Chi li ha avuti, lo confermerà. I calcoli ai reni sono dolorosissimi e, spesso, difficili da debellare. Si tratta di un disturbo diffuso, caratterizzato dalla «presenza di concrezioni minerali di varia composizione chimica nelle vie urinarie, dal rene alla vescica». Così li spiega Carmine Zoccali, Presidente della European Renal Association (ERA EDTA). Ma come mai vengono e in che modo di possono eliminare?
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Perché si formano i calcoli ai reni?
«I calcoli si formano per un processo chimico detto di “sovrasaturazione”». «In breve, se noi sciogliamo in acqua quantità crescenti di sali minerali, questi rimangono ben disciolti fino a quando non si raggiunge una concentrazione critica (soglia di saturazione) che fa aggregare i sali e li fa precipitare. Quando le urine sono “sovrasature”, i sali minerali precipitano e si aggregano in cristalli», dando luogo alla calcolosi.
Qual è il “materiale” che li compone?
Ma di cosa sono fatti i calcoli renali? «L’80% dei calcoli contengono calcio. Tra questi, quelli che contengono calcio combinato ad acido ossalico sono i più frequenti». «Al contrario, i calcoli di fosfato di calcio, di acido urico o di magnesio-ammonio-fosfato e quelli di cistina sono più rari. Tuttavia i calcoli possono essere misti e contenere, per esempio, acido urico e ossalato di calcio».
Fattori di rischio per i calcoli ai reni
Tra i fattori di rischio troviamo:
- una scarsa introduzione di liquidi,
- l’iperparatiroidismo, cioè un’eccessiva funzione delle ghiandole paratiroidi che comporta un’alta eliminazione di calcio nelle urine,
- l’aumentata escrezione di calcio (anche a prescindere dall’iperparatiroidismo) o di ossalato di calcio.
«Anche una bassa escrezione di citrato e di magnesio facilita la precipitazione dei sali minerali in quanto sia il citrato sia il magnesio sono fattori inibenti la formazione di cristalli nelle urine. L’eccessiva eliminazione dell’aminoacido cistina è un ulteriore, ma non frequente, causa di calcolosi». La prevenzione, dunque, consiste nell’aumentare l’introduzione di acqua e correggere le eventuali alterazioni predisponenti» avverte Zoccali.
Quali sono i sintomi dei calcoli ai reni?
«I sintomi classici sono il dolore lombare irradiato in avanti e in basso, accompagnato da difficoltà nella minzione (disuria), comunemente definiti come “colica”». «Possono anche essere presenti sangue nelle urine (ematuria) e dolori addominali diffusi».
Come si esegue la diagnosi
«Il sospetto di calcolosi si fa su base clinica, cioè sui sintomi. Il medico allertato dalla sintomatologia riferita dalla persona prescrive esami che visualizzano le vie urinarie. Ad esempio l’ecografia che permette di individuare la presenza di calcoli nel rene, negli ureteri o nella vescica valutando anche se gli stessi causano o meno ostruzione delle vie urinarie». «Successivamente all’ecografia sono spesso necessari altri esami radiologici come la TAC, per confermare e meglio valutare la localizzazione e il rischio dei calcoli».
I calcoli ai reni possono essere confusi con altri disturbi?
Il dolore caratteristico della colica renale può essere confuso con altre patologie, come:
- la colica biliare e la colecistite,
- la pielonefrite,
- la diverticolite,
- l’appendicite,
- l’herpes zoster nelle fasi iniziali nelle quali ancora non sono chiare le lesioni cutanee» puntualizza Zoccali.
«Nelle donne, invece, anche la dismenorrea e la torsione di cisti ovariche possono causare dolori molto simili a quelli innescati dalla calcolosi» continua il professore.
Qual è la sede dei calcoli
«I calcoli possono localizzarsi in un qualsiasi tratto delle vie urinarie, dal rene all’uretere, fino alla vescica e all’uretra».
Quali sono i trattamenti
«Quando i calcoli sono di piccole dimensioni, cioè 0,2-0,5 cm, generalmente vengono eliminati spontaneamente, incoraggiando l’individuo a bere molto e a muoversi. Il moto, specialmente quello sussultorio del salto e della corsa, facilita la progressione dei calcoli nelle vie urinarie e l’espulsione». Tuttavia, la probabilità di espulsione spontanea è tanto meno probabile quanto più grande è il calcolo. In questi casi il moderno approccio al trattamento della calcolosi urinaria è composto da interventi chirurgici mininvasivi. In uno “Stone Center” è possibile avere nella stessa sede know-how, tecnologie e strumenti che permettono di poter scegliere di volta in volta il trattamento più indicato per ogni tipologia di calcolo e di paziente. Inoltre, ove necessario, è possibile correggere con la chirurgia laparoscopica e/o robotica tutte le malformazioni anatomiche, causa talora della formazione di calcoli.
Litotrissia extracorporea
I calcoli di 1 cm o più grandi solo eccezionalmente possono essere eliminati in via spontanea. In questi casi la litotrissia è l’approccio terapeutico di prima linea, che ha successo in circa ¾ dei casi. Il calcolo viene bombardato dall’esterno con onde d’urto.
Tecniche endoscopiche
Tra le più moderne metodiche mininvasive c’è la litotrissia endoscopica ureteroscopica (URS) con laser a Olmio, utilizzata in particolar modo per il trattamento della calcolosi ureterale, e la litotrissia endoscopica endorenale per via retrograda con ureterorenoscopio flessibile (RIRS), ideale per calcoli fino ai due centimetri di diametro.
Litotrissia percutanea
Infine c’è la litotrissia percutanea (PCNL), metodica utilizzata in particolar modo per i calcoli renali superiori a 2-3 cm di diametro. In questo caso viene eseguita una piccola incisione nel fianco del diametro di circa 1 cm che consente di accedere al rene con un endoscopio e rimuovere i frammenti del calcolo, anche di grandi dimensioni, garantendo un’altissima se non totale percentuale di successo.
Il ruolo dell’alimentazione nei calcoli ai reni
Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante a livello preventivo. «Limitare l’apporto di sale e zucchero, di cibi molto ricchi in calcio, come i latticini, o ossalato, come rabarbaro, sedano, spinaci, peperoni verdi, arachidi, cioccolato, uva, zucca, bietole, fragole, mirtilli e tè, è una misura utile in linea generale ma in particolare nei pazienti che hanno un’alta eliminazione di calcio, di ossalato o di acido urico nelle urine».
«Va limitata anche l’introduzione di alimenti ricchi di proteine animali (carni in generale). Aumentano l’acidità delle urine e pertanto l’eliminazione di calcio ed acido urico. Da evitare l’introduzione di cibi ricchi in purine, come estratti di carne, brodo di carne, frutti di mare, acciughe e sardine sott’olio, frattaglie e cacciagione, perché aumentano l’escrezione di acido urico».
Le complicanze della calcolosi
«L’ostruzione delle vie urinarie, che determina una progressiva dilatazione delle stesse a monte dell’ostruzione (idronefrosi), è la complicanza più temibile». «Se non viene rilevata e risolta, infatti, questa complicanza può condurre a una progressiva perdita funzionale del rene. Inoltre i reni con idronefrosi hanno un alto rischio di infezione».