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Anziani: perché oggi la terza età inizia a 75 anni?

Secondo l’ex presidente dei geriatri italiani i 65 non possono più essere considerati l’esordio della vecchiaia

Nel mondo ci sono milioni di donne e uomini maturi che non vogliono più essere bollati come anziani. Lo dimostra una recente indagine Ipsos, che ha indagato il profilo, i valori, le abitudini e i comportamenti di seimila over 55 tra Italia, Australia, Francia, Germania e Stati Uniti. È emersa la fotografia di una nuova generazione che spazza via i vecchi stereotipi. I senior di oggi sono indipendenti, creativi e in salute, con una vita sociale molto attiva. Quando si può parlare di terza età?

Degli splendidi over 55

Basta guardare quello che accade nel nostro Paese:

Gruppo San Donato

  • tre italiani su dieci lavorano ancora dopo i 55 anni,
  • sei su dieci sono indipendenti e non hanno bisogno di aiuto per occuparsi della propria salute, della casa e dei risparmi.

Sempre connessi a Internet grazie allo smartphone, sono veri e propri animali sociali. Tra una partita a carte con gli amici, un pranzo coi parenti e i nipotini da accudire, riescono comunque a trovare il tempo per le loro passioni:

  • quasi otto su dieci ascoltano canzoni e vanno al parco almeno una volta al mese,
  • circa sei su dieci si divertono con giochi di enigmistica,
  • quasi un senior su tre va al cinema almeno una volta al mese,
  • circa uno su quattro visita musei e partecipa a escursioni organizzate, senza dimenticare teatro e concerti.

Scopri tutte le regole per mantenere giovane il cervello in questo articolo.

La “rivoluzione dell’età”

Una realtà che sembra lontana anni luce da quella dei nonni del passato. Tanto che perfino i geriatri ne hanno dovuto prendere atto, stabilendo che oggi non si diventa più anziani a 65 anni, bensì a 75 anni. L’asticella è stata alzata in occasione dell’ultimo Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (SIGG), dando il via a quella che tutti i giornali hanno ribattezzato come la rivoluzione dell’età.

«Del resto è sotto gli occhi di tutti. Una persona che ha 65 anni oggi non si riesce proprio più a percepirla come anziana», afferma Niccolò Marchionni, già presidente della SIGG e professore ordinario di geriatria all’Università di Firenze. Dati alla mano, Marchionni è tra coloro che sostengono l’adozione di una definizione dinamica di anzianità, che si adatti alle mutate condizioni demografiche ed epidemiologiche.

In Italia quasi 18.000 centenari

Senza andare troppo indietro nel tempo, basti pensare che «nel 1951, quando è stato fatto il primo censimento dopo la Seconda guerra mondiale, l’aspettativa media di vita alla nascita era di circa 60 anni. Oggi siamo a 85 anni per le donne e 83 per gli uomini. In mezzo secolo abbiamo guadagnato più di 20 anni di vita, di cui due solo nell’ultimo decennio. Fino a 15 anni fa in Italia si contavano circa cinquemila centenari, mentre oggi siamo quasi a 18mila». «E se guardiamo l’andamento della popolazione da quel lontano 1951 fino al prossimo 2030, vediamo che le persone con un’età compresa fra 60 e 70 anni cresceranno del 250 per cento. Gli ultraottantenni aumenteranno dell’800 per cento».

La transizione demografica

Gli esperti parlano di transizione demografica. Un fenomeno caratterizzato da una «compressione della mortalità e della morbilità. Detta in altre parole, la morte arriva con circa 20 anni di ritardo rispetto al passato. Questo perché è slittata anche l’età d’insorgenza delle malattie croniche che determinano l’invecchiamento, come:

  • l’ipertensione arteriosa,
  • l’aterosclerosi delle coronarie,
  • le malattie cerebrovascolari che intaccano il cervello».

Da un punto di vista medico, infatti, «l’anziano è un paziente fragile che convive con più malattie e con limitazioni funzionali che comportano una riduzione del grado di autonomia e indipendenza». Oggi risulta difficile applicare questa definizione alle persone di età compresa fra i 65 e i 75 anni. «Ormai sono autonome quasi nel 100% dei casi. La disabilità compare solitamente dopo i 75 anni. Se consideriamo che per la scienza si è anziani quando si ha un’aspettativa di vita media di dieci anni, allora vediamo che portare la soglia convenzionale della vecchiaia a 75 anni è una scelta più che legittima».

Più ottantenni in buona salute

A sostenerla ci sono anche grandi studi epidemiologici internazionali, che confermano come gli anziani di oggi siano sempre più efficienti e in buona salute. Nel corso dei decenni sono migliorati i più importanti parametri fisiologici che indicano la vera età biologica di una persona. «Cioè la funzionalità dei polmoni, dei reni e la forza muscolare che influisce sul rischio di cadute e sulla velocità del cammino. Quest’ultimo indicatore è prezioso per valutare l’aspettativa di vita di una persona. Per stare in piedi e camminare bisogna avere una buona funzionalità muscolo-scheletrica, ma anche una buona coordinazione neuromotoria che parte dal cervello».

Camminare bene è fondamentale

«Se ho davanti un 80enne che cammina a una velocità superiore al metro al secondo, è probabile che avrà ancora una ventina di anni da vivere. Se invece ho a che fare con un 80enne che cammina a meno di 0,3 metri al secondo, è probabile che morirà in meno di cinque anni».

Merito di stile di vita e sistema sanitario

Se oggi gli over 60 camminano con passo sicuro e spedito, «lo dobbiamo innanzitutto al miglioramento dello stile di vita. C’entrano però anche le performance del nostro bistrattato Servizio sanitario nazionale, a cui dobbiamo moltissimo». «Le migliori tecnologie sanitarie al mondo non avrebbero alcun impatto sullo stato di salute globale della popolazione se le cure non fossero accessibili a tutti, come garantito dall’articolo 32 della nostra Costituzione. Dobbiamo sperare che i momenti di crisi economica non si riflettano sulla sanità pubblica affinché l’aspettativa di vita continui a migliorare e non si fletta».

Le nuove generazioni vivranno a lungo

L’obiettivo è garantire il miglior invecchiamento possibile, libero da malattie e disabilità, alle folte schiere di signore e signori che avanzeranno nei prossimi decenni. Un esercito destinato a diventare sempre più numeroso, se pensiamo che «almeno la metà dei millenials, ovvero dei ragazzi nati a partire dagli anni Duemila, supererà la fatidica soglia dei 100 anni».

Il segreto tibetano della longevità

«Mangia la metà, cammina il doppio, ridi il triplo e ama senza misura». È racchiuso in questo vecchio proverbio tibetano il segreto per invecchiare bene e in salute, come spiega Marchionni. Tradotto in termini più pratici, questo significa:

  • Attenzione alla bilancia, perché sovrappeso e obesità sono tra i maggiori killer, responsabili di malattie come ipertensione, aterosclerosi e diabete (ecco la dieta per prevenire il diabete);
  • Fare attività fisica, anche solo una passeggiata di tre chilometri al giorno a passo veloce;
  • Eliminare il fumo e l’abuso di alcol;
  • Tenere sotto controllo pressione arteriosa (massima sotto i 140 mmHg; scopri qui come misurare la pressione nel modo corretto) e colesterolo (sotto i 190 mg/dL; conosci le 10 mosse per abbassarlo?);
  • Seguire la dieta mediterranea mangiando cinque porzioni di frutta e verdura al giorno;
  • Mantenere una vita sociale attiva;
  • Trovare passatempi piacevoli e stimolanti che aiutino a mantenere giovane il cervello.

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