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Apnee del sonno: perché vengono, cosa si rischia e come si curano

Questo disturbo, conosciuto anche come OSAS, interessa 30 milioni di italiani. Può portare a conseguenze, anche serie, sulla salute

Sarà sicuramente capitato anche a voi di trascorrere la nottata in bianco a causa di quei forti rumori (ma ovviamente involontari) emessi dal naso del marito, della moglie o di chi condivide con voi la camera da letto. Talvolta il russamento, che può essere semplice nel caso in cui costituisca solo un disagio sociale o patologico se impedisce di svegliarsi riposati, è accompagnato da un altro disturbo ben più allarmante, cioè le apnee del sonno, note anche come OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome, ovvero “Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno”).

E proprio questi disturbi respiratori sono stati oggetto di discussione del 110° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale  SIOeChCf, in corso a Bergamo dal 22 al 25 maggio. «Il tema delle apnee del sonno è diventato, negli ultimi anni, di grande attualità perché si sono finalmente posti al centro i numerosi problemi correlati, che influiscono in maniera sostanziale sulla qualità di vita del paziente», interviene Giovanni Danesi, presidente del Congresso.

Gruppo San Donato

Apnee del sonno: cosa sono?

Quando, a causa dell’ostruzione parziale o totale delle vie respiratorie a livello faringeo, la nostra respirazione si interrompe durante il riposo notturno si verifica il fenomeno delle apnee del sonno. Si parla di apnea quando l’interruzione del respiro è totale e dura dai 10 secondi in poi, mentre per ipoapnea si intende un blocco parziale, che produce una riduzione del flusso d’aria del 50% e più, sempre per 10 secondi e oltre. Come fanno sapere gli specialisti intervenuti al Congresso, questa condizione compare di notte «perché dormendo perdiamo tono muscolare e, conseguentemente, è più facile che le strutture anatomiche della bocca e della gola collassino».

Quella delle apnee del sonno «è una patologia che interessa ben 30 milioni di italiani, uomini e donne. La maggior parte dei casi è in forma lieve ma ben 4 milioni di concittadini sono a rischio di gravi conseguenze perché spesso l’interruzione del respiro notturno avviene per 15 o più volte in un’ora. Significa che per 15 volte tutti gli organi del corpo soffrono di un’ischemia temporanea», spiega Andrea De Vito, Direttore dell’UO di Otorinolaringoiatria negli ospedali di Forlì e Faenza e coordinatore della commissione scientifica nazionale sui disturbi del sonno della SIOeChCf. L’ischemia, lo ricordiamo, si verifica quando a organi e tessuti viene a mancare un adeguato apporto di sangue e, quindi, di ossigeno.

Le strutture molli nel tratto rino-faringeo possono facilmente collassare

Come spiega in questa intervista Fabrizio Salamanca, Referente del Centro per la Diagnosi e la Cura della Roncopatia di Humanitas San Pio X di Milano, «nel tratto rino-faringeo tutte le strutture sono molli e quindi possono subire un collasso; durante la notte, specialmente nella fase di inspirazione, può capitare che alcune di esse, come il palato molle, le tonsille, l’epiglottide o la base della lingua vibrino e causino rumore. Non solo, oltre a provocare il tipico rumore del russamento possono anche ostruire il flusso d’aria, causando le apnee del sonno».

Quali sono le cause?

Negli adulti

A causare le apnee del sonno negli adulti sono, spesso, sovrappeso e obesità. Il deposito di grasso, specialmente nelle aree dell’addome e del collo, determina infatti un’occlusione delle vie respiratorie superiori mentre si dorme. Oltre a queste due condizioni, anche i fattori genetici e anatomici (come malformazioni o rigonfiamenti particolari) giocano un ruolo importante nell’insorgenza di questa problematica. Come fa sapere l’Istituto Superiore di Sanità, tra le cause delle OSAS ci sono anche la somministrazione di farmaci con effetto sedativo, il fumo di sigaretta, l’assunzione di alcol prima di andare a letto, la menopausa e la congestione nasale.

Nei bambini

I medici intervenuti al Congresso della SIOeChCf spiegano che le apnee del sonno possono verificarsi anche nei più piccoli, con un’incidenza tra l’1 e il 5%. A esserne più colpiti sono i bambini tra i 4 e i 6 anni ma non è escluso che il disturbo si manifesti già intorno ai 2 anni di vita. La causa principale è rappresentata dall’ipertrofia, cioè l’ingrandimento adeno-tonsillare. «È importante la vigilanza dei genitori nel cogliere le irregolarità nel respiro notturno perché chi soffre di apnee del sonno già da piccolo, se non tempestivamente curato, ne soffrirà sicuramente anche da adulto», continua il Dottor Andrea De Vito.

I polipi nasali possono causare le apnee del sonno?

«L’ostruzione nasale dovuta alla presenza di polipi nasali non può portare ad apnee del sonno ma solo a russamento», spiega Fabrizio Salamanca, Referente del Centro per la Diagnosi e la Cura della Roncopatia di Humanitas San Pio X di Milano, in questa intervista. «Va detto, però, che se la prima porta della respirazione, cioè il naso, è ostruita, parte un meccanismo a cascata, tra cui l’apertura della bocca per respirare, che facilita la caduta della mandibola durante il sonno. Quest’ultima porta all’indietro la base e il dorso della lingua, che possono poi appoggiarsi al palato molle e alla faringe, che talvolta vanno incontro a collasso».

Conseguenze sulla salute

Il prof. Salamanca spiega che le apnee del sonno possono comportare conseguenze, anche serie, sulla salute di chi le sperimenta.

  • A breve termine possono comparire: stato di debolezza al risveglio, stanchezza, sonnolenza diurna (con il rischio di andare incontro a colpi di sonno durante la guida).
  • A lungo termine, invece, questo disturbo può portare a ipertensione, aritmie, problemi cerebro-vascolari, ridotta concentrazione, perdita della memoria, calo del desiderio sessuale.

Come si diagnosticano le apnee del sonno?

Per capire se un paziente soffre di apnee notturne, il medico chiede innanzitutto a lui ed eventualmente al partner un elenco di sintomi. In caso si sospettasse la presenza di OSAS, lo specialista può prescrivere una polisonnografia che, mediante degli elettrodi, registra l’eventuale presenza di russamento, apnee e desaturazione di ossigeno, la frequenza cardiaca, la posizione del corpo.

Come si curano?

CPAP

In caso di sovrappeso o obesità, il primo passo da intraprendere è sicuramente la perdita di peso. Oltre a ciò, la terapia di prima scelta è rappresentata dalla CPAP (Continuous positive air way pressure), un dispositivo che si applica su naso e bocca e che forza il passaggio dell’aria, impedendo le interruzioni del respiro. Questa mascherina facciale di ventilazione meccanica è fornita dal Sistema Sanitario Nazionale. Il paziente con CPAP smette di russare e nel 99% dei casi non ha più apnee ostruttive.

Apparecchi ortodontici

«Tra le cure d’avanguardia discusse al 110° Congresso della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale si contano le cosiddette “oral appliances”, ovvero un byte notturno da mettere in bocca, simile a quelli impiegati dai dentisti, che aumenta lo spazio contenuto all’interno della bocca e di conseguenza apre il palato, mantenendo aperte le vie aeree», spiega il Dottor De Vito.

In futuro ci sarà anche un neurostimolatore

«Un’altra opzione è quella di un neurostimolatore che, inserito chirurgicamente nella zona del mento, ha la funzione di stimolare mentre si dorme, grazie alla prossimità al nervo ipoglosso, i muscoli della lingua e facilitare la respirazione notturna», prosegue lo specialista. «Si tratta di un’applicazione medica ancora non ancora diffusa in Italia ma utilizzata su larga scala negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei».

Terapie chirurgiche

Poiché le apnee del sonno sono date da un’ostruzione delle vie aeree, la chirurgia è in grado di disostruire le stesse. Può essere fatta a livello delle tonsille, del palato molle, della lingua, della faringe, della laringe: tutte le strutture molli possono essere corrette chirurgicamente per eliminare il problema delle OSAS.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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