C’è chi avverte un ronzio continuo, come se avesse la testa infilata in un alveare. C’è chi sente dei fischi, come se fosse alla stazione dei treni. E chi invece deve fare i conti con un fastidioso rumore pulsante, manco vivesse sopra un cantiere stradale. Non è facile convivere con i rumori “fantasma”, i cosiddetti acufeni. A peggiorare però la situazione a volte possono essere anche dei farmaci, che magari il medico ha prescritto proprio per placare l’ansia.
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Farmaci e acufeni: attenzione agli antidepressivi
È il caso degli antidepressivi SSRI, i cosiddetti “inibitori della ricaptazione della serotonina, che servono ad aumentare i livelli dell’ormone del buonumore nel cervello. In passato diversi articoli scientifici avevano già riportato un peggioramento degli acufeni in alcuni pazienti in cura con questi farmaci, senza però svelare il meccanismo che si cela dietro a questo effetto. A colmare la lacuna ci hanno pensato i ricercatori dell’Università dell’Oregon, negli Usa, grazie ad uno studio pubblicato su Cell Reports.
Acufeni: quali sono i sintomi?
Il principale sintomo più importante è la percezione di un suono, in genere un ronzio o un fischio, avvertito in uno o entrambe le orecchie. Questo suono è percepito a bassissima intensità quando ci si trova in luoghi rumorosi. Quando ci troviamo in ambienti più silenziosi, come ad esempio di sera o di notte a casa, il fischio può diventare un tormento che non ci permette di addormentarci. L’acufene può essere determinato anche dal bruxismo, che generalmente avviene proprio mentre dormiamo. Esiste anche l’acufene al risveglio. Si tratta di quel ronzio che diverse persone percepiscono quando si risvegliano al mattino.
Farmaci e acufeni: lo studio
Attraverso esperimenti in provetta su cellule di topo, gli scienziati hanno scoperto che la serotonina stimola in maniera abnorme alcuni neuroni fusiformi. Questi si trovano nella regione del cervello (il nucleo cocleare dorsale) dove ha origine la sensazione dell’acufene. I risultati dei test dimostrano che questi neuroni diventano ipersensibili agli stimoli. «La loro attività schizza letteralmente alle stelle», come spiega l’otorinolaringoiatra Laurence Trussell che ha coordinato lo studio.
Cosa potrebbe cambiare
Se questi risultati verranno confermati da ulteriori studi, potrebbero dunque cambiare le indicazioni per l’utilizzo degli antidepressivi SSRI, con una esplicita avvertenza in caso di acufeni. «Se sei un medico che cura per depressione un paziente che soffre anche di acufeni – commenta Trussell – dovresti fare attenzione quando prescrivi un farmaco che serve a placare l’ansia: gli antidepressivi SSRI potrebbero peggiorare proprio il problema che stai cercando di risolvere».
Nel caso dell’attore Massimo Boldi, invece, a causare l’acufene è stato un farmaco contro la tubercolosi.
FONTE: Cell Reports
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