Oggi l’Alzheimer viene diagnosticato solo nel momento in cui una persona ne mostra i sintomi, ma in futuro non sarà più così: uno studio dell’Università di Bari, infatti, ha dimostrato che con l’intelligenza artificiale sarà possibile riscontrare la malattia già 10 anni prima rispetto alla sua manifestazione.
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L’algoritmo “legge” le risonanze magnetiche
Il team di ricercatori, guidato da Nicola Amoroso e Marianna La Rocca, ha messo a punto un algoritmo in grado di “leggere” le risonanze magnetiche al cervello. Innanzitutto, gli scienziati hanno “insegnato” all’intelligenza artificiale a comprendere la differenza tra un cervello con Alzheimer e uno sano, utilizzando le immagini di 67 risonanze, 38 delle quali provenienti da persone con questa patologia neurodegenerativa.
L’algoritmo “prevede” l’Alzheimer
Successivamente l’esperimento è stato ripetuto su 148 persone così suddivise: 52 sane, 48 con Alzheimer e 48 con lievi problemi cognitivi che, però, nel giro di dieci anni hanno poi sviluppato la patologia. Nell’86% dei casi l’intelligenza artificiale è riuscita a distinguere le risonanze delle persone sane da quelle con la malattia, mentre nell’84% dei casi è riuscita a diagnosticare il futuro sviluppo dell’Alzheimer in quelli che al momento non avevano alcunché.
Una scoperta rivoluzionaria
«Ciò dimostra che l’algoritmo potrebbe identificare i cambiamenti nel cervello che portano ad Alzheimer quasi un decennio prima che i sintomi clinici appaiano» commenta la co-autrice dello studio, Marianna La Rocca. Sebbene non esista ancora una cura per questa malattia neurodegenerativa, una diagnosi precoce sarebbe preziosa al fine di inserire tempestivamente la persona all’interno di un percorso multidisciplinare, tanto più che la scienza sta indagando sui possibili trattamenti anticipati in grado di ritardare la comparsa dei sintomi.
Chiara Caretoni