Si è fatto il punto sui sintomi, la diagnosi, il percorso di cura e le nuove terapie della BPCO, la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, al primo meeting internazionale dal titolo “Focus on upper & lower airways diseases” in corso a Genova fino al 18 febbraio, organizzato dalla Fondazione Internazionale Menarini.
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Entro il 2020 la BPCO sarà
la quarta causa di morte nel mondo
«Dobbiamo sottolineare che entro il 2020 la BPCO diventerà la quarta causa di morte nel mondo e anche l’asma è destinata a diventare un’importante causa di morte» ha ricordato Giorgio Walter Canonica, Docente di Asma e Allergia Clinica all’Università Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano e al Dipartimento di Medicina Interna all’Università di Genova.
Cos’è la BPCO?
«La BPCO è una patologia cronica delle vie aeree, che si caratterizza per la comparsa di tosse, espettorazione e di una fatica respiratoria che chiamiamo dispnea» spiega Fulvio Braido, Professore associato della Clinica di Malattie Respiratorie e Allergologia della Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di Genova. «Ha una prevalenza piuttosto alta nella popolazione: siamo intorno al 5/6 per cento. Vengono colpiti – ricorda Braido – soprattutto anziani e chi fuma, ma non è solo correlabile al fumo di sigaretta quindi dobbiamo stare attenti tutti». Non bisogna confondere la BPCO con la broncopolmonite: scopri qui di cosa si tratta.
In che percentuale sono colpiti i fumatori?
Si può dire che chi fuma per un lungo periodo di tempo avrà comunque tosse ed espettorazione. Circa il 25% svilupperà la vera e propria BPCO.
Quali sono i sintomi?
«Nelle persone esposte al fumo di sigaretta, la tosse e l’espettorazione sono eventi che rappresentano una difesa dell’organismo nei confronti di un agente patogeno, potenzialmente dannoso. Sono sintomi molto comuni. Alcuni pazienti hanno anche un’alterazione delle vie aeree che porta a un’ostruzione: il calibro delle vie aeree progressivamente diminuisce e quindi l’aria, dovendo passare per condotti a diametro inferiore, trova un ostacolo e quindi facciamo fatica a respirare».
La diagnosi può arrivare tardi
«Decisamente vero, in quanto il fumatore convive con questa situazione, perché l’attribuisce alla sua abitudine. Si recano dal medico quando compare qualcosa di più: o eventi acuti dove la tosse e l’espettorazione aumentano significativamente, oppure quando la dispnea, ovvero la fatica a respirare, diventa evidente, prima sotto sforzo, fino ad arrivare ad avere questa condizione anche quando si è a riposo. Poiché è una malattia a lenta progressione, questi sintomi sono un po’ sottovalutati».
Come avviene la diagnosi?
«La diagnosi è clinico-funzionale. Indaghiamo la storia del paziente durante una visita diretta, mentre l’ostruzione è documentata con un esame semplice e indolore che è la spirometria».
Seguire stili di vita virtuosi è di aiuto?
«Assolutamente sì. È una patologia cronica che porta a un’alterazione degli scambi gassosi: progressivamente il paziente è sempre meno in grado di portare dentro il proprio organismo l’ossigeno in modo adeguato e di smaltire l’anidride carbonica. L’ossigenazione viene compromessa. Quando analizziamo le statistiche e andiamo a vedere la mortalità delle persone, vediamo che è tendenzialmente associata alla sedentarietà. Maggiore è la sedentarietà maggiore è il rischio». La notizia non dovrebbe sorprendere: come hanno confermato diverse evidenze scientifiche, l’inattività fisica è fattore di rischio per una moltitudine di patologie croniche.
Il paziente con BPCO deve fare movimento
«Certo, però ci troviamo di fronte a una situazione in cui ho un sintomo che limita l’attività fisica. Se faccio fatica a fare la rampa di scale prenderò l’ascensore, perdendo la mia capacità, il mio allenamento fisico per fare un determinato sforzo: abbiamo un circolo vizioso».
Quali sono le cure disponibili?
«Il nostro obiettivo è quello di migliorare la pervietà delle vie aeree e qui i farmaci cardine sono i broncodilatatori: dobbiamo cercare di portare il calibro bronchiale il più vicino possibile alla normalità. Si possono associare delle terapie antinfiammatorie perché c’è iper produzione di muco. Si assiste spesso alle cosiddette riacutizzazioni bronchitiche in cui si ha un aumento improvviso della tosse, dell’espettorato e della dispnea: in queste circostanze la tipologia di farmaci usati varia e viene incrementata».
Oggi siamo di fronte a prospettive nuove
«La BPCO è composta da due elementi fondamentali che sono la bronchite cronica e l’enfisema e ci avviamo verso una serie di trattamenti che vanno dalla riduzione endoscopica o chirurgica dell’enfisema o nuovi trattamenti biologici, trattamenti in base al patrimonio genetico, fino alla ventilazione, cioè all’uso di macchine per favorire lo scambio gassoso, fino anche al trapianto di polmone. Abbiamo dati che speriamo migliorino ulteriormente che ci dicono che prima interveniamo maggiore è la probabilità di ridurre il peggioramento delle funzione respiratoria».
Francesco Bianco
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