Nessuno ha mai provato che l’aria condizionata possa creare un aerosol pieno di virus e quindi trasmetterlo anche a distanza ma questo non è assolutamente provato. Sulla questione della possibilità che i condizionatori d’aria potessero essere pericolosi è intervenuto Giovanni Rezza. Il direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ne ha parlato durante la trasmissione Agorà, su Rai tre. Secondo l’esperto il rischio massimo è quello che possa fare spingere goccioline di saliva all’interno di un ambiente chiuso. Insomma non ci sarebbe alcun legame tra l’uso dell’aria condizionata e coronavirus. Del resto sono molte le notizie non confermate che stanno ancora circolando sul web riguardo a Covid-19.
In questo articolo
Aria condizionata e coronavirus: uno studio americano è stato frainteso
Settimana scorso la rivista americana Emerging Infectious Diseases ha pubblicato un articolo che aveva un titolo facilmente fraintendibile: “Trasmissione del virus attraverso l’aria condizionata”. Il titolo faceva pensare che fosse possibile il contagio utilizzando l’aria condizionata. Da qui la preoccupazione di molte persone di non poter utilizzare l’aria condizionata all’interno degli uffici, dei mezzi pubblici e delle abitazioni. Insomma alla preoccupazione per la diffusione del coronavirus, si aggiungeva quella di dover passare l’estate senza poter utilizzare nemmeno il refrigerio artificiale.
Aria condizionata e coronavirus: l’esperimento
La realtà però è un’altra. L’esperimento di cui parla l’articolo aveva mostrato che l’aria condizionata all’interno di un ambiente chiuso dove due famiglie erano sedute a circa un metro di distanza, l’aria condizionata aveva fatto da vento, spostando le goccioline di saliva di poco più di un metro. Secondo Giovanni Rezza “si tratta di un caso eccezionale. Non è stata l’aria condizionata in sé a trasmettere il virus – ha spiegato lo scienziato – perché il virus si trasmette per contatti ravvicinati tra persone”.
L’estate non spegnerà il virus
Rispondendo alla domanda se l’estate potrà uccidere il virus, Giovanni Rezza ha risposto di non poter essere d’accordo con questa affermazione. “Se ci sono colleghi stimati che hanno dono della preveggenza, benissimo. Se morirà a giugno faremo una grande festa”. “Anch’io vorrei che scomparisse – ha aggiunto – ma non credo questo sogno possa realizzarsi molto presto. Dobbiamo quindi raddoppiare, triplicare gli sforzi per arginarne la diffusione”. “I cittadini – ha sottolineato Rezza – devono aver comportamenti responsabili: distanziamento sociale, lavaggio delle mani, mascherine in luoghi pubblici. Dall’altra parte la sanità pubblica deve esser pronta a intercettare a livello territoriale un possibile ritorno in campo del virus”.
Leggi anche…
None found