Disgustati da un cibo che non ci piace o da un comportamento che non condividiamo, poca cambia. In entrambi i casi, il nostro cervello frena i neuroni che controllano il movimento della lingua. A rilevare questa relazione tra disgusto morale e disgusto fisico un gruppo internazionale di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna e dell’Università degli Studi di Messina, pubblicato sulla rivista Social, Cognitive and Affective Neuroscience.
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Studiare cosa fa il cervello
Per capire in che modo la reazione a un sapore spiacevole e a un comportamento che ci indigna perché viola le norme condivise sia simile, gli studiosi hanno indagato l’attività dei neuroni che controllano i movimenti della lingua. Per farlo, hanno applicato la Stimolazione magnetica transcranica a un campione di persone. La Tms è una tecnica non invasiva che, grazie ad una bobina posizionata sulla testa, ha permesso di creare un campo magnetico per stimolare la rappresentazione della lingua nella corteccia motoria.
La simulazione in laboratorio
Ai soggetti coinvolti sono stati mostrati diversi scenari. Che, in alcuni casi, prevedevano delle violazioni dei codici morali. Attraverso una serie di elettrodi è stata quindi registrata di volta in volta la risposta dei neuroni motori che controllano il movimento della lingua.
Più siamo indignati, più il nostro cervello blocca la lingua
I risultati ottenuti hanno mostrato che le violazioni morali che indignavano fortemente i partecipanti corrispondevano ad un’inibizione della capacità motoria della lingua. E maggiore era l’indignazione provata, maggiore era il livello di inibizione registrato. Una reazione risultata specifica per la lingua. Non sono state registrate simili risposte in altre porzioni della corteccia motoria.
Un meccanismo di difesa
Il legame tra lingua e disgusto è intuitivo. Chiunque se ne rende conto quando assaggia qualcosa che non gli piace. L’inibizione del movimento della lingua che si registra quando entriamo in contatto con un sapore sgradito potrebbe essere legata ad un meccanismo di difesa sviluppato per prevenire l’ingestione di sostanze dannose. I risultati di questo nuovo studio suggeriscono ora che lo stesso meccanismo di difesa potrebbe essersi adattato anche per reagire alle violazioni delle norme morali condivise.