L’artrite reumatoide potrebbe essere scatenata da un batterio che si annida nelle gengive colpite da un’infiammazione cronica, la parodontopatia. È ciò che emerge da uno studio condotto dalla Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora, e pubblicato su Science Translational Medicine.
Qual è il batterio responsabile
Grazie a questa ricerca si è scoperto che l’Aggregatibacter actinomycetemcomitans, che in genere colonizza il parodonto malato, può indurre la produzione di proteine citrullinate che sono alla base dell’attivazione del sistema immunitario e scatenano, per effetto domino, l’artrite reumatoide.
L’associazione tra questa malattia autoimmune e la parodontopatia, che causa sanguinamento gengivale, gonfiore, ascessi e alla fine anche la perdita di denti, era già stata approfondita in passato, arrivando alla conclusione che entrambe le patologie potessero avere una causa in comune. Ma se inizialmente l’attenzione dei ricercatori si era focalizzata – invano – sullo Porphyromonas gingivalis, ora i “sospetti” sono approdati proprio sull’Aggregatibacter actinomycetemcomitans.
Perché causerebbe l’artrite reumatoide
In questa ricerca hanno lavorato fianco a fianco specialisti di microbiologia gengivale, di parodontopatie e di artrite reumatoide, con lo scopo di trovare appunto un denominatore comune a entrambe le malattie. Nei 196 campioni periodontali prelevati è stata individuata una condizione di iper citrullinazione, cioè una sovra-produzione di proteine citrullinate, identica a quella che si verifica nelle articolazioni delle persone con artrite reumatoide. Questo processo causa nei malati la produzione di anticorpi diretti contro le stesse proteine, che determinano un attacco autoimmune contro i tessuti normali.
La vera scoperta è che tra i vari batteri responsabili della parodontopatia, l’unico patogeno in grado di indurre l’iper citrullinazione è proprio l’Aggregatibacter actinomycetemcomitans. Una volta trovata la causa comune alle due patologie, si apre dunque una nuova e importantissima strada: «È come mettere insieme gli ultimi pezzi di un puzzle complicato, che potrebbero portarci alla fine a scoprire le radici di questa grave malattia autoimmune» spiega Felipe Andrade, professore associato di medicina alla Johns Hopkins School of Medicine.
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