«Il movimento giusto per una persona, di sesso maschile o femminile, in un particolare momento della sua vita, a seconda di ciò che vuole fare, delle esigenze e degli obiettivi che ha». È con queste parole che Elena Martinelli, professore associato di ruolo di teoria, tecnica e didattica dell’educazione motoria preventiva e compensativa nel corso di laurea in scienze motorie dell’Università degli Studi di Firenze (puoi chiederle un consulto qui), dà una definizione di attività fisica di genere, un campo ancora poco esplorato, ma protagonista del convegno che si terrà a Pietrasanta il prossimo 18 novembre 2017. Quello toscano sarà il primo evento in Italia a trattare il tema a livello universitario con esperti del settore.
Cos’è l’attività fisica di genere?
«L’attività fisica di genere è una derivazione necessaria della medicina di genere e si occupa in particolare di adattare l’esercizio fisico alle necessità delle persone – spiega Martinelli – che si tratti di un uomo, di una donna, di un giovane, di un adulto o di un anziano». Dopotutto, un bambino ha esigenze di movimento che un adolescente o una persona più grande non ha, e viceversa.
Un’inversione di marcia
«L’esercizio deve essere appropriato e condotto da un laureato in Scienze Motorie. Quando viene svolto correttamente e con regolarità può modificare le funzioni e i parametri vitali di una persona diventando un’ottima forma di prevenzione primaria e secondaria, oltre che un coadiuvante a terapie farmacologiche di vario tipo». Le evidenze scientifiche sul ruolo dell’attività fisica in questo senso sono molte e tutti conoscono l’importanza dell’esercizio per il mantenimento di uno stile di vita sano e di un buono stato di salute. Ma l’attività fisica di genere ci dice qualcosa in più, perché parla di un esercizio che va verso la persona, adattandosi alle sue esigenze, e non il contrario.
Né sport né riabilitazione
Attenzione a non confondere l’attività fisica di genere con lo sport e con la riabilitazione. «Lo sport è un’attività con delle regole ben precise e competitiva, mentre la riabilitazione è un percorso che si intraprende quando una persona deve riprendersi da un infortunio o un intervento» sottolinea l’esperta. Tuttavia, l’attività fisica di genere può costituire una preparazione atletica di base, aggiornata alle esigenze dell’individuo per uno specifico sport, e può essere eseguita nel post-riabilitazione, quando una persona deve tornare attiva.
I temi del convegno
La prima edizione del convegno, dal titolo “L’attività fisica di genere per le necessità della donna”, sarà dedicata al sesso femminile e sarà articolata in tre sessioni. «La prima conferenza riguarderà i tumori femminili: spiegheremo il ruolo dell’attività fisica nella prevenzione, durante il trattamento farmacologico e nelle fasi successive alla cura» spiega Martinelli. Protagonista della seconda parte sarà invece l’età evolutiva. «Fare sport durante la crescita ha dei vantaggi, ma anche tante criticità. Ad esempio, una ragazza che pratica uno sport agonistico può affrontare dei problemi (controllo del peso, mancanza o irregolarità del ciclo) a causa di sollecitazioni e modificazioni fisiologiche dovute a un allenamento non adatto a lei, ma strutturato in modo generico per una squadra». La terza parte sarà invece rivolta alla donna in gravidanza. «Le donne incinte subiscono modifiche posturali e muscolari, che le espongono al rischio del mal di schiena. Con l’attività fisica di genere vorremo insegnare a prevenire questo problema con un educazione comportamentale primo e dopo il parto» conclude l’esperta.
Aperto a tutti
Promosso da FIDAPA BPW Versilia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi e patrocinato da USL Toscana Nord-Ovest, Corso di laurea in Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Firenze, Comitato Italiano Scienze Motorie e Comune di Pietrasanta, il convegno è aperto a tutti e si terrà dalle 15 alle 19 presso il Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta.
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