Salute

Alzheimer: a che punto siamo con le terapie?

Si susseguono gli arrivi di nuovi farmaci. Facciamo il punto con la neurologa Federica Agosta

Capire a che punto siamo con le terapie contro Alzheimer è particolarmente importante. Si tratta infatti della causa più frequente di declino cognitivo nella popolazione generale. Inoltre rappresenta il 60% di tutti i casi di demenza.

Nonostante gli enormi sforzi anche economici nella ricerca, non siamo ancora riusciti a trovare un farmaco che possa fermare la malattia.

Gruppo San Donato

I numeri dell’Alzheimer in Italia

“In Italia sono circa tra le 700 e le 800.000 persone che devono convivere con l’Alzheimer. Si arriva fino a un milione se consideriamo anche chi si trova nelle fasi iniziali. Il fattore di rischio principale è l’invecchiamento, che da un lato è un’ottima notizia, ma dall’altro dobbiamo fare i conti con l’invecchiamento anche del nostro cervello”. Federica Agosta è professore associato di neurologia all’Università Vita-Salute San Raffaele e neurologa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Le stime sono pessime: si ipotizza che entro il 2050 questi numeri raddoppieranno.

Le persone coinvolte nell’assistenza sono circa 3 milioni. Potete immaginare quali siano i costi sociali e i sacrifici che impone questa malattia, che coinvolge tutta la famiglia e  coloro che sono vicini e non solo il paziente”.

Quali sono i campanelli di allarme?

“Capire quali siano i sintomi è un punto centrale. Tanto più precocemente arriviamo a diagnosticare questa malattia, tanto meglio possiamo intervenire per fermarne la progressione. Le prime manifestazioni possono essere estremamente lievi tanto da essere trascurati”.

“Il sintomo importante è la perdita di memoria. Capita a tutti di dimenticare il nome di una persona o di un oggetto. Quando però non ci ricordiamo date o eventi importanti nella nostra vita o una cosa che abbiamo imparato da poco o se non riusciamo più a fare cose che abbiamo sempre fatto, è il caso di confrontarci con un medico. Ci deve allarmare la frequenza di questi episodi. Comunque in presenza di vuoti di memoria è sempre meglio parlarne con il medico. Sarà lui a decidere se andare da uno specialista o meno. Anche perché ci sono altre cause per la perdita di memoria, alcune delle quali se trattate precocemente sono curabili”.

Perché è importante la diagnosi precoce per accedere alle terapie contro Alzheimer?

“Dobbiamo correre il più velocemente possibile. L’Alzheimer è causato dall’accumulo nel nostro cervello di alcune proteine anomale, che si immagazzinano nel cervello del paziente e determinano la morte dei neuroni. Se interveniamo subito possiamo limitare l’effetto di queste proteine. Se ci sono già danni importanti, al momento non possiamo fare niente”.

Le nuove terapie contro Alzheimer sono disponibili in Italia?

“Per semplificare possiamo dire che fino a poco tempo fa le terapie si limitavano solo a dare energia alle cellule cerebrali, in modo che resistessero un po’ di più all’azione di queste proteine. Oggi abbiamo a disposizione farmaci che agiscono direttamente sull’accumulo delle proteine”.

Grandi passi avanti negli ultimi anni per le terapie contro Alzheimer

“Nel 2021 la FDA, che regola il mercato delle medicine negli Stati Uniti, ha approvato un primo farmaco, un anticorpo monoclonale, che va a rimuovere la proteina amiloide. Questo farmaco si chiama aducanumab e non è stato approvato in Europa per alcuni effetti collaterali”.

Lo scorso gennaio è stato approvato un secondo anticorpo monoclonale che si chiama lecanemab. Sono in corso le procedure per l’approvazione da parte dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco. C’è un terzo farmaco di cui sono stati presentati i risultati che si chiama donanemab e che potrebbe essere presto approvato. Ora in Italia sono in corso solo delle sperimentazioni cliniche. Nei prossimi mesi e non nei prossimi anni rallentare la progressione di questa malattia sarà una realtà“.

Terapie contro Alzheimer: cosa ci aspetta nel futuro

“Possiamo finalmente essere ottimisti per due motivi:

  1. stanno per arrivare terapie che agiscono sulle cause della malattia e non solo sui sintomi,
  2. abbiamo a disposizione esami diagnostici sempre più sensibili. Fino a poco tempo fa per una diagnosi era  necessario sottoporsi a una risonanza magnetica o a una puntura lombare per l’esame del liquor. Oggi abbiamo a disposizione esami del sangue che ci permettono di misurare queste “proteine cattive” dopo un prelievo.

Quindi la rivoluzione sarà sia per il trattamento che per gli esami diagnostici saranno di più facile somministrazione e che costano meno, così da poter essere fatti su una vasta fetta della popolazione“.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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