Salute

Alopecia negli adolescenti: due farmaci efficaci

Sono diversi i casi di calvizie nei giovanissimi. Per fortuna esistono trattamenti efficaci

Una chioma folta e sana è molto più di un semplice corredo estetico: regala sicurezza e aumenta l’autostima. Lo ha dimostrato una ricerca condotta da Netsonda per conto di un’azienda leader nella cura dei capelli in Europa, con oltre tremila interviste online condotte in Italia, Spagna e Portogallo. La caduta provoca stress, tendenza a isolarsi e depressione: problemi ben noti a chi soffre di alopecia areata, una malattia che provoca diradamenti a chiazze fino alla caduta totale non solo dei capelli, ma anche di ciglia, sopracciglia e peli di tutto il corpo.

Secondo le stime dell’Osservatorio Malattie Rare, questo disturbo colpisce circa il 2% della popolazione mondiale, per un totale di circa 147 milioni di persone.

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Quanti giovanissimi soffrono di alopecia?

L’alopecia areata può insorgere anche nei giovanissimi, spesso in età scolare e in adolescenza, un periodo in cui l’aspetto fisico è essenziale per rapportarsi con il mondo e i coetanei. Non ci sono dati specifici sull’incidenza del disturbo in questa fascia d’età, ma uno studio del 2020 della Fondazione di Ricerca per la Patologia sui Capelli ha evidenziato che un ragazzo su cinque tra i 12 e i 20 anni soffre di calvizie giovanile. Nel 60% dei casi si tratta di ragazzi, nel 40% di ragazze.

Alopecia negli adolescenti: i sintomi e la diagnosi

L’alopecia areata si manifesta con chiazze di cute prive di capelli e di peli, solitamente rotondeggianti e di dimensioni variabili. Può colpire uomini e donne, soprattutto durante infanzia e adolescenza. La diagnosi si esegue con una visita obiettiva, un pull test (tirare dolcemente una ciocca di capelli per verificarne la caduta) e la tricoscopia, un esame che consente di osservare il cuoio capelluto da vicino per individuare i sintomi e l’andamento del disturbo.

Alopecia negli adolescenti: due farmaci efficaci

Sul fronte della ricerca scientifica ci sono però novità rassicuranti. Il primo farmaco è il baricitinib, approvato in Italia nel 2022 per il trattamento dell’alopecia grave negli adulti. Gli studi più recenti hanno dimostrato che questa cura favorisce la ricrescita di capelli, ciglia, sopracciglia, peli ascellari e pubici.

Da quest’anno, inoltre, è disponibile il ritlecitinib, approvato per gli adolescenti dai 12 anni in su e rimborsabile probabilmente a partire dai primi mesi del 2025. «Entrambi i farmaci appartengono alla classe degli inibitori delle Janus-chinasi (Jak inibitori), molecole in grado di agire sul processo infiammatorio che porta alla perdita di peli e capelli», spiega Bianca Maria Piraccini, direttrice di Dermatologia all’Irccs Policlinico di Sant’Orsola, Università di Bologna.

Bloccano l’infiammazione

Baricitinib e ritlecitinib contrastano il meccanismo autoimmune che porta alla caduta dei capelli. «All’origine dell’alopecia areata c’è un processo infiammatorio scatenato da fattori che agiscono sulle cellule tramite particolari enzimi, le Janus-chinasi», afferma Alfredo Rossi, responsabile di Tricologia al Policlinico Umberto I di Roma.

«L’organismo innesca la produzione di linfociti che attaccano i follicoli piliferi, causando la caduta rapida dei capelli e, in alcuni casi, la mancata ricrescita per anni. I Jak inibitori interrompono questo circolo vizioso, bloccando gli enzimi responsabili della cascata infiammatoria e permettendo al bulbo di riattivarsi».

Una terapia promettente

La velocità di ricrescita varia da paziente a paziente: con il baricitinib, in alcuni casi i capelli iniziano a crescere dopo 4-12 settimane, mentre in altri servono fino a 9-12 mesi. Nel caso del ritlecitinib, il 14% di adulti e adolescenti trattati con 50 milligrammi ha raggiunto una copertura di almeno il 90% del cuoio capelluto già alla 24° settimana, rispetto all’1,5% del placebo. Baricitinib è già utilizzato per altre malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide e la dermatite atopica, mentre altri Jak inibitori sono studiati esclusivamente per l’alopecia.

Effetti collaterali

«Il trattamento con Jak inibitori si intraprende quando i corticosteroidi falliscono e richiede esami del sangue per verificare funzionalità epatica, renale e profilo lipidico», sottolinea Piraccini. «L’effetto collaterale principale è l’aumento del colesterolo, gestibile con dieta, attività fisica e, se necessario, statine. Altri effetti includono cefalea e infezioni lievi delle vie aeree». Nonostante questi aspetti, i farmaci rappresentano una svolta importante per restituire serenità ai pazienti. In Italia, sono dispensati gratuitamente presso centri dermatologici specializzati.

Testo di Roberta Raviolo

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