Le cause possono essere molte, per questo avere la bocca secca è un problema così diffuso. Non è solo una sensazione, ma un vero disturbo cronico: la xerostomia, così si chiama, è comune a quasi la metà degli anziani. Colpa dei farmaci, tra cui benzodiazepine antipertensivi o antinfiammatori non steroidei, che alterano la funzionalità delle ghiandole salivari. Ad asciugare il cavo orale sono anche diabete, processi di invecchiamento, malattie autoimmuni come la sindrome di Sjogren, abuso di alcol.
Se per far passare questa sensazione di secchezza può essere utile la vitamina C, con la classica fettina di limone da tenere in bocca, ad oggi però non esiste alcun trattamento specifico per ripristinare un’adeguata secrezione di saliva. Questo perchè «le cellule staminali delle ghiandole salivari sono tra le più complesse da crescere in laboratorio», spiega Chih-Ko Yeh che con il suo team di dentisti dell’Università del Texas di San Antonio, negli Stati Uniti, sta mettendo a punto ghiandole salivari artificiali. I primi risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista Tissue Engineering Part A: i ricercatori americani sono riusciti a crescere su uno ‘stampo’ in 3D delle cellule staminali, prelevate da modello animale, e ottenerne una funzionalità simile a quella naturale. Messo un freno a facili entusiasmi, il team sottolinea che lo studio rappresenta un primo passo nella direzione della medicina rigenerativa, promettente strategia per riparare un danno alle ghiandole salivari. Non prima di dieci anni, però.
La xerostomia non è solo un disturbo fastidioso, ma può avere delle ricadute sulla salute del cavo orale e non solo: la saliva, infatti, svolge una funzione immunitaria per difendere gengive, denti e mucose dalle aggressioni batteriche, oltre a essere coinvolta nella digestione e in tutte le funzioni meccaniche della bocca, come parlare e deglutire.
31/07/2015
