Come abbiamo visto qui, un paziente con allergia ai pollini con sintomi allergici moderati-gravi può intraprendere l’immunoterapia specifica, il cosiddetto vaccino. In questa nuova videointervista Mona-Rita Yacoub, Coordinatrice del Centro di Allergologia dell’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, spiega quali sono le modalità di somministrazione e quanto dura questa terapia.
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Allergia: come si somministra il vaccino?
La somministrazione del vaccino per l’allergia può avvenire sia per via sottocutanea, che è quella più antica, sia per via sublinguale. Quest’ultima è quella più gettonata degli ultimi anni perché si associa a un elevato grado di efficacia e tollerabilità. Inoltre è molto più comoda per il paziente e comporta meno effetti collaterali della prima. Generalmente il vaccino sottocutaneo si fa nei casi in cui ci sia una scarsa risposta all’estratto somministrato per via sublinguale.
Per quanto tempo si fa il vaccino?
La somministrazione del vaccino per l’allergia dura a lungo nel tempo, quindi non ci si possono aspettare risultati nell’immediato. In alcuni casi funziona subito e già dalla prima stagione si può assistere a un miglioramento dei sintomi. In caso contrario non ci si deve scoraggiare. Gli studi suggeriscono, infatti, che l’efficacia di queste terapie sia visibile dopo 3-4 anni di somministrazione continua del vaccino.
Allergia: quanto dura l’effetto di un vaccino?
Molti pazienti si chiedono se nel corso della vita dovranno ripetere un ciclo di vaccino per l’allergia ai pollini. Come sottolinea la dottoressa Yacoub, ciò varia da persona a persona e in base al momento in cui abbiamo iniziato per la prima volta l’immunoterapia. Se abbiamo cominciato da bambini, ad esempio, può accadere che la sintomatologia possa ritornare e dunque è necessario effettuare nuovamente un ciclo vaccinale. Se abbiamo iniziato con l’immunoterapia in età adulta, gli effetti sono persistenti e raramente il paziente deve ripetere la procedura. Nel caso l’individuo riprendesse ad avere sintomi allergici, si può ipotizzare che si sia sensibilizzato a un altro polline. A questo punto bisogna sottoporsi a nuovi test diagnostici per valutare se c’è un altro allergene verso cui il paziente si è sensibilizzato nel tempo.
L’efficacia del vaccino
Il numero di pazienti che decidono di vaccinarsi, o meglio, di sottoporsi all’Immunoterapia Allergene Specifica, è basso rispetto all’efficacia della terapia che, come spiega nella videointervista il professor Walter Giorgio Canonica, docente di Asma e Allergia Clinica all’Università Humanitas di Rozzano e presidente della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica SIAAC, è stata convalidata da molti e sempre più recenti studi scientifici.
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