Dispnea, sensazione di costrizione toracica, tosse e broncospasmo. Nel mondo sono circa 300 milioni le persone che convivono l’asma. In Europa sono 30, in particolare bambini e adulti di età inferiore a 45 anni. Si tratta di una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree che richiede l’attenzione di uno specialista e, condividendo con l’infezione da coronavirus gran parte dei sintomi, nel corso della pandemia si è molto discusso sul legame tra asma e Covid-19. Come impatta il nuovo virus sulle persone che il fiato corto ce l’hanno già a causa dell’asma?
In questo articolo
Asma e Covid-19: sintomi simili
L’asma e l’infezione da coronavirus si manifestano entrambe con difficoltà a respirare, fame d’aria, tosse stizzosa e senso di oppressione al torace. Per chi ha problemi respiratori cronici, quindi, può essere difficile distinguere la dispnea caratteristica della loro patologia da quella che accompagna l’insorgere di Covid-19. A fare la differenza è la presenza di febbre, che colpisce solo chi ha contratto il virus.
Asma e Covid-19: il ruolo dei corticosteroidi
Dati interessanti arrivano da una ricerca condotta all’interno del Severe Asthma Network Italy (uno dei più grandi registri di pazienti asmatici). L’indagine ha rilevato come le persone con asma grave non corrono un rischio maggiore di contrarre il coronavirus e, soprattutto, non vanno incontro a complicanze più severe di altre persone. Su 1.504 pazienti, infatti, i casi di malattia confermata o altamente sospetta sono risultati 26. Pari a un’incidenza dell’1,73%. Anche il tasso di mortalità è risultato piuttosto basso: 7,7% contro il 14,5% della popolazione generale italiana. Come si spiega questo dato? Ci sono delle ipotesi sul ruolo dei farmaci per l’asma nei confronti del coronavirus. Secondo gli autori della ricerca, c’è la possibilità che l’impiego di corticosteroidi inalatori possa prevenire o mitigare lo sviluppo dell’infezione da coronavirus.
La terapia per l’asma: parola all’esperto
«Per decenni abbiamo assistito ad un abuso dei broncodilatatori beta2-agonisti a breve durata d’azione (SABA). Capaci di alleviare da soli e temporaneamente i sintomi, ma non di curare l’infiammazione sottostante. Aumentando così il rischio di riacutizzazioni e, quindi, di un più rapido declino della funzione respiratoria» sottolinea Giorgio Walter Canonica, responsabile del Centro Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia all’Humanitas Research Hospital di Rozzano (MI). «Oggi sappiamo che il paziente deve essere sottoposto ad una terapia combinata costante. Anche per il sollievo al bisogno, durante la terapia di mantenimento, è da preferire una combinazione di corticosteroide inalatorio (ICS), che agisce spegnendo l’infiammazione che caratterizza la malattia, e broncodilatatore a lunga durata d’azione (LABA) capace di offrire una rapida ed efficace broncodilatazione»
L’iniziativa: Asma Zero Week
Da settembre è attivo il Numero Verde 800 62 89 89 per prenotare una consulenza specialistica gratuita per il controllo e la gestione dell’asma tra il 12 e il 16 ottobre 2020. È possibile grazie all’iniziativa nazionale Asma Zero Week, promossa da FederASMA e ALLERGIE Odv – Federazione Italiana Pazienti. Sono oltre 40 i centri specializzati in tutta Italia che apriranno le loro porte per offrire ai pazienti una valutazione dello stato della malattia.