L’artrosi è una malattia degenerativa che danneggia la cartilagine delle articolazioni, cioè il tessuto che permette lo scorrimento tra due capi articolari. Quando la cartilagine subisce lesioni progressive, le ossa adiacenti fanno frizione una sull’altra e vengono danneggiate, causando dolore e variabili limitazioni funzionali. A essere colpite sono soprattutto le ginocchia, le anche, le piccole articolazioni delle mani (specialmente nelle donne), la colonna cervicale e lombare. Ci spiega come affrontarla Ignazio Olivieri, presidente della Società Italiana Reumatologia e direttore del dipartimento di reumatologia della Regione Basilicata, Ospedale San Carlo di Potenza e Ospedale Madonna delle Grazie di Matera (puoi chiedergli un consulto qui).
SINTOMI. Il sintomo più evidente è il dolore causato dalle alterazioni anatomiche-funzionali. Può essere più o meno acuto a seconda dei distretti interessati e dallo stato di avanzamento della malattia. Un altro sintomo caratteristico dell’artrosi è la limitazione funzionale. I pazienti affetti da questa patologia hanno difficoltà a compiere movimenti che prima riuscivano a fare tranquillamente.
CAUSE. Essenzialmente possiamo distinguere due diverse tipologie di artrosi, a seconda della causa che l’hanno originata. L’artrosi primaria è causata da fattori genetici a oggi sconosciuti e si ipotizza quindi una predisposizione ereditaria. L’artrosi secondaria, invece, si sviluppa quando viene alterata la dinamica articolare. Per esempio, una frattura del ginocchio non curata adeguatamente comporta uno sbilanciamento nella distribuzione del peso del corpo. In questo caso alcune articolazioni vengono costrette a lavorare di più e questo può danneggiarle progressivamente.
DIAGNOSI. La diagnosi dell’artrosi è soprattutto clinica, cioè viene effettuata dal reumatologo attraverso una visita medica. La diagnosi poi viene confermata attraverso le radiografie, in cui si può verificare la presenza di un restringimento dello spazio articolare, la cosiddetta rima articolare, per via della scomparsa del tessuto cartilagineo, e l’addensamento dell’osso (sclerosi) dell’osso al di sotto della cartilagine articolare. Quando la malattia è in fase avanzata si possono evidenziare anche escrescenze ossee lungo i margini dell’articolazione o anche la deformazione dei capi articolari.
CURE. Non esiste un farmaco che curi definitivamente l’artrosi. Le opzioni terapeutiche, quindi, sono molto limitate: da un lato abbiamo le terapie sintomatiche che hanno come scopo il trattamento del dolore, dall’altro c’è la possibilità di sottoporsi a interventi chirurgici.
Terapie sintomatiche. L’obiettivo di questo approccio è quello di alleviare il dolore. Il paracetamolo è l’analgesico generalmente più prescritto. Inoltre, si possono usare anche antinfiammatori non cortisonici in combinazione con un farmaco che funzioni da copertura per lo stomaco. Solo gli antinfiammatori COXIB, che sono meno gastrolesivi, possono essere assunti senza protezione. Tra le terapie sintomatiche rientrano anche le infiltrazioni intra-articolari di cortisone o acido ialuronico.
Intervento chirurgico. Nei casi in cui il dolore e le limitazioni funzionali diventino molto invalidanti si può ricorrere al trattamento chirurgico, che è l’opzione scelta da Jane Fonda. Probabilmente senza di esso l’attrice sarebbe finita sulla sedia a rotelle. L’intervento, ormai diventato di routine, consiste nella sostituzione dell’articolazione danneggiata con specifiche protesi.
Tratto da Ok Salute e Benessere – febbraio 2015