Cambia l’esame da appuntare sul calendario per la prevenzione del tumore al collo dell’utero: non più il tradizionale Pap test ogni tre anni, oggi si fa l’Hpv-Dna test ogni cinque. Queste le nuove indicazioni della FDA americana, alla luce di ampi studi internazionali che hanno confermato una maggiore specificità e sensibilità dell’Hpv test nell’individuare lesioni pre-cancerose sulla cervice uterina.
Perchè cambiare
I due test sono simili e consistono nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero, poi analizzate in laboratorio. Con il Pap test si ricercano anomalie al microscopio, il test Hpv invece verifica la presenza di Dna del papilloma virus, responsabile di un’infezione trasmissibile sessualmente e associata (ormai in modo certo dagli studi scientifici) all’insorgenza di questo tumore femminile. Entrambi gli esami sono già raccomandati ma gli esperti della FDA hanno stabilito che solo l’Hpv-test è sufficiente a monitorare la popolazione femminile sopra i 25 anni di età perchè «ha dimostrato di essere più sensibile nel trovare le lesioni precancerose, più oggettivo e i risultati non variano a seconda del laboratorio che lo compie».
Servirà tempo per adeguarsi
Tra gli studi che hanno condotto a questa decisione anche uno italiano, pubblicato sulla rivista Lancet e coordinato da Guglielmo Ronco, epidemiologo del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte. Con uno screening per l’Hpv, ha dimostrato la ricerca condotta su 175 mila donne in quattro Paesi nel mondo, si è arrivati a ridurre fino al 60-70 per cento il numero di tumori del collo dell’utero. Servirà del tempo, però, prima che i centri ginecologici si adeguino al cambiamento. «Anche in Italia le nuove linee guida del Ministero della Salute raccomandano l’utilizzo del solo test Hpv ma finora solo nove regioni si stanno adeguando – commenta Ronco – Il cambiamento non può essere fatto da un giorno all’altro, bisogna attrezzare i centri specializzati e formare gli operatori. Qui in Piemonte, ad esempio, abbiamo iniziato e prevediamo di coprire la totalità della popolazione entro quattro anni». Sono oltre 3 mila i casi di tumore alla cervice uterina diagnosticati ogni anno, un numero abbattibile con uno schema di prevenzione efficace tra cui test di screening regolari, attività sessuale responsabile e, per le più giovani, anche la vaccinazione per l’Hpv, in Italia dai 12 anni di età.
Cinzia Pozzi