Post di Elvira Brattico, ricercatrice di neuroscienze
all’Università di Helsinki in Finlandia.
Su PloSOne é stato pubblicato lo scorso luglio un articolo intitolato Toward a brain-based theory of beauty che si potrebbe tradurre Verso una teoria della bellezza di stampo neurologico e scritto a quattro mani da Tomohiro Ishizu e Semir Zeki, dell’University College di Londra.
Il secondo autore, Semir Zeki puó essere considerato il fondatore della neuroestetica, una sottobranca delle neuroscienze, volta alla scoperta delle basi neurali dell’esperienza artistica.
Il mio primo approccio all’articolo é stato cauto. Ero scettica sulla possibilitá di individuare in una zona del cervello l’origine dell’esperienza del bello. Eppure dopo un’attenta lettura mi sono dovuta, almeno in parte, ricredere. Gli autori hanno impostato un elegante esperimento di risonanza magnetica funzionale (fMRI) in cui venivano presentati a 21 soggetti in tutto 30 brani musicali e 30 dipinti che in una precedente sessione erano stati classificati come belli, neutri oppure brutti.
L’analisi dei dati ha rivelato che solo una piccola regione del cervello, la regione A1 della corteccia orbitrofrontale media, viene attivata sia dai brani musicali che dai dipinti giudicati belli, con intensificazione dell’attivitá in relazione all’accentuazione del giudizio di bellezza. Secondo gli autori, questa scoperta conferma ancora una volta anche la bellezza é negli occhi (o nelle orecchie) del soggetto, in linea con l’antica saggezza del detto De gustibus non est disputandum.
La regione A1 della corteccia orbitofrontale é vicina ma non coincide con la zona in cui si elabora il piacere, ed in particolare, quello derivato da un compenso monetario. Piuttosto sembra che questa zona del cervello sia dedicata unicamente all’esperienza di bellezza. Ci sarebbe da chiedersi cosa succede in pazienti con lesioni cerebrali in questa zona; perdono il senso del bello? Oppure, chi tra conoscenti o personaggi famosi dimostra un patologico cattivo gusto, ha forse una disfunzione neurologica nell’area A1 all’origine del problema?