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Chirurgia genitale maschile: scopri le nuove tecniche mininvasive

Più rapide e indolori per risolvere problemi di prostata, allungamento del pene e disfunzione erettile

Meno dolore e ricoveri più brevi. Sono questi gli obiettivi delle nuove tecniche mininvasive per la chirurgia genitale maschile, sempre più rapide ed efficaci nel risolvere problemi di prostata, allungamento del pene e disfunzione erettile. Le nuove frontiere sono state illustrate dagli esperti riuniti a Roma in occasione del XIII Congresso della Società Italiana di Chirurgia Genitale Maschile (SICGEM): scopriamole insieme.

Incurvamento del pene

Le nuove metodiche per la corporoplastica, cioè la correzione dell’incurvamento penieno, permettono di conservare la capacità erettile e la sensibilità. Questo perché non ricorrono alla circoncisione, ma utilizzano una via d’accesso che sta alla base del pene e che non lascia segni visibili, a differenza delle tecniche tradizionali in cui il tasso di recidive e la perdita della sensibilità e di impotenza è molto alto (25-30% dei casi). «Inoltre è possibile effettuare l’operazione in ambulatorio con anestesia locale. Ciò consente di ridurre i disagi per il paziente con un tasso inferiore di complicanze lievi, pari a circa il 3%», spiega Giovanni Alei, professore benemerito di urologia all’università Sapienza di Roma e presidente della SICGEM.

Gruppo San Donato

Prostata ingrossata

Un’altra novità riguarda la cura dell’ipertrofia prostatica benigna, un disturbo che può sopraggiungere dopo i 50 anni determinando difficoltà a urinare. Quando la vescica non riesce più a svuotarsi per l’eccessivo ingrandimento prostatico, bisogna ricorrere nella maggior parte dei casi alla resezione (cioè l’asportazione) della parte ingrandita della prostata. Un’importante innovazione da alcuni anni è rappresentata dall’uso del laser, con il quale si effettua la vaporizzazione della parte interessata rendendo l’intervento esangue, indolore e di particolare sicurezza, soprattutto quando esistono patologie concomitanti (ad esempio malattie cardiache o respiratorie). Entrambi gli approcci vengono effettuati in via endoscopica, senza dover ricorrere a incisioni esterne.

Allungamento del pene

La cosiddetta “sindrome da spogliatoio” continua a colpire, facendo lievitare il numero degli italiani che chiedono di allungare o ingrandire il proprio pene. Anche in questo caso è doveroso un approccio mininvasivo, per permettere alla persona di recuperare la sua vita sessuale e ristabilire un equilibrio psichico. L’operazione di allungamento, secondo la metodica introdotta da Giovanni Alei circa 20 anni fa, prevede l’inserimento di un distanziatore in silicone fra pube e base del pene, confezionato sulle caratteristiche anatomiche del paziente che non comporta recidive o problemi di rigetto.

L’ingrandimento del pene 

Per l’ingrandimento, invece, il problema riscontrato nelle tecniche tradizionali è legato al grasso utilizzato per ispessire il diametro. I pazienti in questo caso avvertono la sensazione di avere una sorta di strato di gommapiuma, tra la cute e i corpi cavernosi. Il professor Alei ha invece provato a introdurre derma umano e suino liofilizzati, ottenendo ottimi risultati. «Le tecniche più attuali – commenta l’urologo – consentono aumenti di dimensione intorno al 25-30%, restituendo sicurezza e piena facoltà di intraprendere una vita di relazione normale. A oggi sono stati operati più di 500 pazienti, effettuando in alcuni casi entrambi gli interventi di allungamento e ingrandimento, associando a volte l’asportazione del grasso pubico».

Disfunzione erettile

Zero controindicazioni: gli studi sulle onde d’urto a bassa intensità per la cura delle disfunzioni erettili vanno avanti e dimostrano ottimi risultati, sia sul piano dell’efficacia sia su quello dell’assenza di controindicazioni per i pazienti. Rispetto alle terapie in uso, come l’iniezione di agenti vasodilatatori nei corpi cavernosi o l’assunzione per via orale di farmaci, le onde d’urto sono in grado di creare nuovi vasi sanguigni nell’organo del paziente. L’effetto ha una durata persistente nel tempo, oltre a presentare il notevole vantaggio di non essere una terapia invasiva ma di breve durata, visto che ciascuna seduta dura solo 15 minuti.

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