Salute

Allergia al gatto: ecco come non rinunciare al proprio animale

Il metodo più veloce sarebbe quello di allontanare il felino. In realtà ormai si può continuare a conviverci

L’allergia al gatto è piuttosto comune nel nostro Paese. Si stima che interessi il 2/3% della popolazione, stiamo parlando di oltre 1.500.000 persone. La principale domanda che ci si pone è se dobbiamo rinunciare al nostro felino preferito. Ma andiamo per ordine.

Innanzitutto, come ormai sanno in molti, non si è allergici al pelo del gatto, ma alla molecola Fel d 1, che si trovano nella saliva e nelle ghiandole sebacee dell’animale domestico. Questa molecola c’è anche sul pelo, ma in realtà in tutti i luoghi frequentati dal felino. Assolutamente inutile quindi cercare di risolvere la situazione limitandosi a non accarezzare il gatto.

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Allergia al gatto: quali sono i sintomi?

La prima cosa che bisogna tenere a mente è che questi sintomi possono svilupparsi anche dopo che conviviamo da diverso tempo con un gatto. In genere le manifestazioni più frequenti di questo tipo di allergia sono:

Meno frequentemente si può soffrire anche di:

Ci possono essere complicanze?

La risposta è sì. Naturalmente come per ogni allergia, ogni persona reagisce in modo diverso. Come tutte le manifestazioni allergiche, anche questa può portare all’asma. Ma c’è di più. Gli allergeni che derivano dagli animali possono portare a sviluppare una condizione, che si chiama tolleranza immunologica. In pratica la persona che ne è interessata è sensibile alla molecola del gatto, ma riesce a tollerarla. Il problema arriva quando questa situazione di tolleranza si rompe. I sintomi che ne scaturiscono possono essere anche importanti:

  • in genere la tolleranza è verso il proprio animale. Se andiamo in casa di altri che hanno un gatto ecco che possiamo avere una reazione allergica;
  • bastano poche settimane lontani da casa e dal proprio animale per fare sì che al nostro ritorno potremo avere una reazione allergica;
  • se arriva un altro gatto in casa, questo aumento dell’esposizione agli allergeni può causare una reazione asmatica anche importante.

Questa allergia non va mai sottovalutata. In realtà basta poco, come ad esempio un’infezione respiratoria, l’esposizione ai pollini, oppure anche un forte stress per far sì che i sintomi possano diventare particolarmente importanti, con la possibilità di avere crisi asmatiche anche gravi.

Allergia al gatto: come si cura?

Naturalmente il modo più facile di non soffrire più di questa allergia è quella di non convivere con un gatto. È però anche la più dolorosa. Inutile fare interventi di rigorosa pulizia come ad esempio avviene con successo per l’allergia agli acari. Diversi studi hanno escluso che questa tecnica di prevenzione possa funzionare anche in questo caso. La molecola Fel d 1 resta dispersa nell’aria anche per un lungo periodo di tempo.

Anche il lavaggio costante del gatto non dà i risultati sperati, soprattutto nei casi in cui il paziente abbia sintomi respiratori importanti.

Cosa fare se non voglio rinunciare a convivere con il mio gatto?

La prima cosa da fare naturalmente è rivolgersi a un allergologo. L’arma più convincente che si ha a disposizione è la terapia iposensibilizzante o l’immunoterapia allergene-specifica, quella che volgarmente chiamiamo vaccino., l’unica in grado di indurre una reale tolleranza immunologica. Questa terapia può essere assunta o in via sottocutanea o sublinguale. In entrambi i casi è sicura ed efficace.

Insieme alla terapia “vaccinale”, l’allergologo, a seconda della severità del caso, può anche decidere di prescrivere dei farmaci per tenere sotto controllo la situazione. Questo è l’unico metodo che si possa seguire se non si vuole rinunciare a convivere con il proprio gatto.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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