Quali sono gli effetti delle cellule staminali sulla salute del cuore? A questa domanda ha dato una risposta una ricerca internazionale che ha visto la partecipazione dell’Università di Torino e di quella di Washington. I ricercatori hanno messo a punto una nuova procedura capace di riparare il cuore dopo un infarto con l’utilizzo di cellule staminali ingegnerizzate. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cell Stem Cell.
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Effetti delle cellule staminali sulla salute del cuore: qual era il problema finora
È già noto da anni che il trapianto di cellule di cuore differenziate da cellule staminali dia ottimi risultati terapeutici. C’è però un problema significativo: questa terapia ha un periodo transitorio particolarmente difficile per il paziente, soprattutto per quanto riguarda il battito cardiaco, quindi le aritmie.
Effetti delle cellule staminali sulla salute del cuore: cosa cambia grazie alla nuova ricerca
Questa ricerca ha messo in luce il meccanismo molecolare che rende incompatibili le cellule trapiantate ancora immature con quelle del cuore adulto. In pratica le cellule immature non riescono a battere allo stesso ritmo delle altre cellule presenti nel muscolo miocardico. Con l’uso di metodologie di editing genetico gli scienziati hanno dimostrato che questo problema può essere superato.
Cosa sono le aritmie?
Come si può intuire dal nome, le aritmie sono disturbi del ritmo cardiaco o della frequenza cardiaca, in pratica del numero di battiti che il cuore compie ogni minuto. Se il battito è troppo veloce si parla di tachicardia. Se troppo lento brachicardia. Qualora questo ritmo sia molto irregolare siamo di fronte alla fibrillazione atriale. Va ricordato che nella maggioranza dei casi questo disturbo è innocuo. La situazione va però costantemente tenuta sotto controllo per evitare problemi che possono diventare estremamente gravi.
Effetti delle cellule staminali sulla salute del cuore: il team che si è occupato della ricerca
Lo studio è stato co-coordinato da Alessandro Bertero, responsabile del laboratorio Armenise-Harvard di genomica dello sviluppo e ingegneria cardiaca presso il Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino. Insieme a lui, il professore Chuck Murry, direttore dell’Institute for Stem Cell and Regenerative Medicine dell’Università di Washington.