Scoprire il “seme” dell’Alzheimer anni prima che attecchisca nel cervello scatenando la
malattia: è questo l’obiettivo di un nuovo esame del sangue in via di sviluppo che si basa sull’analisi degli anticorpi circolanti. La speranza è che il suo responso così precoce possa permettere alle persone a rischio di invertire per tempo la rotta, cambiando radicalmente il proprio stile di vita.
Una novità importante, presentata al congresso della American Osteopathic Association da Robert Nagele, esperto di medicina dell’invecchiamento presso la Rowan University nel New Jersey. Lo stesso Nagele ha già dimostrato in via preliminare la validità di un test analogo nella diagnosi precoce del morbo di Parkinson, in uno studio pubblicato a settembre
su Immunology Letters.
Il test si basa su un prelievo di sangue e su uno strumento sofisticatissimo per tracciare nel plasma il profilo completo di tutti gli autoanticorpi, ovvero anticorpi diretti erroneamente contro una parte dell’organismo e coinvolti in tante malattie come diabete e sclerosi multipla.
Un particolare mix di autoanticorpi, spiega Nagele, è indicativo di un danno cerebrale che può preludere all’Alzheimer. Quindi il profilo di autoanticorpi rintracciabile nel sangue di una persona potrebbe dire se nel suo cervello c’è il “germe” dell’Alzheimer anni prima della comparsa di qualsiasi segno clinico.
Se la sperimentazione dovesse confermare le attese, il test potrebbe offrire dunque unvantaggio non indifferente in termini di tempo sulla malattia: permetterebbe alle persone a rischio di adottare stili di vita sempre più sani per scongiurare fattori di rischio come diabete, ipertensione e colesterolo alto, bloccando sul nascere l’Alzheimer o quantomeno ritardandone l’esordio il più possibile.
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