Un semplice esame del sangue in grado di scovare le proteine che indicano lo sviluppo dell’Alzheimer vent’anni prima che i sintomi si manifestino. La notizia arriva dall’Università Saint Louis di Washington, che assicura che la percentuale di accuratezza della diagnosi arriva al 94 per cento.
Il problema della diagnosi è una delle questioni principali quando si parla della malattia di Alzheimer. Non esistendo ancora una cura, è necessario intervenire il prima possibile per limitare i danni. I sintomi principali sono:
- la perdita di memoria;
- le difficoltà nelle attività quotidiane;
- i problemi di linguaggio;
- il disorientamento nel tempo e nello spazio;
- la diminuzione della capacità di giudizio;
- le difficoltà nel pensiero astratto;
- il riordinare in modo sbagliato;
- i cambiamenti di umore e di personalità;
- la perdita progressiva di interesse per le proprie attività.
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Quando viene diagnosticata in media la malattia?
Avere a disposizione quindi un test del sangue che possa diagnosticare la malattia decine di anni prima che si cominci ad esempio a perdere la memoria può aiutare in modo significativo le terapie.
In media chi soffre di Alzheimer vive tra i 4 e gli 8 anni dopo la diagnosi. In questo periodo il declino cognitivo può essere progressivo o immediato. Ci sono sette stadi della malattia, che vanno dalla mancanza di sintomi clinicamente rilevabili a un forte declino cognitivo.
Di solito la patologia viene diagnosticata quando si è raggiunto il terzo stadio, che corrisponde a un medio declino cognitivo, che è chiaro alle persone che vivono con il paziente. Se l’Alzheimer è affrontato negli stadi tra il medio e il moderato, ci sono diversi farmaci che possono aiutare a rallentare la progressiva perdita di memoria e a ridurre i cambiamenti di comportamento.
Superati però i primi stadi della malattia, i medici hanno pochi strumenti.
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Il nuovo test del sangue
Diagnosticare l’Alzheimer è molto complicato e costoso. L’esame del sangue messo a punto dal team guidato dalla dottoressa Suzanne Schindler è estremamente economico rispetto alle decine e decine di altri esami che vengono prescritti per capire se si è colpiti da questa malattia. Potrebbe entrare a far parte degli esami di routine da consigliare dai 50 anni in poi. L’accuratezza del test, confrontato con i più sofisticati sistemi in uso oggi è del 94 per cento.
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Anche altri studi si concentrano su un test del sangue
Una ricerca italiana ha messo in luce che l’accumulo cerebrale della proteina beta amiloide – marcatore della malattia di Alzheimer – è spesso associato uno sbilanciamento della flora batterica intestinale; lo sviluppo di un metodo non invasivo basato sulla stimolazione magnetica per distinguere i pazienti affetti da Alzheimer da quelli affetti da demenza fronto-temporale (rappresenta il 10-15% di tutti i casi di demenza); l’individuazione dell’effetto protettivo del bilinguismo sull’evoluzione dell’Alzheimer. Qui puoi vedere la videointervista all’esperto Stefano Cappa, ordinario di Neurologia, Scuola Universitaria Superiore di Pavia.
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Allo studio anche un test della saliva
Da uno studio del Beaumont Research Institute nel Michigan arriva invece un’altra possibilità, quella di diagnosticare precocemente la malattia, o anche solo il rischio di ammalarsi nel futuro, attraverso un test della saliva. La ricerca ha evidenziato che nella salive dei pazienti e delle persone più a rischio di demenza sono presenti alcune particolari molecole che invece sono assenti, o presenti in quantità inferiori, nella salive dei soggetti sani.
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