«Terapia, terapia, per noiosa che tu sia, ti seguirò pazientemente, son paziente, ma impaziente di seguirti terapia». Così cantano Elio e Le Storie Tese in “Come un Ritornello”, titolo di una canzone e di una campagna informativa finalizzata a promuovere l’aderenza terapeutica in chi è affetto da malattie del cuore (potete ascoltarla integralmente qui). Aderenza terapeutica significa seguire le indicazioni del proprio medico e quindi assumere le medicine in modo corretto e costante, garantendo la loro efficacia. Implica un gesto ripetitivo, proprio come il ritornello di una canzone
Si tratta di un’ovvia strategia preventiva nei confronti delle ricadute: le terapie, negli ultimi 20 anni, hanno ridotto del 50% la mortalità per cardiopatia ischemica. «Mettere in musica messaggi importanti e complessi è stata una sfida che ci ha arricchito» hanno raccontato gli artisti. «Se aiuterà le persone affette da malattie cardiovascolari a vivere in modo più sereno la propria quotidianità, vorrà dire che avremo ottenuto un grande successo». La campagna è stata ideata dal Gruppo Servier.
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I numeri dell’aderenza terapeutica
In Italia solo il 50% degli over 65 segue correttamente le indicazioni del medico in merito alle cure. Tra le motivazioni principali dimenticanza, complessità della terapia, durata, eventuali effetti collaterali del trattamento e la mancata percezione sulle potenziali conseguenze della non aderenza. Si aggiunge inoltre la possibilità che siano presenti comorbidità, che fanno sì che il numero di farmaci da assumere aumenti e con esso la difficoltà ad aderire correttamente al piano terapeutico. Grazie all’accessibilità dei farmaci garantita dal Sistema sanitario nazionale, invece, sull’aderenza terapeutica non pesa il fattore economico.
Cosa significa non rispettare l’aderenza terapeutica
C’è grande differenza tra il dimenticarsi una pastiglia saltuariamente, o farlo ogni settimana. «È evidente che se un paziente salta una compressa ogni tanto, nella generalità dei casi, non è un problema, mentre se un paziente lo fa spesso diventa un problema» spiega Giambattista Desideri, direttore UOC Geriatria, Lungodegenza Geriatrica e Scuola di Specializzazione in Geriatria Università degli Studi dell’Aquila. «Se si segue una terapia che prevede una pastiglia al giorno, in un anno bisogna prendere 365. L’aderenza ottimale è assumerle al 100%; adeguata almeno all’80%; mentre si è mediamente aderenti tra il 40 e l’80% delle compresse e scarsamente aderenti quando se ne prendono meno del 40%. Per noi medici l’aderenza dev’essere ottimale, o quantomeno adeguata. Tra chi è mediamente e scarsamente aderente, infatti, l’efficacia della terapia è minore e il rischio di eventi cresce progressivamente con il diminuire dell’aderenza».
Strumenti per aumentare l’aderenza terapeutica
Tra le motivazioni principali, oltre alla dimenticanza, la complessità del piano terapeutico. A partire dai 65 anni molte persone hanno tre-quattro malattie e tra gli ultra 65enni circa il 65% deve prendere ogni giorno quattro o più farmaci, per arrivare a un 20-25% che ne prende addirittura una decina.
Semplificare la terapia
«La soluzione al problema va ricercata soprattutto nella semplificazione della terapia. Cercando di evitare il più possibili la frammentazione delle assunzioni dei farmaci nell’arco della giornata e riducendo al massimo il numero delle compresse» continua l’esperto. «Noi medici dobbiamo orientarci preferibilmente verso le terapie di combinazione, che fortunatamente abbiamo a disposizione per il controllo dei fattori di rischio cardiovascolari più importanti. Per l’ipertensione e le dislipidemie abbiamo combinazioni precostituite di farmaci il cui uso è raccomandato anche dalle linee guida».
Usare il porta pastiglie settimanale
Altri strumenti utili per migliorare l’aderenza terapeutica? Ad esempio «i porta pastiglie divisi per giorni – conclude Desideri – possono essere molto utili, soprattutto per i pazienti anziani che in questo modo possono assumere agli orari predefiniti le compresse opportunamente preparate da un caregiver, senza commettere errori di assunzione».