Artrosi non è sinonimo di vecchiaia. In particolare quella che colpisce il ginocchio. L’età e il passare del tempo, spiegano gli esperti, sono i primi fattori che aumentano il rischio di usura della cartilagine articolare, ma non sono assolutamente gli unici. «La cartilagine può usurarsi lentamente e progressivamente anche a seguito di traumi sportivi a menischi e legamenti» spiega Federico D’Amario, responsabile di Ortopedia Protesica e Ricostruttiva Anca e Ginocchio di Humanitas San Pio X. «Si tratta di artrosi post-traumatiche che derivano da incidenti precedenti al ginocchio, anche in età giovanile».
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Menisco e legamento
Il menisco è una struttura fibro-cartilaginea, che svolge il ruolo di ammortizzatore all’interno del ginocchio. Ognuno di noi ne ha due: il menisco laterale e quello mediale, posizionati tra il femore e la tibia. I legamenti, invece, avvolgono le articolazioni e le legano, appunto, fra loro. Sono costituiti da tessuto connettivo che contiene sia collagene che fibre elastiche. «La lesione di legamenti e menischi, spesso associate, possono sottoporre la cartilagine a uno stress eccessivo. Perché vengono a mancare gli ammortizzatori» continua l’esperto. «Così le cartilagini si sfregano e possono andare incontro a un’usura precoce. Sia che la lesione venga operata o meno».
Prevenire l’artrosi dopo il trauma sportivo
Si può fare qualcosa dopo un trauma e l’eventuale intervento per prevenire l’usura della cartilagine e la comparsa di artrosi? «Sì, per quanto riguarda le lesioni meniscali, negli ultimi anni abbiamo adottato la tecnica della sutura meniscale» continua D’Amario. «Significa che invece di togliere il menisco, si sutura e si conserva l’ammortizzatore che altrimenti verrebbe a mancare. Sarà meno elastico, ma almeno c’è un cuscinetto tra le due ossa. Per quanto riguarda il legamento, invece, si possono fare delle infiltrazioni di acido ialuronico che lubrificano meglio il ginocchio. Relativamente allo stile di vita, tendenzialmente consigliamo di tenere sotto controllo il peso e di scegliere sport più dolci, evitando quello che ha generato il trauma».
Gli sport più traumatici
Gli sport che più frequentemente creano lesioni al ginocchio sono lo sci (specialmente perché le persone scendono in pista senza essere troppo preparare alla discesa), la pallavolo, il basket, il calcio, una volta lo squash e oggi il padel. «Se a lesionarsi è un ragazzo di 20 anni ovviamente si valuta il ritorno a praticare lo sport. Anche quello che gli ha procurato il trauma. Altrimenti, se la lesione arriva più avanti con l’età e soprattutto in ambito amatoriale, si invita il paziente a non praticare più quell’attività. Virando su attività come il nuoto, il golf, la bici» sottolinea l’esperto.
I sintomi dell’artrosi al ginocchio post-traumatica
Quando capiamo che c’è artrosi al ginocchio? «Dolore e bruciore a riposo, gonfiore. Poi sofferenza ad alzarsi, dolore dopo una camminata, l’impossibilità di stendere del tutto il ginocchio, male durante l’esercizio fisico con diminuzione della capacità. Nel senso che ci rendiamo conto di riuscire a sostenere per meno tempo una passeggiata oppure una corsa rispetto a prima». Di fronte a questi sintomi, consigliano gli esperti, se non passano con dei semplici antidolorifici e antinfiammatori, è meglio andare subito dal medico per un’analisi più approfondita. «La diagnosi di artrosi in stato avanzato» precisa D’Amario, «si fa con una radiografia sottocarico. Cioè in piedi».
Artrosi ginocchio e sport: l’intervento di protesi
Per rallentare lo stato infiammatorio dell’artrosi ci sono terapie fisiche, come la Tecarterapia, la fisioterapia, l’ozonoterapia o le onde d’urto. Tuttavia, qualunque sia la causa e l’età, se la malattia è avanzata, con un usura completa del panno cartilagineo, e si è già provato con le cellule staminali e altre terapie sostitutive, è necessario l’intervento di protesi.
«È un intervento tipico in persone di 50 anni che si fanno male giocando in modo amatoriale oppure sono stati grandi sportivi a vent’anni e iniziano a pagare le spese di traumi passati al ginocchio, anche con l’impossibilità a camminare e ad alzarsi dalla sedia. Questi casi sono i più gravi perché al di la del praticare sport o meno, ne risente la loro qualità di vita» fa sapere l’esperto.
Cosa succede durante l’intervento? «Si tolgono 3 millimetri di osso (qualche millimetro da parte della tibia e qualche millimetro da parte del femore), che viene ricoperto di una parte in metallo. Per fare in modo che queste due superfici scorrano l’una sull’altra si mette un pezzo di plastica (in teflon), che in qualche caso contiene la vitamina E per sopravvivere maggiormente all’usura».
Una mano dai robot: la chirurgia robotica
Oggi la chirurgia protesica di ginocchio si avvale dell’intelligenza artificiale. Cioè di uno speciale robot che supporta gli specialisti nell’esecuzione degli interventi di protesi totale del ginocchio per assicurare una precisione ancora maggiore, un più rapido ritorno allo sport e per ridurre al minimo i rischi operatori. «La chirurgia robotica ci aiuta a svolgere al meglio l’intervento. Ci fornisce dati sui livelli di resezione dell’osso e su come posizione la protesi. Inoltre, il robot nel pre-operatorio acquisisce una serie di dati sul ginocchio e ci informa sulla protesi migliore per quella tipologia. L’obiettivo è che dopo un anno il ginocchio e il paziente non si ricordino più di avere una protesi. È ciò che in gergo definiamo “forgotten knee”».
Tempi di recupero dopo l’intervento
Per dare tempo all’osso di accettare la parte metallica che viene inserita ci vogliono circa tre settimane. «Si torna alla normale attività lavorativa dopo 15 giorni se è sedentaria. Altrimenti se è in piedi anche dopo 40 giorni» conclude l’esperto. «Lo sport meglio dopo tre mesi. Senza riprendere quello che ha creato il trauma, ma neanche imparandone uno nuovo e troppo impegnativo».