L’aborto spontaneo nelle prime 24 settimane di gestazione è un evento frequente che colpisce il 15-20% delle gravidanze. Quando le perdite sono due o più si parla di abortività ricorrenti (RPL), includendo anche le gravidanze ottenute mediante ricorso alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). Si tratta di episodi normalmente molto dolorosi a livello emotivo, specie se ripetuti. Dallo screening all’analisi genetica fino alla frammentazione del DNA, ecco illustrate le 5 principali opzioni diagnostiche.
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Abortività ricorrente primaria e secondaria
L’abortività ricorrente primaria riguarda le donne che non sono mai riuscite ad avere figli, mentre quella secondaria riguarda coloro che sono già divenute madri in precedenza. In questi casi, è opportuno eseguire alcuni accertamenti che permettono di indagare le eventuali cause e individuare le possibili opzioni di trattamento. «Per una corretta diagnosi di “perdita di gravidanza ricorrente” vi sono indagini raccomandate per tutte le coppie e test che potrebbero essere prese in considerazione solo per alcune, a seconda della storia clinica e familiare» spiega la dottoressa Silvana Gippone, specialista in Ginecologia e Ostetricia del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi – convenzionato con il SSN – degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato.
La storia clinica e l’aspetto psicologico
La prima importante valutazione riguarda la storia clinica dei pazienti. Questo «per scoprire se, a uno o entrambi i partner o ai loro familiari, siano state diagnosticate in passato condizioni mediche che potrebbero essere causa di aborti spontanei. Tra queste vi sono, ad esempio, anomalie congenite, trombofilia o tromboembolia, sindrome dell’ovaio policistico, diabete o anomalie della tiroide, amenorrea o oligomenorrea» continua la dottoressa.
Da non sottovalutare, poi, l’aspetto psicologico legato agli aborti spontanei frequenti. «Un singolo aborto spontaneo può avere un impatto emotivo significativo su entrambi i partner, che può aumentare con ogni successiva perdita, con sentimenti di perdita, dolore o un senso di fallimento, normali e comprensibili. Noi medici abbiamo il dovere di non trascurare anche questo aspetto, oltre a quelli strettamente clinici, e suggerire ai nostri pazienti il supporto di un professionista» sottolinea.
Aborto spontaneo ricorrente: le 5 principali opzioni diagnostiche
Ecco dunque le indagini raccomandate alle coppie con aborti spontanei frequenti, al fine di individuare una possibile causa, oltre al giusto trattamento per aiutarle a portare a termine una gravidanza futura.
Screening per possibili disfunzioni della tiroide
Il mal funzionamento della ghiandola tiroidea può portare a una produzione eccessiva o insufficiente di ormoni tiroidei. La sottoproduzione di tali ormoni (ipotiroidismo) si riscontra spesso nelle donne con RPL e può aumentare il rischio di interruzione della gravidanza. Anche la sovrapproduzione (ipertiroidismo) è associata a complicanze della gravidanza, ma non all’aborto spontaneo. Inoltre, gli anticorpi tiroidei, chiamati anticorpi TPO, potrebbero portare a disfunzione tiroidea e sono associati a RPL.
Esame pelvico
Se la forma dell’utero presenta malformazioni o anomalie, il feto potrebbe non essere in grado di svilupparsi, aumentando le possibilità di una perdita di gravidanza. Per questa ragione, è importante eseguire un’ecografia di controllo, eventualmente seguita da ulteriori accertamenti suggeriti dal ginecologo.
Analisi genetica
I geni di un feto sono la combinazione dei geni dei genitori, che avviene durante il concepimento e può comportare errori. Alcuni di questi errori o anomalie possono essere significativi e generare un feto non in grado di sopravvivere, con conseguente perdita della gravidanza, che si verifica con maggiore frequenza nelle donne in età avanzata. In tal senso, l’esame del cariotipo fetale, per analizzarne il patrimonio genetico, non è raccomandato in tutti i casi di RPL, ma può essere effettuato per identificare la causa di una particolare perdita. L’analisi, consigliata specialmente per coppie che hanno dei precedenti in famiglia, può identificare anomalie che possono non comportare problemi ai genitori ma potrebbero comportarli al feto.
Ricerca autoanticorpi
Gli autoanticorpi attaccano erroneamente altre cellule dell’organismo di appartenenza e sono spesso rilevati in pazienti con malattie autoimmuni, ma anche in alcune donne con RPL. I test possono essere dunque effettuati per ricercare una possibile causa della perdita di gravidanza.
Frammentazione del DNA spermatico
L’indagine sulle coppie che hanno affrontato casi di aborto spontaneo hanno dimostrato che lo sperma danneggiato potrebbe aumentare il rischio di perdita della gravidanza. La valutazione del danno al DNA spermatico, dunque, potrebbe essere presa in considerazione nelle coppie con RPL, al fine di fornire alcune informazioni sul possibile ruolo del padre.
Nulla elimina del tutto il rischio
Nel concludere, la dottoressa precisa che «se le analisi svolte per scoprire le cause di aborti spontanei ricorrenti sono servite per avere una diagnosi e non ci si trova di fronte ai casi chiamati di “infertilità sine causa”, vi sono trattamenti terapeutici specifici che possono aiutare le coppie a portare a termine la gravidanza. Tuttavia, se alcuni trattamenti sono noti per ridurre il rischio di perdita di gravidanza, non esiste nulla che possa eliminare del tutto quel rischio, perché il trattamento per una condizione potrebbe non prevenire una perdita causata da altri fattori».