Il disturbo dello spettro autistico è un muro che impedisce ai pensieri di sfociare in parole. È una barriera che rende impossibile il riconoscimento e la comprensione dei simboli. Un ostacolo che non consente di comunicare liberamente con l’ambiente circostante. L’autismo si manifesta anche attraverso una compromissione del linguaggio (un ritardo o un’assenza totale) e un deficit nelle capacità comunicative.
In questo articolo
I sintomi che colpiscono il linguaggio
Un bambino affetto da questa condizione è incapace di comprendere le domande e le richieste, di integrare parole e gesti, di capire i significati impliciti delle frasi, di intraprendere autonomamente una conversazione. Il discorso si può ampliare a tutto lo spettro autistico. Sappiamo che comprende anche la sindrome di Asperger, la sindrome di Rett, il Disturbo Pervasivo dello Sviluppo Non Altrimenti Specificato (PDD-NOS) e il Disturbo Disintegrativo dell’Infanzia.
Cos’è la Comunicazione Aumentativa Alternativa?
La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) ha lo scopo di compensare queste disabilità cognitive ed espressive. In che modo? Costruendo un sistema “semplificato” di simboli, che permetta al bambino autistico di interagire con la realtà che lo circonda.
A sostegno di ciò sono stati sviluppati anche dei dispositivi medici elettronici. Si tratta di DPad e DPocket di Sapio Life. Attraverso sensori, eyetracking (i movimenti oculari), touch-screen e movie face (spostamenti del viso) consentono di facilitare e incentivare la comunicazione nei soggetti autistici. Dotati di software Dialogo ACC, questi strumenti coinvolgono tatto, vista e udito degli utenti, che possono esprimere i propri pensieri attraverso immagini e tabelle.
Comunicazione Aumentativa Alternativa: il parere dell’esperto
Con l’aiuto di Giovambattista Presti, Professore associato di Psicologia Generale all’Università Kore di Enna, cerchiamo di capire meglio come può migliorare la vita di un bambino autistico che viene coinvolto in un programma di Comunicazione Aumentativa Alternativa.
Perché i bambini con autismo faticano a comunicare con il mondo esterno?
I soggetti che presentano un disturbo autistico manifestano un deficit nell’interazione sociale, nelle abilità di comunicazione (verbale e non) e nello sviluppo di attività e interessi personali. Queste anomalie, che variano a seconda dell’età anagrafica e del tipo di malattia, possono essere associate anche a comportamenti atipici e stereotipati.
Purtroppo si sa ancora troppo poco sull’origine neurologica del problema. L’unica cosa certa è che alcune persone con autismo hanno difficoltà a riconoscere i simboli e a comunicare con l’esterno. Altre faticano a comprendere alcuni aspetti più sofisticati del linguaggio, come similitudini e metafore. Le difficoltà comunicative sono comuni a tutto lo spettro autistico ma si presentano in modo diverso.
Comunicazione Aumentativa Alternativa
Per Comunicazione Aumentativa Alternativa intendiamo un insieme di tecniche, conoscenze e ausili (tecnologici e non) che tenta di incrementare la comunicazione nei soggetti che presentano enormi difficoltà di linguaggio. Attenzione, non si tratta di una tecnica riabilitativa. Troppo spesso, infatti, siamo portati a pensare che una persona autistica capisca gli stimoli esterni, non sia in grado di parlare e abbia solo bisogno di un input per “rompere il ghiaccio”. Purtroppo non è così. Il problema è molto più complesso.
Questa pratica clinica ha lo scopo di costruire da zero un sistema di comunicazione “su misura” per ogni bambino con autismo, che possa aiutarlo a integrarsi nei contesti di vita. Se un soggetto non riesce a comunicare ha gravi ricadute negative sullo sviluppo cognitivo e sociale, del linguaggio e delle relazioni. Noi dobbiamo cercare di mettere in collegamento questa persona con l’ambiente circostante.
Come viene costruito un percorso di Comunicazione Aumentativa Alternativa?
La CAA può esistere solo se inserita all’interno di un intervento più generale di tipo cognitivo-comportamentale. Bisogna sottolineare che questo insieme di tecniche non deve essere visto come panacea. Gli interventi di CAA si basano sulla ricerca di soluzioni per favorire lo sviluppo del linguaggio, le abilità recettive ed espressive e per sviluppare gli aspetti linguistici più complessi che sono la produzione e la comprensione dei suoni.
Per realizzare un percorso su misura è necessario identificare i bisogni di comunicazione del bambino, le abilità comunicative già presenti e le priorità date dal contesto di vita in cui è inserito. Non si può avviare la Comunicazione Aumentativa Alternativa senza prima conoscere il piccolo.
Quali strumenti vengono utilizzati come veicolo per i sistemi simbolici?
La CAA è multi-modale. Sono diversi gli strumenti che si possono utilizzare. Questi sono a bassa tecnologia (tabelle con simboli, immagini, fotografie e materiali), a media tecnologia (ausili che riproducono messaggi vocali) o ad alta tecnologia (dispositivi elettronici più complessi).
Il linguaggio è simbolo e il simbolo non è solamente il “disegnino”. È qualsiasi cosa nel mondo umano. Se una persona ci regala una rosa, non ci sta regalando solo un fiore ma vuole comunicarci altri significati che arricchiscono la comunicazione. Questo risulta difficoltoso per un bambino autistico, per il quale un fiore è solo un fiore. Con la CAA si ricostruiscono quindi le basi del sistema d’apprendimento simbolico.
Comunicazione Aumentativa Alternativa e autismo: chi può praticarla?
Viene praticata da psicologi e logopedisti all’interno di centri specializzati che hanno sviluppato questa metodologia.
Con la Comunicazione Aumentativa Alternativa può migliorare la qualità della vita del bambino autistico?
La CAA serve a uno scopo preciso: sviluppare il sistema simbolico. È una sorta di programmazione mentale, che porterà poi ad associare i suoni. È una cosa che il bambino autistico non fa spontaneamente. Se è inserito in un sistema più ampio, contribuisce a sviluppare le abilità sociali, cognitive e linguistiche.
Non si tratta di un semplice miglioramento della qualità della vita: puntiamo all’integrazione del bambino come se fosse un individuo “normale” senza alcun disturbo e con le abilità dei suoi pari. L’obiettivo deve essere uno solo, cioè aiutare il piccolo a sviluppare le competenze che gli servono per il mondo. Se noi riusciamo in questa impresa, facciamo un passo verso l’integrazione del piccolo all’interno della famiglia, della scuola, della società.