Ogni anno sono circa 4 milioni gli esami fasulli che vengono eseguiti in Italia per scoprire allergie e intolleranze alimentari: positivi 9 volte su 10, hanno la stessa attendibilità diagnostica del lancio di una monetina, ma fanno sprecare ben 300 milioni di euro l’anno. A lanciare l’allarme sono gli esperti della Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), che hanno deciso di stilare delle vere e proprie linee guida per mettere al bando questo business in continua crescita.
I veri allergici sono oltre 2 milioni e gli intolleranti a lattosio, nichel o altre sostanze negli alimenti sono complessivamente circa 10 milioni, ma si stima che siano almeno altri 8 milioni gli italiani “ipersensibili immaginari” che imputano a un cibo qualsiasi i sintomi più vari.
«Purtroppo le intolleranze alimentari, confuse per di più dalla maggioranza con le allergie vere e proprie, sono ormai una moda con cui si spiegano i sintomi più disparati: chi non riesce a dimagrire spesso si convince che sia per colpa di un’intolleranza, mentre nessuna di quelle reali può far ingrassare», osserva G. Walter Canonica, presidente della SIAAIC. «Orticaria acuta, sintomi gastrointestinali e anafilassi sono i segni distintivi delle allergie, ma oggi – prosegue l’esperto – basta avere una stanchezza inspiegabile, qualche difficoltà digestiva, mal di testa, dolori alle articolazioni o altri disturbi aspecifici e non facilmente inquadrabili per autodiagnosticarsi un’intolleranza alimentare “prendendo di mira” un cibo quasi a caso. I danni sono molteplici».
Molte persone cadono in errore proprio perché si affidano a test diagnostici fasulli, spesso conosciuti attraverso il passaparola. La SIAAIC ne ha messi al bando sei:
- il test del capello;
- il test sulle cellule del sangue;
- il test della forza, che valuta variazioni della forza quando si manipolano alimenti presunti nocivi;
- il VEGA test, che valuterebbe gli squilibri energetici causati dall’alimento incriminato;
- la biorisonanza, che valuterebbe le alterazioni del campo magnetico della persona indotte dagli alimenti;
- il pulse test o test del riflesso cardiaco auricolare, che valuta le variazioni della frequenza del polso a contatto con alimento che si presume generi intolleranza o allergia.
Nelle nuove linee guida SIAAIC, che saranno a breve pubblicate sulla rivista Clinical Molecular Allergy, gli esperti ricordano che per diagnosticare allergie e intolleranze alimentari esistono test validati e affidabili. «Le diagnosi attuali sono molto raffinate – spiega Mario Di Gioacchino, Vicepresidente SIAAIC – e ci consentono di individuare con precisione a quale componente dell’alimento si è realmente ipersensibili».
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