Nuove allarme per l’antibiotico resistenza. Una analisi globale sulle infezioni resistenti agli antibiotici stima oltre 39 milioni di morti entro il 2050. I dati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet. Secondo gli esperti i decessi causati dalla resistenza agli antibiotici aumenteranno in modo costante nei prossimi anni, con un incremento di quasi il 70% entro il 2050 rispetto al 2022, soprattutto tra le persone anziane.
C’è addirittura un peggioramento nei numeri delle persone che in Italia perdono la vita per l’antibiotico resistenza. Da 10.000 si è passati a 11.000 morti all’anno, con un aumento del 10% in pochi mesi. Ecco perché il Ministero della Salute e l’Agenzia Italiana del Farmaco hanno deciso di far partire una campagna di sensibilizzazione in occasione della Settimana mondiale per l’uso prudente degli antibiotici.
In questo articolo
Che cos’è l’antimicrobico resistenza
Nel nostro Paese si registra un terzo di tutti i decessi in Europa dovuti all’antibiotico resistenza. Questo perché siamo tra i popoli che abusano o usano peggio gli antibiotici.
Gli antimicrobici sono una classe di farmaci, comprendente gli antibiotici, in grado di uccidere i microbi (batteri, virus e funghi) comunemente responsabili di malattie infettive. Tuttavia, a causa della capacità naturale di modificare il proprio corredo genetico, i microbi sono in grado di sviluppare dei meccanismi di difesa nei confronti degli antimicrobici.
Ciò significa che un determinato antibiotico, precedentemente efficace nei confronti di un batterio, perde la capacità di uccidere quel microrganismo. Questo limita le opzioni di cura e la qualità della vita delle persone. In questi termini possiamo spiegare il fenomeno chiamato antimicrobico-resistenza o AMR (aemmeerre). Una vera emergenza per questo tipo di infezioni arriva proprio dagli ospedali. L’Organizzazione Mondiale della Salute ha inserito l’AMR tra le minacce più importanti del pianeta, prevedendo 500.000 infezioni.
Antibiotico resistenza: perché si verifica?
Esistono relazioni certe tra il consumo eccessivo ed irresponsabile di antibiotici e l’insorgenza del fenomeno della resistenza, sia nel mondo umano, sia in quello animale. Ecco le regole per utilizzare bene gli antibiotici.
È necessario ricordare che gli antibiotici sono e rimangono uno strumento di protezione irrinunciabile per l’uomo perché in grado di curare infezioni di origine batterica che potrebbero essere anche letali. Bisogna sempre seguire le indicazioni del medico. Ma un loro uso NON RESPONSABILE può danneggiare sia la salute umana che la salute degli animali. Per capire se è un’infezione virale o batterica basta un test.
Quali sono i rischi dell’Antibiotico resistenza?
Fermare la diffusione di questi batteri è essenziale: ecco come fare. L’AMR ha un importante impatto sull’uomo, sugli animali e sull’ambiente. A causa dell’antibiotico resistenza risulta più difficile riuscire a curare le malattie infettive, con:
- un prolungamento del decorso,
- un aumentato rischio di complicanze,
- esiti invalidanti,
- morti,
- ha importanti conseguenze sulla qualità della vita delle persone e anche un rilevante impatto economico per il singolo e la collettività.
La stessa difficoltà di cura si ripercuote, ovviamente, anche nel mondo veterinario con una minore disponibilità di antibiotici in grado di curare le infezioni degli animali domestici o da allevamenti. I batteri, anche quelli resistenti, inoltre, non riconoscono confini geografici né barriere di specie e possono interessare sia l’uomo che gli animali. Pertanto, un approccio cosiddetto di “One Health”, cioè che non si limiti alla sola salute umana o animale, ma promuova interventi coordinati nei diversi ambiti, risulta fondamentale.
L’Antibiotico resistenza può arrecare danni anche all’ambiente
L’uso degli antibiotici, in ambito umano o animale, comporta il rilascio nell’ambiente di residui di questi farmaci che possono contaminare aria, acqua, suolo, vegetazione. Questi residui continuano ad essere attivi anche nell’ambiente e svolgere la loro azione nei confronti dei batteri che comunemente lo popolano. Attraverso meccanismi complessi, la presenza di residui di antibiotici può contribuire a selezionare batteri resistenti. Per questo motivo un approccio “One Health”, che tenga conto di ciò che si verifica tra gli animali, gli uomini e l’ambiente, è di fondamentale importanza. Tuttavia, costanti e rigorosi controlli garantiscono la qualità dei cibi che arrivano sulle nostre tavole. Per questo è sempre importante lavare accuratamente le mani, nonché ortaggi, frutta e verdura prima di prepararli e consumarli. Evitate anche di mettere in frigo vicini cibi cotti e cibi crudi.
Quando è necessario prendere gli antibiotici
Bisogna tenere presente che gli antibiotici sono dei medicinali efficaci esclusivamente nel contrastare le malattie causate da batteri. Non sono utili, invece, per curare infezioni virali come ad esempio il raffreddore o l’influenza. Ma anche in presenza di una infezione batterica, sono importanti il parere e le indicazioni fornite dal medico sul tipo di antibiotico da assumere e sulle migliori modalità di utilizzo. Infatti, ogni antibiotico è specifico per curare solo determinate malattie batteriche e deve essere assunto seguendo delle regole molto precise.
È altrettanto importante evitare di usare le dosi di antibiotico eventualmente avanzata da un trattamento. Bisogna sempre rivolgersi al proprio medico il quale valuterà, nel corso di una successiva malattia, se e come prenderli.
Come vanno assunti
Una volta acquistato il farmaco è indispensabile seguire scrupolosamente le indicazioni del medico sul dosaggio e sulla durata della terapia. È importante, inoltre, assumere le dosi consigliate senza eccedere o ridurre autonomamente il dosaggio e non interrompere la cura prima del tempo indicato dal medico.
Un comportamento non corretto, infatti, potrebbe ridurre l’efficacia del trattamento e aumentare il rischio che i batteri sviluppino resistenza all’azione di quell’antibiotico, rendendolo quindi inutile.
Uso corretto antibiotici negli
animali da compagnia
Anche gli animali da compagnia possono essere serbatoi di batteri resistenti e, quindi, favorirne la diffusione.
Il numero di animali da compagnia nelle abitazioni degli italiani cresce costantemente. C’è quindi più attenzione per la loro salute e il loro benessere e tutto questo si traduce in un numero maggiore di cure.
In questo ambito, proprio l’utilizzo inappropriato e in alcuni casi indiscriminato di antibiotici, ed in particolare la cattiva abitudine, da parte dei proprietari, di non rispettare alla lettera le prescrizioni del veterinario può facilitare la diffusione della resistenza antimicrobica.
La propagazione è favorita, inoltre, dalla crescente condivisione di abitudini e ambienti tra pet diversi e proprietari. Bisogna infatti tenere a mente che i batteri resistenti e i geni di trasmissione della resistenza non riconoscono barriere, né geografiche né ecologiche, e possono passare dall’animale all’uomo e viceversa.
Gli antibiotici negli allevamenti
Gli allevamenti intensivi si trovano molto spesso sotto accusa quale luogo in cui si abusa di antibiotici e dove si favorisce lo sviluppo di antimicrobico resistenza. Ma come stanno davvero le cose? Si tratta in genere di fake news. Non risponde a verità il fatto che negli allevamenti intensivi si faccia uso di antibiotici per accelerare la crescita degli animali. Questo tipo di utilizzo è vietato in Europa, per legge, dal 2006. Ci sono antibiotici nella carne di pollo?
Inoltre, mangiando la classica fettina di carne non si mangiano batteri pericolosi. Non vi sono dubbi sulla sicurezza dei prodotti di origine animale all’interno dei quali non si trovano neanche residui di medicinali, grazie all’esistenza di controlli specifici che lo garantiscano. L’Europa chiede più attenzione agli allevatori.
Allora qual è il vero problema?
Sgomberiamo il campo da un altro possibile fraintendimento: gli animali hanno bisogno di terapie antibiotiche quando si ammalano. Non è possibile farne a meno. Detto questo possiamo certamente affermare che una maggiore attività di prevenzione delle malattie infettive tra gli animali, e negli allevamenti in particolare, ci aiuta ad utilizzare meno farmaci e dunque a contrastare lo sviluppo dell’AMR. Occorre, perciò:
- potenziare la sorveglianza delle malattie infettive,
- rafforzare le procedure per mantenere e migliorare le condizioni di salute, scongiurando l’ingresso in allevamento di batteri pericolosi e la loro diffusione in altri allevamenti o nell’ambiente umano vicino,
- usare in modo prudente e responsabile gli antibiotici.
Come si ottiene tutto questo?
Il Ministero della Salute e le Regioni fanno da sempre la propria parte con i controlli ufficiali che garantiscono alimenti sicuri sulle nostre tavole.
Anche gli allevatori, però, possono e devono fare la loro parte:
- In primo luogo attraverso un utilizzo responsabile dei farmaci, evitando iniziative autonome,
- ricorrendo agli antibiotici solo in presenza di prescrizione del medico veterinario, che dovrà essere poi seguita in maniera corretta, rispettando i tempi delle somministrazioni e la durata della terapia.
Come si sta muovendo il Ministero?
Il Ministero della salute si è dotato di un Piano nazionale per il Contrasto dell’AMR attraverso cui sta incrementando la sorveglianza e il monitoraggio su tutto il territorio nazionale, con il pieno coinvolgimento dei laboratori pubblici e privati.
Inoltre, per registrare e controllare l’uso degli antibiotici e l’utilizzo, in deroga, alternativo, di farmaci per uso umano, è obbligatorio l’utilizzo della ricetta elettronica veterinaria che consentirà di tracciare l’intera filiera del farmaco, dalla produzione, alla vendita in farmacia fino all’utilizzo, in casa o in allevamento. Grazie al nuovo sistema, sarà possibile seguire l’intero percorso di ciascuna singola confezione di un medicinale e valutare un uso appropriato degli antibiotici, promuovendo l’adozione di misure idonee a conservare l’efficacia dei medicinali.
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