioni anatomiche di origine congenita, come ad esempio le spondilolistesi, ovvero leggeri scivolamenti vertebrali che con il passare degli anni aumentano, diventando progressivamente più lesivi.
Come si diagnostica?
Soprattutto in caso di recidive, è opportuno rivolgersi all’ortopedico per una visita. Se necessario, lo specialista prescriverà alcuni esami strumentali, come le radiografie standard e oblique della colonna lombo-sacrale, per escludere la presenza di spondilolistesi, ed eventualmente la risonanza magnetica nel caso si sospetti la presenza di una sofferenza di tipo compressivo.
Come si cura?
La regola d’oro è il riposo assoluto per almeno 24-48 ore, in posizione sdraiata o semi-seduta, evitando tassativamente, nei giorni seguenti, di fare sforzi, di stare in piedi per molto tempo, di sollevare pesi e di piegarsi in avanti. Molto benefica è la termoterapia, che utilizza il calore per favorire un maggiore afflusso di sangue (vasodilatazione) a livello locale, in grado di favorire lo smaltimento dell’infiammazione e di indurre una decontrattura dei muscoli: a casa si possono fare docce calde o bagni tiepido-caldi per circa 5-10 minuti, mentre negli appositi centri ci si può sottoporre a fangoterapia o a idrokinesiterapia in acqua termale, la cui temperatura si aggira sui 30-32 gradi. È utile anche applicare le fasce autoriscaldanti. A queste terapie può essere associato, se necessario, il trattamento farmacologico con i Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei). Nei casi di dolore particolarmente intenso, con manifestazioni nevritiche periferiche, lo specialista prescriverà i cortisonici.
Riabilitazione e prevenzione
Passata la fase acuta, per ristabilirsi al meglio e prevenire eventuali recidive è consigliabile seguire, su indicazione dell’ortopedico e con il monitoraggio di un fisioterapista o di un personal trainer, un adeguato programma ginnico-riabilitativo mirato a potenziare e tonificare la muscolatura di sostegno alla colonna vertebrale, soprattutto i muscoli addominali e dorso-lombari. A specifici esercizi di ginnastica può essere associato lo stretching dei muscoli della colonna vertebrale e degli arti inferiori, soprattutto i flessori, ovvero i muscoli posteriori delle cosce. Al termine di ciascuna seduta ci si può poi sottoporre a una massoterapia decontratturante con lievi trazioni manuali della colonna cervicale e della cintura pelvica. Utile anche lo yoga: il consiglio è però quello di procedere con gradualità, tenendo conto della reazione dell’organismo e iniziando con movimenti dolci per arrivare poi eventualmente a esercizi più intensi e impegnativi, come quelli del Power Yoga.
Focus a cura di Arturo Guarino, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Traumatologia sportiva del Centro Specialistico Ortopedico Gaetano Pini di Milano.
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